Fiume di fuoco

di Qurratulain Hyder

Questo maestoso e grandissimo romanzo è, almeno a prima vista o prima approssimazione, un romanzo sulla Storia.
La Storia che corre con il suo flusso incessante, inarrestabile, non lineare, fotografata in quattro episodi distinti e fra loro cronologicamente distanti.

Quello che collega un momento storico all'altro sono i nomi dei personaggi, che ricorrono nei vari episodi, senza che siano in realtà reincarnazioni di vite successive, né che ricordino in alcun modo quello che è successo nei secoli antecendenti. Ovvero senza il senno del poi, di cui il lettore è l'unico depositario.

Il primo dei quattro periodi è il quarto secolo avanti Cristo, in cui seguiamo un giovane "studente", un brahmachari errante nei boschi fra privazioni fisiche e meditazione, nel periodo in cui il buddhismo conquistava pacificamente adepti nelle foreste e fra le famiglie reali dell'India.

Con un salto vertigionoso ci troviamo nel 1400 a seguire Kamal, un persiano approdato in India nel bel mezzo di un via vai di popoli in giro per il mondo da Cordova a Delhi, passando per Baghdad o La Mecca: un mondo fatto di carovane, eserciti e caravanserragli, sulle orme di dervisci erranti, guerrieri e monaci sufi, in un meraviglioso sincretismo di culture e di lingue, "una Torre di Babele e arca di Noè in un luogo solo".

Con un altro salto passiamo poi all'Ottocento, quando il colonialismo britannico con tutte le sue contraddizioni arriva in India, quando tutto questo mondo magmatico e multiforme viene vivisezionato e ridotto all'ordine.

Fino a giungere, con l'ultimo episodio, agli anni tragici dell'indipendenza e della Partizione, dove quel meraviglioso mondo di sincretismo indù-musulmano e di culture fra loro intrecciate e ormai indistinguibili, sarà definitivamente distrutto, tanto che anche le persone saranno "partitioned" e quindi fuori luogo sia in India sia in Pakistan.

Così deve essere stato per l'autrice, di familgia musulmana, trasferitasi inizialmente in Pakistan dopo la Partizione e poi ritornata in India dopo qualche anno.
Qurratulain Hyder è riconosciuta come la massima esponente della letteratura indiana del Novecento, "la Gran Dama della letteratura urdu", spirito libero, anticonformista, cosmopolita, colta ed eclettica.

Scrisse questo romanzo nel 1960 in lingua urdu e solo nel 1997 decise di tradurlo, lei stessa, in inglese.
Ma più che una traduzione fu una "transcreazione", ovvero una completa reinvenzione di un nuovo romanzo in una nuova lingua: è infatti questo nuovo romanzo, River of Fire, ormai diventato quello "ufficiale", a essere stato traghettato in italiano con la bellissima traduzione di Vincenzo Mingiardi. 

E' un libro complesso e ricchissimo di rimandi e riferimenti, ma allo stesso tempo molto piacevole, scritto con uno stile multiforme, pieno di grazia e ironia, in un continuo crescendo di ritmo, di personaggi, di storie, di complessità.

E ora, a vederlo più da vicino, possiamo forse dire che, più che un romanzo sulla Storia, Fiume di fuoco è un romanzo sul Tempo.
Sul Tempo che corre sotto la Storia, che la governa e la distrugge, perché la Storia è limitata, mentre il Tempo stesso per sua natura non si può circoscrivere, con il suo flusso e le sue correnti sotterranee, con i suoi gorghi e le sue esondazioni.

Non a caso il fiume dove inizialmente incontriamo lo studente errante segue, con curve geograficamente e temporalmente impossibili, alcuni dei personaggi, fino a che non ci si ritroverà fermi di fronte al suo scorrere agghiacciante e silenzioso.

Scopriamo allora che ci si può bagnare per due, tre, quattro volte nello stesso fiume e capiamo così che se sicuramente c'è altro rispetto alla Storia, forse c'è Altro anche rispetto al Tempo, perché non tutto è solo una questione di storie, una questione di tempo: alla fine tutti sognano e muoiono da soli, tutti bruciano nella corrente di quel fiume di fuoco.

E ben sappiamo che di noi resterà solo una foto di gruppo abbandonata in un rispostiglio, "in un meandro di oscurità del tempo".
E allora questo, prima di tutto ma alla fine di tutto, è un romanzo sull'Eternità.
"Non ci sono vecchi tempi o tempi moderni. Esiste solo l'Eternità... che pure è un istante fugace".

