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Visualizzazione dei post da giugno, 2010

La ragazza del mio cuore

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di Buddhadeva Bose (1908-1974) Se una notte d'inverno quattro viaggiatori I ricordi della felicità passata sono tristi o lieti? Nessuno dei quattro personaggi di questo romanzo risponde in modo esplicito a questa domanda. Nessuno risponde, ma ognuno invece inizia a raccontare una storia per vincere il gelo, il sonno e la notte della sala d'aspetto della stazione di Tundla, dove si incontrano per caso quattro viaggiatori bloccati da una interruzione della linea ferroviaria, in attesa del mattino e del prossimo treno. La risposta, che corre nei fili che collegano le storie raccontate dai viaggiatori, è proprio come la  lettura stessa del libro: triste e lieta, malinconica e romantica, ma anche semplice e colloquiale nel descrivere quattro storie, tutte maschili, delle pene d'amor perdute di altri tempi, quando si era giovani e l'amore divorava il cuore, quando bastava uno sguardo per sentirsi svenire e fremere, quando bastavano le parole frettolose scambiate una sera

Il mio ragazzo

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di R. Raj Rao Yudi, giornalista freelance quarantenne, rimorchia "il suo ragazzo" nei cessi pubblici della stazione di Churchgate a Bombay, mentre è alla ricerca di qualche bel maschio in grado di soddisfarre i suoi appettiti (omo)sessuali. Ma l'incontro si trasforma presto in una storia d'amore tra i due, anche se, più precisamente, è in realtà Yudi che del giovane conosciuto per caso si innamora perdutamente. Yudi è un intellettuale di casta bramina, che vive da single in un appartamento in periferia a Bombay, va a mostre e appuntamenti, scrive articoli e nella sua eterofobia (si può dire? sul dizionario non c'è) schifa del tutto le donne, mentre Milind, "il ragazzo", è un giovane intoccabile che lavora come facchino e vive in una squallida stanza con i genitori e  i numerosi fratelli. Le differenze di casta vengono annientate dalla loro omosessualità: in pratica essere gay equivale per entrambi a essere fuori casta. Al contrario la differe

The immigrant

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di Manju Kapur Diciamo la verità: la trama non brilla certo di originalità. In poche parole: anni Settanta, matrimonio combinato (e desiderato) fra una ragazza indiana ormai oltre l'età da marito e un NRI (Non Resident Indian) che fa il dentista in Canada, con annessa descrizione delle difficoltà indiane di integrazione in "Occidente" e di relazione coniugale. Bisogna però ammettere che i personaggi e le situazioni sono portati avanti con una certa maestria dall'autrice, capace di descrivere con mano sicura emozioni e sensazioni nei dettagli, in ogni piega, a ogni scalo dell'aereo che porta la protagonista in Canada o in ogni giornata passata in casa ad aspettare il marito. The immigrant è il quarto e (per il momento) ultimo romanzo di Manju Kapur, non ancora tradotto in italiano, ma presente nelle sezioni di libri in lingua inglese di molte librerie. Dell'autrice, di cui in italiano è stato tradotto il suo primo romanzo Figlie difficili , in genere sono