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Visualizzazione dei post da giugno, 2008

Bypass al cuore di Calcutta

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di Alka Saraogi Ecco allora, come promesso, che inizio un po' a parlare di qualche libro scritto non in inglese. La finisco definitivamente con Vikram Chandra e con quelli scrittori che indiani sono ma che alla fine scrivono in inglese. Con l' Indian Writing in English . La finisco definitivamente, ovvero per questo post... Allora iniziamo con l'hindi e con Alka Saraogi, scrittice indiana che preferisce scrivere nella sua lingua madre piuttosto che in inglese "per non vedere l'India con la lingua e quindi con gli occhi dell'Occidente". Non che l'inglese non lo sappia, infatti si è poi autotradotta alcuni dei suoi libri in inglese. Un conto però è tradurre un romanzo, un altro pensarlo in una certa lingua. E parliamo allora del suo romanzo Bypass al cuore di Calcutta . Se non ci fossero altri motivi per leggerlo, infatti, sarebbe sufficiente il fatto che la traduttrice Mariola Offredi ci ha regalato una bella traduzione in italiano di

Un blog sull'Indian Writing in English

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Ovvero l'IWE indegnamente scopiazzato da un altro blog Eccomi allora qui con il riassunto del blog sull' Indian Writing in English . 1. Che cos'è l'IWE? "Qualsiasi testo di tipo letterario e non saggistico in lingua inglese scritto da un autore abbastanza indiano (sufficientemente famoso, non il racconto nel cassetto)." Su quell' abbastanza indiano nascono molti problemi: indiano che vive in India, che è nato in India, indiano di nazionalità, indiano di origini? Diciamo "culturalmente" indiano (e così il problema non solo è spostato, ma peggiorato). 2. Ha senso l'IWE? Ha senso discutere sul senso dell'IWE perché l'IWE potrebbe non avere senso. Chi sa scrivere in inglese in India è un'elite, lontanissima dalla vita del miliardo di indiani. Come può quindi pensare di rappresentare l'India, per esempio facendo parlare i propri personaggi in inglese quando loro parlerebbero in hindi o in tamil? Ma nella letteratura

Indian Writing in English

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Ovvero come giustificarsi per il fatto che si scrive in inglese Sono ormai molti i siti e i libri cui si parla dell' Indian Writing in English , in sigla IWE. (Suppongo bisognerebbe pronunciarlo "ai-dabbliu-i", a me piace dire "ive".) Un po' ovunque si parla di questo particolare fenomeno: scrittori più o meno indiani che scrivono in inglese, in un'India dove il 90% non sa minimamante spiaccicare una parola nella lingua ereditata dal colonialismo britannico. Ho scovato or ora questo blog che si chiama proprio Indian Writin g in English . Ve lo segnalo fra tutti i vari siti, primo perché è un blog, secondo perché è scritto (in inglese, ovviamente!) da Paritosh Uttam , un ragazzo indiano che nella vita fa l'ingegnere... insomma, in qualche modo è la versione indiana di quello che sto facendo io. Tranne per il fatto (secondario) che lui sa di cosa parla e io no. E poi è interessante vedere il punto di vista di un indiano. Ora. Credo che i mi

Vikram contro Vikram

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Ovvero: il mio nome è Vikram Mi capita spesso, quando parlo di libri indiani ai miei amici, che mi confondano Vikram Chandra con Vikram Seth e viceversa (sì, proprio così: non che confondano , ma che mi confondano - quanto sono presuntuosa...). Per esempio, quando parlo (ultimamente spesso) di Vikram Chandra, mi dicono: "Ah, è quello che ha scritto Il ragazzo giusto !" NOOO!!! Il ragazzo giusto l'ha scritto Vikram Seth. Vikram Chandra ha scritto Giochi sacri . Soprattutto per il mio compagno, il quale (povero) sente in continuazione parlare di Vikram di qua e Vikram di là, magari in mezzo a Salman, Amitav & C, il tutto in mezzo a libri che girano nel disordine della casa, la confusione non deve essere poca. Mi diverto allora a fargli dei trabocchetti crudeli: " Due vite : chi l'ha scritto? Vikram..." "...Chandra!" NOOO!! Mai una volta che ci azzecchi. In comune, oltre al nome proprio, i due hanno il fatto di essere indiani di ori

Giochi sacri

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di Vikram Chandra Altro non siamo che giocattoli degli dèi L'ho finito da poco e ancora non sono uscita dal vortice delle sue storie. Non mi è capitato con tanti libri. Di raccontare la storia che avevo letto durante il giorno quando arrivavo a casa alla sera e di conquistare così, giorno dopo giorno, pezzo di storia dopo pezzo di storia, l'attenzione e la fantasia del mio compagno. Tanto che alla sera non mi chiedeva più "Come è andata oggi?", ma "Cosa ha fatto Gaitonde?" Di rischiare di perdere la fermata del treno perché non riuscivo a chiuderlo (lo so, è pesante da portare in treno, però così il viaggio vola e si riempe di significato). E di sentirmi orfana una volta finito (...e ora cosa leggo?, mi sono detta). Strano, poi, perché uno alla fine dovrebbe essere soddisfatto di essere arrivato alla fine di mille e passa pagine. E invece... si sente triste. Proprio come alla fine di un viaggio in India. Già prima di iniziarlo, dal mio punto di

Terra rossa e pioggia scrosciante

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di Vikram Chandra Ovvero le mille e una storia “ Racconterò una storia che crescerà come un loto rampicante, si avvolgerà su se stessa e si espanderà senza fine, finché ciascuno di voi entrerà a farne parte, gli dei verranno ad ascoltare, finché tutti noi paleremo in un'armoniosa confusione che contiene il passato, ogni attimo del presente e il futuro infinito.” Avete presente quei libri in cui le storie si intersecano una dentro l’altra, come scatole cinesi, in un vertiginoso magma narrativo, a volte in modo organico, a volte contro ogni coerenza cronologica e talvolta anche logica? Terra rossa e pioggia scrosciante è uno di quei libri. Un po’ come Le mille e una notte , un po’ come il Mahabharata e i poemi epici indiani. Nelle sue 700 pagine, sembra che l’attività principale dei personaggi sia quella di inziare a raccontare delle storie. Senza dubbio affascinanti, senza dubbio coinvolgenti, senza dubbio anche disorientanti. Non potrebbero essere altrimenti, visto che si

Vikram Chandra

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O meglio, i miei incontri ravvicinati del terzo tipo con Vikram RE: from one of your readers... From: Vikram Chandra (vikram@vikramchandra.com) Sent: 16 August 2006 14:01:26 To: woshisilvia@hotmail.com Dear Silvia, Thank you for your email. [...] I've published two books before this August; the new book has just been released. Best, Vikram Non so se vi è mai capitato di voler scrivere a un autore dopo aver letto un suo libro. C’è sempre da chiedersi se risponderà o addirittura se leggerà mai le lettere o le email. Io ci ho provato, in una calda estate di due anni fa, con Vikram Chandra, confortata dal fatto che il suo indirizzo email compariva nella prima pagina del libro che avevo appena finito di leggere, Terra rossa e pioggia scrosciante , che mi aveva non poco affascinato. Mi ha risposto, in tempi rapidi, annunciandomi che aveva appena terminato il suo terzo libro, Giochi sacri . Poi, un anno dopo, a fine estate, l'ho visto a Mantova al Festival della Letteratura, d