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Visualizzazione dei post da luglio, 2012

Narcopolis

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di Jeet Thayil "Bombay, la città che ha cancellato la sua storia cambiando nome e alterando chirurgicamente il proprio volto, è l’eroe o l’eroina di questo racconto, e siccome sono io a narrarlo e voi non sapete chi sono, diciamo che arriveremo al dunque, ma non subito, perché adesso possiamo prendercela comoda, c’è abbastanza tempo, possiamo accendere la lampada e aprire la finestra alla luna e sognare per un momento una città grande e distrutta, perché sul fare del giorno dovrò smettere, questi sono racconti notturni che svaniscono alla luce del sole come polvere di vampiro – aspetta, accendi come si deve, sì, tienimi ferma sulla lampada, con calma, innanzitutto un bel tiro, spingi il fumo in fondo ai polmoni, bene così, santo cielo, e un altro tiro per le narici, e qualcosa di dolce per la bocca, e adesso possiamo cominciare dall’inizio, la prima volta da Rashid, quando i ricami di fumo azzurro della pipa sono passati dal sangue agli occhi, dentro di me poi fu

1971: a novel

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di Humayun Ahmed La scorsa settimana ero in una delle mie due biblioteche abituali (la Sala Borsa, l'altra è il Centro Cabral ) e al banco delle informazioni ho visto l'annuncio in quattro lingue  di una nuova sezione di libri in bengali e in urdu.  Sono subito corsa a vedere, e infatti c'era un discreto numero di libri, che ho sfogliato senza capire più di tanto, fino a quando in mezzo a tutti quei simboli bellissimi e per me ancora troppo difficili da decifrare, ho trovato un romanzo bengalese tradotto in inglese, che ho subito preso in prestito e portato a casa, tutta contenta di riprendere a esplorare, almeno letterariamente, quella parte di mondo.  E'  1971 di Humayun Ahmed, scrittore bangladese.  Pochi giorni dopo, in procinto di iniziare il libro sono andata su internet a cercare informazioni su di lui e ho subito avuto la notizia che era morto esattamente il giorno prima, lo scorso 19 luglio, a New York.  In molti lo piangevano e ricordavano i s

L'ultimo uomo nella torre

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di Aravind Adiga Siamo in quella Bombay o Mumbai che corre sempre più veloce per costruire il nuovo senza lasciare spazio al vecchio. In quella Mumbai dove il terreno vale oro, dove con i soldi si può comprare tutto e dove la speculazione edilizia è un'arma a doppio taglio che crea e distrugge. Siamo a Vakola (per chi conosce Bombay, nella zona di Santacruz), nella torre A della Vishram Society, un condominio "assolutamente, impeccabilmente pucca ", abitato da gente della classe media; e qui davvero si può dire "media" nel senso che sta proprio a metà, fra gli slum che si pedono a vista d'occhio e il lusso sfrenato e scintillante dei nuovi ricchi.   Gli abitanti del condominio sono insegnanti, agenti immobiliari, assistenti sociali. Condividono il rumore dell'aeroporto, la mancanza di acqua corrente in molte ore del giorno, i muri scrostati che si gonfiano di umidità. Sono di religioni diverse, in un condominio degli anni Cinquanta che riflet