I giardini di Ceylon

di Shyam Selvadurai

"Questo non è Orgoglio e pregiudizio, akka. Il tuo Dancy non arriverà a cavallo".

Così dice a un certo punto di questo romanzo una giovane ragazza alla sorella in età da marito. 
E in effetti il suo Dancy non arriverà a cavallo, però per certi versi sembra proprio di essere in un romanzo di Jane Austen, per le descrizioni dei personaggi, stretti fra voglia di autonomia e convenzioni sociali, per l'abilità di delineare un'epoca, per la trama fatta di intrecci famigliari e ricerca di mariti, per i dialoghi che mandano avanti la storia. 

Qui siamo però in Sri Lanka alla fine degli anni Venti, quando ancora l'isola si chiamava Ceylon e faceva parte dell'impero britannico.
Il sapore del romanzo è molto coloniale, un po' retrò, con le descrizioni delle camicette da sari dell'epoca, dei mobili e delle tende, dell'archittettura delle case e dei quartieri di Colombo, girati in macchina o in risciò. 

Il titolo originale inglese del romanzo è Cinnamon Gardens, che è una zona residenziale di Colombo dove un tempo abitavano le classi più ricche, ed è stato bello leggerlo proprio a Colombo, questa capitale forse un po' anonima ma estremamente piacevole, e ritrovare nel libro i riferimenti al forte, al bazar di Pettah e alle vie parallele le une alle altre che la ferrovia separa dal mare.

Cinnamon Gardens descrive un periodo particolare, fatto di agitazioni sindacali e rapporti coloniali, in una nazione piccola ma complessa, con un grande intreccio di etnie, lingue e religioni diverse.

Il punto di vista è quello dell'élite tamil di Colombo, ricca e istruita ma non senza contraddizioni: anglofila (tanto che a volte ci vuole un po' a capire se un personaggio è inglese o ceylonese) e progressista fino a che non vengano meno i suoi interessi, a metà fra tradizionalismo e amore per gli inglesi, fra cristianesimo e induismo. 

Fra tutti i personaggi due sono i veri protagonisti: Annalukshmi, una ragazza sveglia e intraprendente, divisa fra la scelta di sposarsi e quella di continuare a insegnare, che non può andare in bici o parlare con gli uomini per non "rovinarsi la reputazione".
Lo zio Balendran ha invece a che fare con il suo passato, con una relazione omosessuale di quando stava a Londra che ora ritorna nonostante sia diventato un padre di famiglia e con la storia di un fratello ripudiato dal padre autoritario, a cui lui è totalmente sottomesso.

Entrambi dovranno trovare un equilibrio fra le convenzioni sociali, i propri desideri e l'importanza della famiglia. 

Il romanzo si legge piacevolmente, anche se talvolta si inciampa in piccole ingenuità (letterarie) dell'autore (che ha vissuto in Sri Lanka fino all'età di 19 anni, quando è scoppiata la guerra civile, e ora vive in Canada).
Una lettura interessante soprattutto per l'affresco di un paese e di un momento storico in cui si potranno anche trovare riferimenti al mondo di oggi.

Commenti

  1. Uhmm interessante. Sempre bello sapere di autori e testi meno noti

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  2. ciao Silvia e bentornata!
    Mi hai fatto venire voglia di leggerlo questo romanzo, e me lo sono comprato proprio ora su ibs.
    grazie! e un abbraccio caro,
    cris

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  3. Ciao carissime!
    Selvadurai e' forse piu' noto per Funny boy - che non ho letto, magari poi leggo anche quello, ma mi ispirava di piu' l'atmosfera coloniale di Colombo, perche', devo dire, c'e' ancora una forte atmofera coloniale da quelle parti!

    Invece facendo qualche giro per librerie mi e' venuta voglia di imparare il singalese... altra lingua di quelle che sogno un giorno di imparare!

    Cristina: fammi sapere poi che te ne pare. Un abbraccio!

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  4. Grazie per l'indicazione! Vedrò di metterlo nella lista dei miei prossimi acquisti letterari.
    Ti segnalo invece (se non l'avessi già letto): "La madre del riso" di Manicka Rani, l'ho letto quest'estate e mi è piaciuto molto! ;)

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  5. Grazie mille, non l'ho letto!
    Anche nei Giardini di Ceylon una ragazza va a sposarsi in Malesia (in realtà la famiglia ha una piantgione in Malesia...), evidentemente c'era un gran giro fra Ceylon e Malesia!

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  6. Ciao!
    Ho appena finito il libro!
    Si legge velocemente ed è molto scorrevole.. Come dire? Carino, ma niente di più..
    Anch'io come te l'ho acquistato per via del mio viaggio in Sri Lanka, per cui ho apprezzato tutta una serie di descrizioni e racconti riguardanti i Tamil, Colombo ecc, ma lo consiglierei solo a chi desidera affrontare un viaggio a Ceylon.
    Ho acquistato invece un altro libro di un autore singalese che reputavo meno promettente de "I Giardini di Ceylon" ma che si sta dimostrando invece per ora più interessante (non l'ho ancora finito): "Amori e foglie di tè" di Ganeshanantan
    Ti farò sapere! ;)

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  7. Grazie del consiglio, leggerò (prima o poi) anche Amori e foglie di tè!
    Secondo me I giardini di Ceylon si può leggere anche se non si ha in programma un viaggio laggiù, certo ci vuole per lo meno un interesse nei confronti di Ceylon... ma a volte i libri si leggono anche per questo: per fare dei viaggi standosene seduti in poltrona.
    Grazie e poi fammi sapere!

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  8. Hai ragione! I libri a volte servono a viaggiare standosene in poltrona. È proprio per questo che amo molto le storie che si svolgono in paesi che ho visitato o vorrei visitare.

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  9. Hai ragione! I libri a volte servono a viaggiare standosene in poltrona. È proprio per questo che amo molto le storie che si svolgono in paesi che ho visitato o vorrei visitare.

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  10. sì!
    in effetti è per questo che leggo molti libri indiani: vorrei sempre essere là!

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