Mare di parole

Non è un mistero che a me piacciono i libri linguisticamente densi, con tante parole, anche in lingue diverse, anche difficili, anche ricercate o inusuali, anche con il rischio del sovrabbondante, del barocco. Linearità e semplicità non fanno per me, almeno nelle letture di piacere. In questo senso Mare di papaveri mi ha soddisfatto parecchio.


La prima cosa che avevo letto non appena l'ho comprato è la nota dei traduttori (che è alla fine del libro... ciò la dice lunga su come io legga i libri). In questa nota i traduttori (Anna Nadotti e Norman Gobetti) dicono che tradurre questo romanzo di Ghosh è stata una vera e propria sfida, perché ogni personaggio parla un inglese diverso, contaminato ora dal bengali, l'hindi e l'urdu, ora dal bhojpuri, ora dal cinese, ora dal francese, ora dal lascari, ora dal zubben, "la sfavillante lingua d'Oriente, solo una spruzzatina di parole negre mescolate con un po' di oscenità".

Quando ho letto questo, volevo buttare via il libro appena comprato e ricomprarlo in inglese. Poi però ho ceduto e l'ho letto in italiano: la traduzione forse mi avrà fatto perdere alcune sfumature, ma sicuramente ha reso tutta questa mescolanza piacevole e scorrevole.

Il romanzo è intriso poi di parole in lingue diverse e rigorosamente senza glossario. Ghosh non ha voluto nessun tipo di nota, di apparato, di spiegazione, neanche il corsivo per le parole in hindi o bengali, neanche le virgolette. Questo per non creare il mito di una lingua pura e di gerarchie fra parole: anche la lingua è tutta una mescolanza e una contaminazione, come le razze e le nazionalità dei personaggi del libro.

I traduttori scrivono che in una lettera a loro indirizzata Ghosh suggerisce che "un romanzo dovrebbe sempre avere una certa dose di rumore di fondo, che non può essere immediatamente comprensibile, ma serve ad altri scopi."

So che molti lettori lamentano l'assenza del glossario nei libri o l'uso eccessivo di parole straniere. Io sono d'accordo con Ghosh: non è necessario sapere tutte le parole e molte si impareranno automanticamente leggendole, ripetendole mentalmente pagina dopo pagina.

Il bello è farsi trasportare da tutte queste lingue, farsi suggestionare da echi di parole sconosciute, in un mare di parole, rosse e accese come in un mare di papaveri.

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