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Visualizzazione dei post da 2012

River to river 2012

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Quest'anno ancora non sono sicura di poter andare a Firenze al River to river , il festival di cinema indiano che negli ultimi anni ha accompagnato il mio ponte dell'Immacolata.  Mi dispiace se alla fine davvero non potrò andare, perché è sempre stato  un bel momento di scambio con altri blogger, e poi quest'anno (ovviamente oltre ai film e agli incontri) mi perderei anche l'imperdibile a visita di Amitabh Bachchan ,  mega superstar di Bollywood! In ogni caso, intanto questo è il programma del festival (quest'anno dal 7 al 13 dicembre a Firenze e con un prolungamento romano dal 14 al 16): a chi può, consiglio vivamente di andare!

Nove vite

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di William Dalrymple Visto che mi piace parlar bene delle biblioteche emiliane che frequento, innanzi tutto vorrei dire che ho letto questo libro grazie alla Media Library Online , cioè il prestito di e-book gestito dalle biblioteche, che con un semplice click ti consente di avere un e-book in prestito senza neanche fare lo sforzo di uscire e andare in biblioteca (per me che son sempre lì a predendere e restituire libri è una gran cosa!). Poi diciamo anche che di solito non leggo molti autori non indiani che scrivono dell'India, un po' perché preferisco i romanzi ai saggi, un po' perché preferisco gli indiani!  Però William Dalrympl e è davvero molto bravo e questo libro molto interessante, oltre a essere anche molto narrativo: leggere certe storie è proprio come leggere dei veri e propri racconti. Nove vite racconta le storie di nove personaggi molto diversi fra loro, ma tutti accomunati dalle relazioni con il mondo religioso e del divino nell'India di

Black ice (Kalo Barof)

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di Mahmudul Haque Parlare della Partizione senza parlarne Siamo subito trasportati dalle prime pagine, immediate, piacevoli e vivide, nel mondo dell'infanzia del protagonista. Un mondo dove il protagonista si succhia il pollice, si innamora di una ragazza che parla ai pesci e agli uccelli, non vuole andare a scuola, interagisce con i personaggi del vicinato: una vecchia a cui rubare la frutta, la madre credulona, gli amici dei genitori visti con la fantasia di un bambino. Ma presto capiamo che ora niente è più come prima.  Capiamo che è il nostro protagonista che sta scrivendo della sua infanzia, sollecitato da un amico, e che a ogni capitolo dedicato all'infanzia ne seguirà uno ambientato nel presente.  In questo intervallarsi di presente e passato, seguiamo così la storia di Abdul Khaleq, prima un bambino vivace e simpatico in un sobborgo di Calcutta, ora un insegnante in un college decadente in un villaggio di provincia del Bangladesh, un uomo poco espansiv

India senza filtro

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Ricevo questo simpatico e interessante annuncio per la ricerca di traduttori dalle lingue indiane per un progetto di blog letterario di traduzioni.  Lo diffondo con piacere, sperando finalmente di poter leggere qualche libro in più senza il filtro dell'inglese. ---------------------------------------------------------------- INDIA SENZAFILTRO – call for collaborators! NON NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE INDIA SENZAFILTRO è un blog di letteratura indiana in traduzione italiana , che ospiterà la pubblicazione di un vasto repertorio di traduzioni dalle lingue moderne indiane: hindi, bengali, urdu, eccetera. INDIA SENZAFILTRO ha lo scopo di creare un archivio digitale di traduzioni (letterarie e non: shortstories e articoli di giornale, estratti di romanzi, travelogues , saggi e poesie, canzoni e pièce teatrali) che non passano per il ''filtro'' dell'inglese . INDIA SENZAFILTRO servirà da piattaforma di lancio per giovani traduttori e da databas

Per saperne un po' di più della letteratura del Bangladesh (seconda parte!)

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Eccomi qui a continuare il riassunto del talk di Mahmud Rahman sulla letteratura del Bangladesh. (La prima puntata è qui ). Era venuto il momento di parlare in particolare di tre scrittori, a loro modo rappresentativi, e quindi eccoli qua. ------------------------------------------------     Mahm udul Haque     Mahmud Rahman ha una vera e propria passione per Mahmudul Haque : inizialmente è stato affascinato da una sua intervista, poi dai suoi libri - divorati - e in fine anche dalla sua persona. Ha deciso così di tradurre un suo libro e di andarlo a conoscere. Il primo incontro, nella sua casa piena di mobili, è diventato una conversazione di cinque ore, solo la prima di molte altre. La biografia di Mahmudul Haque è quella di uno scrittore emerso nel periodo post-Partizione: tre anni dopo la Partizione , a 10 anni, si spostò con la famiglia dalla periferia di Calcutta a Dhaka. Da qui, una volta scappò da casa per tornare a Calcutta, deluso dal nazionalismo