Commenti

  1. Ciao Silvia, sempre interessanti e intensi i tuoi post "indiani". Un'altra grande scrittrice urdu è Ismat Chughtai (1915 - 1991) nn so se hai mai letto niente. "The Quilt" ("Lihaf") è un racconto sconvolgente per essere stato scritto ai suoi tempi. Fammi sapere se l'hai letto, altrimenti lo cerco e te lo invio. Buone cose!

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  2. Lihaf è esattamente l'unico racconto che ho letto: me lo ha mandato poco tempo fa un amico indiano (conosciuto tramite il blog) a proposito di Manto.
    Evidentemente era destino...

    Beh, visto che ne parliamo, se qualcun altro fosse interessato, si può trovare qui:
    http://www.wluml.org/node/294

    Tu hai letto tutta la raccolta o altri suoi racconti ?

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  3. Avevo letto altri racconti (in traduzione purtroppo, quanto vorrei imparare l'urdu!). Ho frequentato un corso di letteratura indo-pakistana, secoli fa a Bombay, quando stavo là. Un bacione!

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  4. Ah, che bello, un corso di letteratura indo-pakistana a Bombay!
    Anche se secoli fa, immagino ti sia rimasto nel cuore!

    Ora che torno laggiù farò intercetta di qualche suo libro (e non solo suo, ci vorranno venti valigie).

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  5. Per una volta ti ho preceduto :) Questo libro mi è stato regalato a Natale :)) Però confesso che il primo racconto mi ha scoraggiato.

    Torni in India?

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  6. Sìììì! Torno a fine luglio!

    Ti ha scoraggiato? In che cosa?
    A me è piaciuto il molto la seconda parte, che è stata per me proprio il punto di svolta del libro (penso proprio per l'ambientazione cosmopolita ed extraeuropea di quel momento storico).
    Io l'ho letto la scorsa estate e sono circa dopo un anno ho avuto modo (cioè mi è venuta l'ispirazione giusta) di parlarne! Che velocità, eh!

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  7. che bello Silvia, siamo in India nello stesso periodo.
    Io parto il 20 e sono a Delhi per lavoro fino al 23. Poi vado in Rajasthan fino a fine luglio. di nuovo a Delhi per qualche giorno. poi partenza per kullu e Parvati valley in Himanchal pradesh. ritorno a delhi e poi Varanasi per le ultime due settimane.Quest'anno tappe piene! tu dove vai?

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  8. Io sto combinando l'impossibile: devo essere in troppi posti contemporaneamente e voglio stare un bel po' a Bombay...
    Comunque più che altro Bombay e Gujarat.
    Se riesco, Calcutta, che giustamente sta dall'altra parte del mondo.

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  9. Ah ah, oltre a leggere letteratura simile facciamo entrambe giri folli. Brava! :)
    Io quest'anno Bombay la salto con piacere. :) :)
    Ti auguro un felice viaggio.
    Quando torniamo a Settembre ci raccontiamo ok?

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  10. Invidio molto voi che siete in partenza. Io ormai sono cinque anni che non torno da quelle parti: un'eternità!

    Se potete, al ritorno raccontate, ok? Grazie

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  11. L'Eternità è un istante fugace, giusto?

    Ma certo che raccontiamo, io vi sfinirò!
    Non fatemi pensare troppo al ritorno ora, però: in genere quando torno sto male come un cane bastonato...

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  12. PS: scusate, mi rendo conto che dire così che torno in India come se niente fosse è per tutti voi una notiziona di fondamentale importanza (!), però vorrei riportare l'attenzione su questo libro, che mi pare non abbia avuto tutta quella che si merita in questo anno di vita italiana.
    Insomma, leggetelo, è un capolavoro!

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  13. Messaggio ricevuto Silvia, comprero' il libro ad agosto, visto che saro' in Italia per qualche giorno. Nel frattempo ho letto "I figli della mezzanotte" e mi e' piaciuto moltissimo, quindi sono convinta che apprezzero' anche questo romanzo visto che i libri che consigli tu sono sempre bellissimi.
    Buon divertimento in India!!!

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  14. Ciao Karachan,
    si dice che, fra gli altri, Rushdie abbia preso spunto dalla Hyder.
    Il che è evidentemente vero, ma comunque, secondo me, lo spirito e lo stile sono diversi. Il lettore è diverso.
    I figli della mezzanotte ad ogni modo è sempre indimenticabile e sono contenta che ti sia piaciuto, per me è stato una vera e propria epifania.

