Il fondamentalista riluttante

di Mohsin Hamid

Sentiamo solo la sua voce. Sappiamo quello che succede intorno a lui, in quel caffè nel centro del vecchio bazar di Lahore, immaginiamo le affermazioni del suo interlocutore, un americano, dalle sue risposte, ci muoviamo attraverso le ore della giornata attraverso i suoi ordini al cameriere di tè, pranzi e cene.

Siamo anche prigionieri della sua storia, impossibilitati ad andarcene via o a muovere gli occhi attorno distraendoci, proprio come l'americano davanti a lui, a cui racconta tutta la sua storia. Ascoltiamo cosí anche noi, riluttanti o meno, la storia di Changez, giovane pakistano con laurea a Princeston, ingaggiato da una società finanziaria newyorkese, simbolo del sogno americano, incarnazione dell'ideologia del successo e del cambiamento, con i suoi stipendi da capogiro, le sue missioni per il mondo a svendere aziende, e con la sua relazione con una ragazza ricca, giovane e bella.

Ma a poco a poco la fiducia in questo sogno mostra le sue crepe, da quando, dopo l'11 settembre, gli Stati Uniti bombardano l'Afghanistan, la sua famiglia in Pakistan sente le tensioni politiche e la bella Erica non riesce a distaccarsi da un passato doloroso.
Diviene allora chiara la sua funzione di "giannizzero dell'impero" e da allora la barba cresce, le prestazioni lavorative calano, la motivazione crolla.

Analisi lucida e cinica del mondo americano visto da un pakistano (e poco o niente del mondo pakistano, come invece avevo sperato), ho trovato Il fondamentalista riluttante piacevole da leggere, intelligente, originale, ben scritto e ben costruito, ma forse non profondo come mi aspettavo: raccontate così, le critiche di Changez all'impero americano non mi sono sembrate molto illuminanti o ricche di spunti nuovi su cui riflettere.

Ma forse sono solo io: abituata ai miei bei tomoni di 700 pagine, non mi bastano più 120 pagine lette in un'ora per capire come i pakistani si rapportino con il modello americano.

Comunque sia, è sicuramente uno libro di quei libri da leggere (ma, probabilmente, non uno di quelli da rileggere...).

Commenti

  1. cara Silvia, ti segnalo un altro saggio che merita di essere letto: “Pakistan. Islam, potere, democratizzazione”, di Elisa Giunchi (Carocci editore). L'ho recensito su MilleOrienti perché davvero vale la pena. Anche chi non è particolarmente interessato al Pakistan capirà molto di più le dinamiche del rapporto Stato-Islam. Un caso esemplare...
    un caro saluto a te e ai tuoi lettori,
    Marco

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  2. Anch'io ho trovato che questo romanzo partisse da una buona idea di base ma sviluppasse poco le ragioni e i sentimenti dei pakistani nei confronti dell'America. Un'altra cosa che non mi è piaciuta tanto è la storia d'amore che secondo me non c'entrava tanto: Changez lascia l'America anche perché è deluso dalla fine della storia d'amore con Erica? Alla fine ero un po' confusa da diverse cosette, però in definitiva il romanzo mi è piaciuto e un hurrà per il Pakistan che finalmente sta sfornando qualche scrittore che può far concorrenza ai "grandi" cugini indiani (lui, Mohammed Hanif e Kamila Shamsie per lo meno)! :-D

    Se ti va leggi la mia recensione qui, è in inglese, spero non sia debilitante per te: http://booksofgold.blogspot.com/2008/11/reluctant-fundamentalist-by-mohsin.html

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  3. Grazie Marco, non mancherò di leggerlo! Il Pakistan mi interessa tantissimo, spero di visitarlo un giorno, intanto leggo quel che posso…


    Ciao Stefania, benvenuta da queste parti!
    In effetti alla fine il tutto rimane un po' confuso. La storia d'amore, secondo me, è uno dei vari elementi, serve (secondo me) per descrivere un mondo americano in qualche modo in buona fede, ma perso nei propri problemi personali e incapace di andare avanti, in contrasto con il mondo dinamico e iper-produttivo della azienda per cui lavora...
    Alla fine a farlo tornare a casa secondo me è un po' tutto, la politica internazionale, ma anche i rapporti personali che non riescono, in nessun caso, a essere autentici.

    Evviva (anche) i pakistani, allora!
    (ma guarda te: sto leggendo proprio adesso i manghi dell'esplosivo Mohammed Hanif)
    Ora vado a visitare il tuo blog!

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