Per saperne un po' di più sulla letteratura del Bangladesh

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In seguito al post su 1971 di  Humayun Ahmed , con mia grande gioia e sorpresa, mi ha scritto Mahmud Rahman , l'autore di Killing the water (ricordate, il bel libro di racconti dal Bangladesh), per consigliarmi molto gentilmente alcuni romanzi bangladesi recentemente usciti in traduzione inglese. Mi ha anche mandato il link a un suo talk tenuto ad Austin in Texas sulla letteratura bangladese contemporanea. Ho trovato il tutto utilissimo, visto che i libri di scrittori bangladesi qui da noi sono ancora molto rari e del Bangladesh si sa davvero poco. Qui potete vedere il suo talk " From war stories to pulp ", ma faccio anche io un riassuntino per chi preferisce leggere in italiano (adoro fare riassuntini, se non si fosse capito!), sperando possa invogliare nuove letture (e traduzioni?). ------------------------------------------------------------   Mahmud Raman è emigrato negli Stati Uniti dal Bangladesh. Parlando di influenze letterarie, prima di scri

Libri e film di fine estate

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Ho preso una piccola pausa estiva per immergermi nuovamente nel Giappone (attraverso nuove letture) e nei Balcani (qui non solo letture, ma anche un piccolo viaggetto che mi ha portato al di là dell'Adriatico, in questa terra così vicina e così lontana - in realtà lontana per noi, non certo per loro).  Un bel viaggetto che, fra tutta la frammentazione di popoli, lingue, etnie e religioni, mi ha spinto ad amare in modo particolare gli albanesi, così accoglienti, spontanei e pieni d'amore per gli italiani (non si capisce perché, visto come li abbiamo trattati in passato e li continuiamo a trattare...) e a scoprire la loro terra e la loro cultura.  Un viaggio che consiglio a tutti, facilmente realizzabile e super-economico, per conoscere anche chi viene ad abitare nel nostro paese ed è spesso vittima di pregiudizi. Finiti, ma solo per il momento, i romanzi balcanici (e qui vorrei consigliare quelli di Ismail Kadaré e di Anilda Ibrahim ), torno ora all'India (e scusa

Narcopolis

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di Jeet Thayil "Bombay, la città che ha cancellato la sua storia cambiando nome e alterando chirurgicamente il proprio volto, è l’eroe o l’eroina di questo racconto, e siccome sono io a narrarlo e voi non sapete chi sono, diciamo che arriveremo al dunque, ma non subito, perché adesso possiamo prendercela comoda, c’è abbastanza tempo, possiamo accendere la lampada e aprire la finestra alla luna e sognare per un momento una città grande e distrutta, perché sul fare del giorno dovrò smettere, questi sono racconti notturni che svaniscono alla luce del sole come polvere di vampiro – aspetta, accendi come si deve, sì, tienimi ferma sulla lampada, con calma, innanzitutto un bel tiro, spingi il fumo in fondo ai polmoni, bene così, santo cielo, e un altro tiro per le narici, e qualcosa di dolce per la bocca, e adesso possiamo cominciare dall’inizio, la prima volta da Rashid, quando i ricami di fumo azzurro della pipa sono passati dal sangue agli occhi, dentro di me poi fu

1971: a novel

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di Humayun Ahmed La scorsa settimana ero in una delle mie due biblioteche abituali (la Sala Borsa, l'altra è il Centro Cabral ) e al banco delle informazioni ho visto l'annuncio in quattro lingue  di una nuova sezione di libri in bengali e in urdu.  Sono subito corsa a vedere, e infatti c'era un discreto numero di libri, che ho sfogliato senza capire più di tanto, fino a quando in mezzo a tutti quei simboli bellissimi e per me ancora troppo difficili da decifrare, ho trovato un romanzo bengalese tradotto in inglese, che ho subito preso in prestito e portato a casa, tutta contenta di riprendere a esplorare, almeno letterariamente, quella parte di mondo.  E'  1971 di Humayun Ahmed, scrittore bangladese.  Pochi giorni dopo, in procinto di iniziare il libro sono andata su internet a cercare informazioni su di lui e ho subito avuto la notizia che era morto esattamente il giorno prima, lo scorso 19 luglio, a New York.  In molti lo piangevano e ricordavano i s