    Buoni giorni estivi in Italia allora!

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  15. Sul lastrico, ma con tante storie dentro, non si sta poi così male!

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  16. Che bello questo blog: una vera miniera per appassionati di libri indiani. Sono molto contenta di averlo appena scoperto!
    Non ho letto Fiume di fuoco, ma ora cercherò...

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  17. Ciao Ada e benvenuta in queste terre che all'inizio sembravano lande desolate e ora piano piano, grazie a tutti voi, si sono popolate di genti amichevoli e gentili.

    Bene, mi fa molto piacere che leggerai il fiume: merita davvero. Quando l'hai letto, facci poi sapere i tuoi commenti!

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  18. Bellissimo, un libro sul tempo che fluisce, con i protagonisti che pur se differiscono nelle varie epoche storiche sono il riflesso degli antenati.
    Anche un libro sul dolore della "partizione", per una volta non raccontata in tutta la sua violenza fisica, ma su quella piu' sottile che rende stranieri i protagonisti sia in India che in Pakistan.
    La parte londinese rimane un po difficile da seguire, con l 'accumulo di personaggi e situazioni che, apparentemente, sembrerebbero poco significativi nella continuazione del romanzo.
    Ma sono forse funzionali per raccontare la perdita di identità nazionale dei vari protagonisti.

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  19. Ciao Graziano,
    molto contenta di sapere che sei arrivato alla fine di questo grande e affascinante libro.

    L'ultima parte in generale anche a me è parsa molto densa di personaggi, secondo me è proprio come dici tu, cioè una crescita di complessità che porta a rapportarsi in modo diverso e in tante modalità (e identità) diverse con la Storia.
    Sì, della Partizione si racconta soprattutto la perdita di una identità, piuttosto che le violenze successe.

    A proposito di Partizione (e anche di mondo urdu), se non li avessi già letti ti consiglio vivissimamente di proseguire con i
    racconti di Manto .
    Qui invece la violenza c'è eccome, ma è trattata in un modo tutto suo ed è legata proprio all'identità...
    Decisamente il libro più bello che ho letto nel 2010 (e Fiume di fuco quello del 2009!), visto che giorni questi di inizio anno sono momenti di bilanci, di primati e di propositi...
    (lo devo aver già scritto da qualche parte - scusa la ripetitività...)

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  20. L'ho letto molto lentamente. Per me è un libro affascinante, pieno di suggestioni, citazioni, eventi storici di un mondo lontano, in cui è culturalmente difficile districarsi. Il racconto d'inizio ambientato nel IV secolo AC e la conclusione dedicata alla partizione e alla perdita d'identità, sono le parti che ho letto con più interesse. Nel mezzo c'è veramente un fiume di cose, nomi, fatti in cui francamente mi sono spesso perso, con un senso di smarrimento e qualche volta anche di fastidio. Qualcuno ha scritto che c'è uno stile 'protorushdiano' in Kurratulain Hyder... Forse sta tutto lì il mio fastidio, visto che Rushdie proprio... mi sta indigesto! Vabbè. Adesso, dopo il Fiume di fuoco, mi aspetta un Mare di papaveri! Vediamo come andrà. Grazie ancora Silvia e un saluto a presto!

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  21. Penso che perdersi nel fiume incuocato faccia un po' parte del gioco (fino a che non si affoga del tutto...).
    Sicuramente è un libro molto molto denso, soprattutto per chi non è in grado di cogliere tutti i riferimenti storici-cultutali (cioè praticamente tutti quelli che non hanno studiato approfonditamente la storia indiana, io compresa).
    A me è piaciuta soprattutto la seconda parte: lo sai che mi piacciono le situazioni intricate e seguire tutto questo via vai di gente in giro mi ha affascinato tantissimo.

    Anche io comunque l'ho letto lentamente, e devo dire che penso che fra un po' lo rileggerò, per rituffarmi in tutti quei particolari che ho sicuramente perso nella prima lettura.

    Rushdie ha sicuramente preso molto da tutta questa rindondanza e magnificenza narrativa, anche se secondo me alla fine sono scritture molto diverse.

    Mare di papaveri, a confronto, è molto più leggero: anche se ci sono tante storie, tante parole in lingue diverse, tanti personaggi, alla fine tutto scorre.
    Buona lettura e poi fammi sapere (io ho da poco finito il seguito, il fiume dell'oppio - non appena trovo qualche minuto di libertà dal lavoro, scrivo qualcosa)!

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  22. Grazie Silvia! Ti farò sapere. Un saluto

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