Musica, libri, danza, pakora e samosa a Polesine

Tempo di festival, senza dubbio.
Lo scorso weekend ero a quello di Internazionale a Ferrara, a sentire un intervento di Steven Johnson sui nuovi mezzi di informazione (blog, social network e varie altre diavolerie sul web). Una delle obiezioni del pubblico è stata se così non si diventa alienati a stare ore al computer perdendo il contatto con la vita reale.
Steven Johnson ha risposto che al contrario il web dà molte occasioni di incontrarsi nella vita reale e spinge, sempre si vuole, a uscire e ritrovarsi con persone che condividono gli stessi interessi, a venire a conoscenza di eventi e di luoghi che altrimenti resterebbero ignoti.

Come preannunciato, ieri sono stata al festival Namastè Italia, a Polesine Parmense, piccolo paesino sul Po nella bassa parmense, in cui mai mi sarei sognata di andare se un giorno di maggio del 2008 non avessi iniziato a scrivere questo blog.

La mia giornata è iniziata con il concerto di sitar e tabla di Nadim Khan e Arup Kanti Dass che hanno suonato alcuni raga del pomeriggio, fra spettatori estasiati e sognanti.

Poi il nostro incontro sulle letterature: Alessandro Vescovi (con cui spero di continuare a discutere di Ghosh e della Tigre bianca...) ha parlato del libro che gli ha cambiato la vita, Il paese delle maree di Amitav Ghosh, che lo ha portato proprio in nel paese delle maree a ritrovare e riscoprire dettagli e situazioni.

Vincenzo Mingiardi (traduttore della maggior parte dei libri che letto, che finalmente ho conosciuto di persona!) ha parlato delle logiche di mercato che rendono difficili scoprire le letterature in lingue indiane, della complessità del mondo linguistico indiano e di conseguenza della complessità di una traduzione, anche dall'inglese, che voglia rispettare una cultura diversa dalla nostra.

Guido Conti ha raccontato la sua esperienza sugli arcani meccanismi dell'editoria, sottolineando fra l'altro come in India il nostro Guareschi, autore di Don Camillo e Peppone, abbia un successo strepitoso e quanto proprio la tradizione locale sia importante per raggiungere una dimensione universale.

Io ho timidamente cercato di portare un po' della mia insana passione per letterature sconosciute come quella malayalam e di provare a suggerire Basheer come autore veramente autentico e amato in India.

Poi pakora e samosa chiacchierando di India e libri con Sylver, una cara compagna di letture indiane conosciuta in rete su Anobii e incontrata ieri per la prima volta, con Anna e suoi simpaticissimi aneddoti di viaggio, con gli altri e con quel fenomeno di uomo che ha organizzato il tutto, il grandissimo Luigi Ronda.
E infine la danza di Simona Zanini, fra Krishna e Shiva, che ha portato una tradizione millenaria in una scuola di Polesine, fra bambini increduli e i loro genitori, italiani e indiani.

Una bella giornata, che mi ha dato il senso di quanto le parole scritte nei libri continuino sempre nella realtà e nei viaggi (in India o nella bassa parmense), e di quanto le email o i post sui blog siano come parole magiche che ci portano da chi ha qualcosa da condividere, per poi sciogliersi in magici abbracci.


Commenti

  1. ed ecco anche il resoconto ^_^
    che bella giornata!

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  2. che incontro interessante. Peccato non esserci.
    Anche io ero a Ferrara per il festival di Internazionale lo scorso fine settimana...ma c'era cosí tanta gente...sarebbe stto diffficile vedersi
    Spero tanto che questo festival el Polesine continui il suo percorso

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  3. Sonie,
    alla prossima occasione ci vediamo pure noi...

    Sonia nepalese, ti ho pensato che arrampicavi, io sono andata domenica.

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  4. purtroppo io no. pioveva. abbiamo optato per una più tranquilla fungata: due cesti di porcini.
    La sera poi lavoravo. E' venuto Huber a Belluno. Ha fatto una serata dedicata alle sue Free solo sulle dolomiti e sull'Atartica. Bella serata, ma avrei voluto essere al Festival Namastè

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  5. Il festival è stato molto istruttivo. Tra il pranzo e il concerto di sitar sono andato a visitare il tempio di Durga con una collega indiana. E' stato ricavato in una stalla, ma nella sala tutta sistemata per le celebrazioni sembrava di essere davvero in India, a cominciare dalla pianta di tulsi, le deities e tutto il resto.
    A un certo punto è anche arrivato un devoto vestito da Saniasi che ha parlato 3 minuti in Hindi con la mia collega (io non ci ho capito un'acca), poi si gira verso di me fa "ma siete italiani? Allora se po' pure parlà italiano. Dopotutto io so di Firenze".
    Dice che stare quindici giorni a Polesine sia come andare a Benares...

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  6. Un caloroso benvenuto nel blog, Alessandro!

    Mi dispiace non essere stata al tempio (in realtà ho saputo della sua esistenza solo mentre ce ne stavamo andando).

    La tua visita al tempio indiano-polesinese è bellissima, sarebbe da scriverci un racconto.
    Come un po' tutta la giornata di sabato, mi ha fatto pensare che a volte andiamo fino in India e che invece qualche pezzo di India ce l'abbiamo anche qui vicino (non che sia proprio la stessa cosa, per esempio in India non parlano con l'accento toscano...)

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