L'ultimo uomo nella torre

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di Aravind Adiga Siamo in quella Bombay o Mumbai che corre sempre più veloce per costruire il nuovo senza lasciare spazio al vecchio. In quella Mumbai dove il terreno vale oro, dove con i soldi si può comprare tutto e dove la speculazione edilizia è un'arma a doppio taglio che crea e distrugge. Siamo a Vakola (per chi conosce Bombay, nella zona di Santacruz), nella torre A della Vishram Society, un condominio "assolutamente, impeccabilmente pucca ", abitato da gente della classe media; e qui davvero si può dire "media" nel senso che sta proprio a metà, fra gli slum che si pedono a vista d'occhio e il lusso sfrenato e scintillante dei nuovi ricchi.   Gli abitanti del condominio sono insegnanti, agenti immobiliari, assistenti sociali. Condividono il rumore dell'aeroporto, la mancanza di acqua corrente in molte ore del giorno, i muri scrostati che si gonfiano di umidità. Sono di religioni diverse, in un condominio degli anni Cinquanta che riflet

The collaborator

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di Mirza Waheed Il protagonista di questo romanzo inizia a raccontarci la sua storia nel momento in cui si trova di fronte a un ufficiale dell'esercito indiano che, fra un "fucking" e l'altro, fra un sorso di whisky e l'altro, gli sta affidando un lavoro. È subito chiaro che il narratore si trova in una posizione di debolezza, che deve stare attento a come parla, che non può dire di no. Poco a poco capiamo che il nostro narratore è un ragazzo kashmiro di un piccolo villaggio, rimasto ormai deserto, a ridosso della Linea di Controllo (LoC) che divide la zona controllata dall'India da quella controllata dal Pakistan. Capiamo che il suo lavoro per l'esercito indiano sarà quello di andare a recuparare le carte di identità e le armi dai cadaveri dei militanti provenienti dal Pakistan che hanno attraversato il confine e sono stati uccisi: è lui il "collaborator" - suo malgrado - del titolo. Lo seguiamo così fra le valli del Kashmir,

Incontri d'India (e Sri Lanka) a Bologna

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Una delle cose più belle di questo blog è che ho conosciuto, e continuo a conoscere, persone fantastiche. Venerdì scorso è stato in questo senso una giornata speciale: a pranzo ho incontrato nuovamente le mie carissime amiche di blog Clara e Sonia , e il tempo con loro è volato a parlare di India e Nepal (e anche di Giappone), tanto che mi è venuta una voglia matta di ripartire al più presto verso oriente (magari con loro: che ne dite di un bel viaggietto insieme?). Poi, nel pomeriggio, sono andata a un incontro in cui con mia grande gioia ho finalmente conosciuto Sunil, che scrive il bel blog Awaragi . L'incontro era una puntata di Dia-logo , una rassegna estiva di incontri letterari con le comunità straniere in giro per le piazze e i giardini di Bologna ed era dedicato al subcontinente indiano. E' stato davvero interessante: si parlava di un personaggio del Paziente inglese , il romanzo dello scrittore Michael Ondaatje (nato in Sri Lanka e ora residente in Ca

Lo scrivano di Bombay

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di Anjali Joseph Eccomi di ritorno dopo una bella pausa fatta di storie, viaggi e libri giapponesi. Tornando ai miei amati libri indiani, segnalo l'uscita della prossima settimana dello Scrivano di Bombay , traduzione italiana (chiedo scusa ma davvero non so di chi!) del romanzo di esordio di Anjali Joseph, Saraswati Park , di cui avevo parlato qualche tempo fa dopo averlo letto in inglese. Il titolo italiano si riferisce a Mohan, uno dei protagonisti, che lavora di fronte all'ufficio postale scrivendo lettere e moduli per chi non sa scrivere. Un mestiere d'altri tempi. Rimando al post su Saraswati Park per le mie impressioni di lettura, e consiglio di leggerlo soprattutto per la sua storia intima, soffusa ed elegante, per le descrizioni di una Bombay fatta di angoli e di luce, di case e di quartieri della piccola borghesia urbana, per i personaggi descritti nella loro quotidianetà, nei loro piccoli sogni e nelle loro grandi incertezze. 

