Nelle ossa

In Giochi sacri di Vikram Chandra, Katekar è il poliziotto assistente di Sartaj, un personaggio onesto, semplice, fedele, coraggioso. Katekar, nonostante ami sua moglie Shalini, continua a tradirla andando con prostitute. Sa che non sta facendo una cosa giusta, sa che sbaglia, ma non riesce a farne a meno.

"A pensarci adesso sembrava una pazzia febbrile, quelle visite al bar con le ballerine e i soldi spesi per le ragazze, per le camere luride, per i taxi a tarda notte. Eppure aveva continuato ad andare dalle altre donne, le randi. Non c'era motivo se non l'urgenza che provava davanti a quei ventri anonimi e sconosciuti che gli si offrivano sotto lenzuola di nylon a buon mercato. Era una pazzia comune, accettata dagli uomini di questo mondo. [...] Gli uomini, diceva talvolta Shalini, gli uomini sono pazzi. Lui aveva mantenuto il silenzio, ma avrebbe sempre voluto dirglielo, che la pazzia è nelle ossa degli uomini, non nel loro cuore, e neppure nella loro testa. "

Mi era piaciuta questa descrizione della pazzia maschile, della loro sessualità che risiede nelle ossa.

Non nella testa, non nel cuore e neanche nella pancia, aggiungo io: non è qualcosa di intellettuale, non è sentimentale, non è viscerale. E' nelle ossa, nello scheletro, la parte meno vitale, più inerte, ma anche quella più interna, quella che sorregge tutto il resto, quella che sopravvive la morte.

E mi è venuto in mente questo brano proprio ora, al ritorno di un mesetto passato in Cina, fra l'ultra-moderna Shanghai e le provincie rurali delle minoranze etniche (lo so, sono un po' fissata con le popolazioni tribali, con questa gente dimenticata e fiera, che in molti chiamano arretrata...). Viaggio illuminante, in cui ho capito tante cose, delle città cinesi, delle campagne, della politica ed economia mondiali (per quel che ne posso capire io) e, confrontandola con l'India, anche dell'India.

Il viaggio mi ha fatto molto riflettere ed è così che la Cina mi è entrata nella testa. Altri paesi (la Mongolia, la Turchia) mi erano entrati nel cuore, la Cina nella testa. Ma non mi sono innamorata.

Quella pazzia chiamata India, invece, non mi è entrata nella testa né nel cuore, ma nelle ossa. Ce l'ho nelle ossa. L'ho capito ora. Come Katekar continua a tradire la moglie, io continuo a pensare all'India, la mia pazzia febbrile. E siccome non sono là ma sono qua, continuo a leggerne e a scriverne.

Riprendo allora oggi questo filo, sospeso solo per un attimo ma mai interrotto, riprendo queste Indian words. Perché, non ci posso fare niente, ce l'ho nelle ossa.

Commenti

  1. indiscutibilmente per me ce l'hai non solo nelle ossa, ma un po' dappertutto :)
    ...e meno male!

    bentornata!

    RispondiElimina
  2. Cara Silvia,
    bentornata! Non vedo l'ora di sentire i tuoi pensieri di viaggio...
    Cmq grazie a te sto leggendo Giochi sacri e mi ha colpito tantissimo questa storia delle ossa di Katekar. Appena lo finisco ti dico...

    a presto, cris

    RispondiElimina
  3. ah! anche io l'ho appena comprato Giochi Sacri! :)

    RispondiElimina
  4. Grazie Sonia e Cristina!
    Mi fa piacere che Giochi sacri sia entrato nella vostra libreria: poi ditemi come lo avete trovato.

    Cara Sonia... e' cosi' evidente? Allora sono proprio messa male...

    Cara Cristina, non so se ci sei gia' arrivata, ma questo particolare di Katekar in realta' si esaurisce in una pagina, e' un piccolo particolare in un libro enorme... ma anche a me e' rimasto particolarmente impresso... e poi tutto Giochi Sacri e' fatto di dettagli li' per li' inutili, ma che costruiscono tutta una storia enorme di personaggi...
    Poi ti racconto con piacere della Cina!

    RispondiElimina
  5. Ciao Silvia,
    Giochi sacri entrerà presto anche nella mia libreria!!!

    Comunque bella l'idea dell'India che ti è entrata nelle ossa: io tante volte non so come descrivere il mio amore per questa terra e questa gente. La gente ti guarda strano quando parli di "mal d'India"....il "mal d'Africa" è accettato e riconosciuto da tutti, anzi, è quasi strano non soffrirne...ma per noi che abbiamo quest'altra malattia non c'è comprensione!

    RispondiElimina
  6. Bene! Sono sempre piu' convinta che devo chiedere una percentuale sulle vendite a Vikram... ormai con la mia insistenza e la pubblicita' che gli ho fatto, ho convinto un bel po' di gente a leggere Giochi sacri, anche fra il mio cerchio di amici!
    Si', e' vero, spesso il il mal d'India non viene capito. Penso (almeno per quanto mi riguarda) che il mal d'Africa sia una cosa molto piu' viscerale, istintiva. Ma il mal d'India e' (sempre per quanto mi riguarda) qualcosa di piu' profondo, e insieme inspiegabile... per questo lo vedo bene nelle ossa. Sono contenta che qualcuno condivida questa mia pazzia, grazie del tuo commento!

    RispondiElimina
  7. Giochi sacri è troppo grosso e pesante. Non me lo potevo portare nello zaino. Però, adesso che sono qui è il prossimo sulla lista.

    RispondiElimina
  8. In effetti non e' proprio un libretto adatto e comodo da portare in viaggio...
    Fammi sapere se poi lo leggi (di Chandra ne ho parlato fin troppo, qui sul blog, mi piacerebbe tantissimo avere qualche parere di qualcun altro che l'ha letto!).

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Una certa ambiguità

Shantaram