Password

Contemporary Malayalam short stories
a cura di Prem Kumar


Continuo imperterrita con questa carrelata di autori malayalam vecchi e nuovi (poi prometto di smetterla).

Questa volta siamo nel Kerala moderno, con autori per lo più giovani, fra cui molti esordienti: Password è un'antologia di racconti malayalam tradotti in inglese, curata (lo ammetto) da un mio caro amico. La casa editrice che l'ha pubblicata, Yeti Books, è una piccola casa editrice che pubblica autori indiani e internazionali che appartiene a un altro caro amico, Thacom Poyil Rajeevan.
Ho quindi un evidente problema di conflitto di interessi, ma penso che se sia dichiarato non ci sia niente di male...
E poi altrimenti mai e poi mai sarei venuta a contatto con questi autori e queste storie.

I racconti sono brevi istantanee di un Kerala molto diverso da quello che ci è arrivato tramite altri autori (per esempio Arundhati Roy o Anita Nair), non magico, non favoloso, per nulla esotico.
Questi giovani scrittori malayalam sono molto lontani anche dagli autori in lingua inglese loro coetanei che hanno avuto molto successo qui da noi, provenienti soprattutto dalle grandi metropoli indiane (Altaf Tyrewala o Aravind Adiga, per esempio).

Qui siamo in un mondo di piccoli villaggi urbanizzati, con una popolazione giovane molto istruita che vanta master e dottorati ma ancora molto tradizionale, che vive con nonni, genitori e suoceri in grandi case con ampie verande, che legge molti giornali in malayalam e solo alla domenica The Hindu, che ama la sua terra e la critica, ma difficilmente se ne andrebbe via.

Giovani spesso attaccati a internet e a cellulari per comunicare con gli amici dei tempi della scuola e con il resto del mondo, ma dove l'eco di Bangalore o Madras arriva sbiadito e distorto, dove Delhi e Mumbai sono città del tutto esotiche e lontane, e l'occidente è ancora oltre la linea dell'immaginazione.

Il racconto che fra tutti mi è piaciuto di più è Chinese Market di P. Surendran, che descrive l'amicizia di un anziano keralita di fede comunista-maoista con una profuga tibetana, vittima delle torture cinesi, approdata nel nord dell'India. La storia si conclude nella fiera di un festival religioso in Kerala in cui gli unici giocatoli che interessano al nipotino non sono più quelli in legno intagliati dal falegname locale, ma, per ironia della sorte, giocattoli elettrici made in China.

Tutti i racconti sono leggeri e profondi insieme, fra telefonini, virus dell'HIV, mitiche isole di farfalle, brevi incontri in resort riservati a turisti, rapide pennellate di un mondo positivo e ottimista, ma sempre un po' inquieto.

Commenti

  1. Ciao Silvia,
    Se non ci fossi tu a consigliarci questi libri di letteratura malayalam chi lo farebbe?
    Sono sempre molto felice di ricevere questi tuoi suggerimenti. Tanti altri libri di autori famosi si trovano facilmente in libreria, mentre un libro come quello di cui parli oggi bisogna cercarlo. Io non ho ancora mai ordinato libri su internet. Preferisco andare di libreria in libreria, passando dagli scaffali piu’ alti fino a quelli piu’ bassi, finche’ non trovo quello che cerco. Piu’ la ricerca e’ difficile, piu’ mi appassiono!
    Scusa se ora cambio argomento ma ti volevo parlare di un film che ho visto in occasione della India Week che si e’ svolta a fine ottobre. Si tratta del film “Bandini” di Bimal Roy  http://en.wikipedia.org/wiki/Bandini_(1963_film)
    Pur essendo un film in bianco e nero girato negli anni ’60 ha le stesse caratteristiche dei moderni film di bollywood come la durata (circa tre ore con intervallo) e le molte canzoni, anche se mancano i balletti!
    E’ un film molto bello e te lo consiglio se non l’hai ancora visto!

    RispondiElimina
  2. Karachan, sono felice che anche a qualcun altro interessino libri di autori sconosciuti scritti in lingue ignote...

    Anche a me piace girovagare nelle librerie, ma purtroppo ultimamente le mie due librerie preferite, con il libraio che ne sapeva una più del diavolo e con tanti, tanti libri da esplorare (che quasi non c'era lo spazio per muoversi) hanno chiuso...
    Alla fine certi libri li trovo su internet, soprattutto quelli non tradotti in italiano.

    Grazie del consiglio su Bandini: non l'ho ancora visto e già mi ispira moltissimo!

    RispondiElimina
  3. Molto interessante. Mi interessa capire quali siano le differenze tra gli scrittori di lingua inglese e quelli che scrivono nelle lingue locali.

    Se posso essere indiscreta, perché ti sei appassionata di letteratura malayalam, di tutte le lingue parlate in India? E' stato per il fascino di quella terra, o per un primo libro che poi ti ha spinto a leggerne altri?

    RispondiElimina
  4. Stefania,
    allora ti consiglio questo blog, di cui ho parlato qualche volta: più che un blog è una riflessione sullo scrivere in inglese rispetto ad altre lingue. Non condivido tutto, ma è interessante.



    Fra tutte le lingue, perché proprio il malayalam?
    In realtà mi interessano tutte e ho leggiucchiato qua e là qualche traduzioni anche da altre lingue, per quel poco che ho potuto.
    Solo che per le altre lingue non ho avuto una vera e propria guida che mi accompagnasse per mano in territori sconosciuti.

    Qui ho avuto una persona che mi ha spedito libri, mi ha mandato le sue traduzioni dal malayalam, mi ha ospitato a casa sua e mi ha portato in giro per presentarmi scrittori e critici keraliti.
    Quindi fondamentalmente per un motivo umano più che letterario.
    Poi, un libro tira l'altro. E il primo (quello di Basheer) è stato l'anello iniziale di questa catena.

    RispondiElimina
  5. molto interessante.. provo di trovare e leggere. spero che la tarduzione anche essiste in inglese.
    grazie per la review.

    RispondiElimina
  6. Sì, Raj, esiste in inglese, è quella che ho letto anche io.

    RispondiElimina
  7. Grazie per il link, Silvia, mi metto a leggere.
    Immaginavo che la tua passione per la letteratura malayalam arrivasse da un'esperienza di vita o da una persona.
    PS: Sto leggendo "Sacred Games"... quel libro è infinito, non sono neanche a metà! :-D

    RispondiElimina
  8. In effetti è un po' lunghetto!
    Spero ti piaccia, però.

    RispondiElimina
  9. Karachan e Raj,
    ripassando per caso in questa pagina, mi sono accorta che avevo scritto un post di commento per rispondervi e ora non c'è più.
    Quindi: o me lo sono sognata, o il post per qualche motivo non era andato a buon fine oppure si è volatilizzato.

    Comunque, vi rispondo ora, e scusate.

    Karachan,
    anche a me piace da morire girare per librerie, ma quelle che più mi piacevano, tutte ricolme di libri e con il librario che se sapeva una più del diavolo, hanno chiuso...
    Non ho visto il film che dici, ma mi darò da fare per procurarmelo: grazie mille per la segnalazione.



    Raj,
    la traduzione in inglese c'è, è proprio quella che ho letto io (per il momento ancora non sono riuscita a imparare il malayalam!). Ciao e grazie a te!

    RispondiElimina
  10. Ah, no, scusate nuovamente...
    in effetti il commento perduto c'è, ma noto ora che tutti i commenti di tutti i post sono rimescolati in ordine sparso... AIUTO!
    Blogger è impazzito!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Una certa ambiguità

Shantaram