Autobiografia di un indiano ignoto

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di R. Raj Rao Non è la prima volta che in un libro il protagonista vuole uccidere Salman Rushdie (d'altra parte sono in molti che lo vorrebbero uccidere).  In Piccolo soldato di Dio di Nagarkar era un aspirante terrorista islamico, nel primo racconto di questa raccolta di R. Raj Rao , con una simile dose di ironia, è un sosia di Rushdie che non ne può più di essere minacciato al posto suo. (A proposito di Dio, cioè di Salman Rushdie, come viene chiamato in questo racconto, butto lì qualche news dopo quelle di Jaipur: è in uscita un suo libro che racconta, appunto, della storia della sua condanna a morte, inoltre in autunno dovrebbe anche uscire il film tratto dai Figli della mezzanotte .) Ma questo è solo per dire che i riferimenti letterari indiani abbondano nelle pagine di questi 15 racconti, spesso sotto forma di critica della società letteraria. Racconti che scorrono ironici, beffardi, arguti e attenti a osservare i corpi delle folle indiane, i viaggi sui tren

L'età di Shiva

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di Manil Suri Lo dico subito: avevo molto amato il precedente romanzo di Manil Suri, La morte di Vishnu , una storia tutta vissuta all'interno di un condominio di Bombay nell'arco di tempo di una sola giornata. Ho poi scoperto sul forum di Anobii Un filo d'India (dove si discute di libri indiani) che invece la maggior parte dei lettori lo aveva trovato troppo confuso e inconcludente. Comunque sia, le mie aspettative erano sufficientemente alte (ma mica stratosferiche) nei confronti del suo secondo romanzo, L'età di Shiva , che è anche la seconda parte di una trilogia (la terza parte deve ancora arrivare, ma i tre romanzi non sono il seguito l'uno dell'altro: sono legati dai titoli, uno per divinità). A ogni modo, devo dire che le mie aspettative sono rimaste un po' deluse. Nonostante questo, mi sono comunque letta le 500 pagine tutte d'un fiato, ho apprezzato la storia che parte dagli anni Cinquanta e prosegue per i decenni muovendosi

I miei luoghi

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A spasso con i banditi e altre storie vere di Annie Zaidi L'India oltre Delhi e Bombay I luoghi di Annie Zaidi sono i luoghi di un'India un po' insolita, di un'India meno conosciuta e meno urbana di quella di cui di solito leggiamo.  Il Punjab, il Madhya Pradesh delle popolazioni tribali, il Chambal dei banditi.  Ma il pregio di questo reportage è quello di essere un viaggio molto personale in questi luoghi, che unisce l'abilità di una giovane giornalista indiana a una forte partecipazione emotiva, senza mai nascondere (né ostentare) una certa fragilità. A differenza di altri reporter, che pure mi piacciono, qui mancano - finalmente - l'eroismo da una parte e la finta modestia dall'altra. "Una delle cose difficili di essere un giornalista è che devi indurire un po' il tuo cuore", scrive a un certo punto Annie Zaidi e questo reportage è anche una riflessione sul mestiere stesso di giornalista. È uno sguardo su certe

Un libro su Ghosh

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Amitav Ghosh di Alessandro Vescovi Questo libro è arrivato proprio al momento giusto: non appena finito di leggere Il fiume dell'oppio , proprio quando stavo cercando di fare il punto sui romanzi di Ghosh che ho letto in modo casuale e a distanza di anni uno dall'altro. Infatti è stato molto interessante leggere Amitav Ghosh di Alessandro Vescovi (che insegna letteratura inglese e dei paesi anglofoni all'università di Milano e che ho avuto il piacere di incontrare in alcune occasioni "indiane"). La lettura mi ha finalmente dato una visione d'insieme e un senso cronologico dell'opera di Amitav Ghosh, dal realismo magico degli esordi passando per una narrazione destrutturata per tornare poi a una scrittura più fluida e ottocentesca, fra India e New York, fra Egitto e Calcutta, con una narrativa che di volta in volta prende le forme della fantascienza, del diario di viaggio, dell'epopea storica. D'altra parte, il libro può anche esser

Il fiume dell'oppio

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di Amitav Ghosh Avevo lasciato i miei amati personaggi nel bel mezzo dell'oceano in Mare di papaveri . Avevano persorso tante strade per ritrovarsi tutti nella stessa barca e in qualche modo presagivo che quell'oceano li avrebbe spinti nuovamente in universi divergenti, in un nuovo Big Bang di storie e di intrecci. Sapevo anche dalle varie recensioni che il secondo romanzo della trilogia dell'oppio non avrebbe seguito tutti i personaggi del Mare di papaveri ma avrebbe preso nuove strade. Sono stata molto felice di ritrovare Deeti (il mio personaggio preferito) nelle prime pagine, anche se ho subito capito che per il momento era parcheggiata a Mauritius e in questo frangente si sarebbero seguite altre storie. Complessivamente però mi è dispiaciuto non sapere, almeno per ora (chissà nel terzo romanzo...), come è andata a finire per tutti gli altri. Il Fiume dell'oppio infatti si potrebbe anche leggere senza aver letto la prima puntata della trilogia