Una certa ambiguità


di Gaurav Suri - Hartosh Singh Bal


“L'intento principale di Una certa ambiguità è mostrare al lettore che la matematica è bellissima.”

Così inizia, nella nota degli autori, questo “romanzo matematico”, scritto a quattro mani da due matematici indiani.
Forse però questo non era il libro giusto per me. Non perché non mi piaccia la matematica, al contrario proprio perché che la matematica fosse bellissima l'ho sempre pensato e non c'era alcun bisogno di convincermi.

Una certa ambiguità racconta come Ravi, un giovane studente indiano a Stanford, scopra la matematica quasi per caso, con un corso sul concetto di infinito non previsto nel suo piano di studi. Allo stesso modo, sempre per caso e grazie alla matematica, in parallello Ravi scopre a poco a poco le vicende giudiziarie dell'amato nonno matematico (morto quando lui era bambino), arrestato per “blasfemia” in una piccola cittadina di provincia americana, nel lontano 1919.

C'è molta più matematica che India, in tutto ciò, e per questo non era il libro giusto per me, per me che cerco l'India fra i libri. Comunque mi è piaciuto e la lettura è volata, piacevole e interessante.

Nel corso delle lezioni del corso di matematica e le discussioni in carcere fra “l'indù blasfemo” e il giudice che lo deve interrogare, si scoprono gli aspetti più interessanti della matematica, la teoria dei numeri e le geometrie non euclidee, spiegati a chi non ne ha mai sentito parlare, come il giudice e come Ravi. Teoremi e dimostrazioni sono resi affascinanti da insegnanti capaci di trasmettere la bellezza che pervade la matematica, la grazia insita nella sua logica, la profondità delle scoperte intellettuali che hanno rivoluzionato il modo di pensare.

Ma soprattutto il libro è la ricerca di una certezza assoluta e la scoperta che tale certezza non si può avere, neanche in matematica, dove rimane sempre "una certa ambiguità". Ha senso invece quella ricerca che ci aiuta a capire quale ruolo possa avere la matematica (o la fede, come ogni altra attitudine) nella nostra vita, nel sistema di assiomi che, consapevolmente o meno, ci siamo scelti.

L'aria che si respira nel libro è quella un po' ingenua della vita da college americano, con i classici personaggi del secchione, del musicista stonato, della ragazza carina e intelligente di cui innamorarsi, fra jogging, biblioteca e concerti jazz.
Consiglierei Una certa ambiguità soprattutto a chi dice di odiare la matematica o a chi pensa che non la capirà mai. Non so se un libro possa funzionare (se penso al mio insegnante del liceo che mi ha fatto amare la matematica con le sue metafore stravaganti e i suoi mille gessetti corolati, non c'è confronto), ma potrebbe valer la pena.


Commenti

  1. Mmmmh...io ho sempre odiato la matematica e appena finito le superiori ho rimosso tutto... al punto che oggi sono riuscita a confondermi su come insegnare ad un bambino di prima media una divisione in colonna perché erano anni che non ne facevo una... e per risolvere un'espressione con i numeri interi ho chiamato un ragazzo (indiano!) di seconda media (ok, questo per pigrizia). Difficile che un libro riesca a farmi piacere la matematica. Se c'è poca India, poi, siamo proprio messi male! :-D

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  2. Allora sei proprio la lettrice che gli autori avevano in mente.

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  3. eh, avranno pensato pure a me, ma non so se riusciranno a convincermi!
    difficile dimenticare la prof. di matematica delle medie che m'interroga alla lavagna e disperata mi urla: testa quadra!!!

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  4. Secondo molto spesso la matematica, a scuola, viene anche insegnata male, soprattutto alle medie (spesso i prof. non sono neanche matematici). E il ricordo allora rimane quello, infatti è proprio quello che ti è venuto in mente, Karachan.
    In questo caso penso che un buon insegnante faccia la differenza.

    Aggiungo un altro motivo di convincimento alla matematica (mio, non degli autori - o almeno non dichiaratamente): secondo me anche la matematica è cultura.

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  5. Non so se leggerò questo libro, essenzialmente per motivi di tempo, ma questa affermazione che la matematica sia cultura mi sembra molto condivisibile. Purtroppo le capacità matematiche sono così facili da misurare che in pochi si sono accorti che esiste una intelligenza matematica pre-numerica, intuitiva, pre-logica; eppure su questa, credo, si basa la Cultura matematica. Mi sembra che si possa vedere un esempio di questo in Coetzee e, restando in ambito indiano, in Manil Suri (Escher per le arti figurative). Il nastro di Moebius che c'è sulla copertina del libro è un esempio di arte matematica materiale.

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  6. Happy Diwali a tutti i simpatizzanti indiani, eheheh! :-D

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  7. Alessandro,
    se non lo leggerai non ti perderai un capolavoro della letteratura mondiale! Ma solo un libro simpatico, destinato a fare apprezzare la matematica a chi non ne vuole sapere.

    Io penso che la matematica pervada il nostro mondo (dall'arte all'economia, dalle scienze alla filosofia, ma soprattutto la vita quotidiana) e che una cultura matematica ci aiuti a capire un po' del nostro mondo.

    Spesso si pensa che ci siano persone portate o persone negate per la matematica, ma sono d'accordo anche io che la sua forma intuitiva sia accessibile a tutti.

    Per restare in ambito indiano, Manil Suri mi piace molto (in realtà ho letto solo il suo La morte di Vishnu (hai mica letto "L'età di Shiva"?).
    Lui è proprio di questa idea, di una matematica che possa essere capita, nelle sue basi, da tutti.
    Segnalo questo suo video che parla proprio dei concetti esposti anche nel libro (dura 53 minuti!).

    E a proposito di matematica e letteratura (e di scrittori matematici), segnalo anche questo libro (qui proprio non c'entra niente con l'India):
    Racconti matematici (a cura di Claudio Bartocci - che ammetto di aver avuto come insegnante all'università): Borges, Huxley, Ian McEwan Del Giudice, Saramago, tanti altri e, pure lui, l'immancabile Calvino! :)

    Happy Diwali a Stefania e a tutti!

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