Mai

di Geetanjali Shree

Non so se "vale". In genere sono gli scrittori a dedicare i loro libri a qualcuno, ma penso che anche i lettori abbiano il diritto di dedicare le loro letture a chi più loro aggrada.
A me è venuto spontaneo dedicare il romanzo Mai, romanzo di Geetanjali Shree, scritto in hindi e  recentemente tradotto in inglese, a Kunjan, visto che fra l'altro l'ho letto mentre ero a casa sua.

Kunjan è la cognata dell'amico che mi ha ospitato a Gandhinagar in Gujarat, nella sua casa a tre piani con tutta la sua grande famiglia. Kunjan è diventata subito una carissima amica, in grado di donare in ogni istante confidenze, abbracci, lacrime e parole sincere.


Nel romanzo in questione, che ha avuto molto successo una volta tradotto in inglese,  l'autrice descrive in modo molto intenso la vita di una madre, "Mai", vista principalmente attraverso gli occhi della figlia.

E' una madre che trae il significato della sua vita dal silenzio, dalla sottomissione ai vari membri della famiglia: suoceri, marito, figli, ognuno in misura diversa. Non c'è violenza: gli altri decidono e lei accetta, come se non potesse o sapesse fare altro. La sua virtù si nutre e dipende da questo, in una prigione mentale in cui si ritrova spesso, per i suoi compiti di casa, con la schiena piegata, presto malata e dolorante, che diventa una metafora del suo stato, della sua sottomissione.

Mai, che appartiene a una famiglia della classe media nel nord dell'India, vive la sua vita fra le stanze della casa e da quelle stanze durante il romanzo anche noi usciamo molto poco. La stessa casa non è un ambiente neutro ma definisce le relazioni fra i membri della famiglia, con la disposizione delle stanze, della cucina, degli spazi interni e dei muri.
I due figli ripetono durante tutta la loro vita, fin dalla più tenera età, di volerla "salvare", ma a poco a poco si accorgono che un uccello in gabbia non può essere liberato. 

Il fatto che l'abbia letto a casa di Kunjan mi ha illuminato su molte cose, ed è stato fin troppo facile (e forse non del tutto corretto) leggere in filigrana il romanzo fra le stanze della casa di Gandhinagar.

Come la Mai del romanzo, anche Kunjan di sicuro non è costretta in casa con la forza, anzi tutta la grande famiglia è molto gentile e affettuosa con lei. Però la sua è una vita interamente al servizio della famiglia, da madre e moglie modello: amorevole, premurosa, sorridente, lei che è la più istruita della famiglia e quella che meglio di tutti parla inglese.
Ma quando mi apre il cuore, mi travolge la sua immensa nostalgia di Bombay, dove viveva prima del matrimonio, e di una vita piena di sogni in cui non era né moglie né madre, ma solo se stessa.

Il libro di Geetanjali Shree forse non mi avrebbe così tanto colpito se lo avessi letto in altre occasioni, così vicino alla realtà stessa che descrive.
Lo dedico a Kunjan, ai suoi sogni di ragazza.

Commenti

  1. Eh, sì. Questo è il grande tema che tocca molti dei romanzi indiani sulle donne.
    La diatriba spesso è tra quelli che vedono la donna emancipata, istruita, magari che lavora fuori casa e non vive in funzione del suo stato di moglie e madre come una derivazione della colonizzazione inglese, e quelli che invece pensano il contrario, cioè che gli inglesi abbiano portato questa concezione della donna devota al marito e alla famiglia, senza nessuna ambizione se non quella di far piacere agli uomini della famiglia. Se ci pensi, infatti, quello è anche un concetto ben radicato nella mentalità vittoriana.

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  2. Ecco, qui non è esplicito e non entra in questa diatriba, ma la donna che sta in casa è una cosa indiana, mentre quella che va fuori e lavora è occidentale.
    E' anche vero che la figlia non è e non sarà come Mai, con il passaggio di generazione (e con l'istruzione) c'è un cambiamento.

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  3. a bird in a cage can not be freed -- Its such a profound statement. Wondering if its from the book or your Silvia. We are all caged in a sense and the ultimate cage is life itself. One gets freed only when one is not there any longer.

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  4. It is from the book... even if I tried to search for it and I could not find it again...

    You are right: there are many different kinds of cages. Often we build them for ourselves.
    In a way, we need those cages to stay alive.

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  5. avete ragione, questo rifugiarsi nelle nostre stesse gabbie è profondamente umano!

    a me piace molto quando ci racconti anche il lato personale del tuo leggere libri. per esempio, il fatto che ci dici che lo hai letto a Gandhinagar, a casa della tua ospite. E come se aprissi un altro capitolo della stessa storia.
    un abbraccio :-)

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  6. Grazie Elisa, penso che ogni libro rappresenti sempre almeno due storie: quella che racconta e la storia della sua lettura, diversa per ogni lettore.
    (poi ci sarebbe anche quella della sua scrittura, ma è ancora su un altro piano...)
    Penso che un libro lasci il segno proprio quando queste due storie si intrecciano e si influenzano.

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