Nove vite

di William Dalrymple

Visto che mi piace parlar bene delle biblioteche emiliane che frequento, innanzi tutto vorrei dire che ho letto questo libro grazie alla Media Library Online, cioè il prestito di e-book gestito dalle biblioteche, che con un semplice click ti consente di avere un e-book in prestito senza neanche fare lo sforzo di uscire e andare in biblioteca (per me che son sempre lì a predendere e restituire libri è una gran cosa!).

Poi diciamo anche che di solito non leggo molti autori non indiani che scrivono dell'India, un po' perché preferisco i romanzi ai saggi, un po' perché preferisco gli indiani! 
Però William Dalrymple è davvero molto bravo e questo libro molto interessante, oltre a essere anche molto narrativo: leggere certe storie è proprio come leggere dei veri e propri racconti.

Nove vite racconta le storie di nove personaggi molto diversi fra loro, ma tutti accomunati dalle relazioni con il mondo religioso e del divino nell'India di oggi: monaci, baul, danzatori o sufi.


In mezzo a tanti libri che vogliono (giustamente) descrivere lo sviluppo della "nuova" India, fatta di ricchezza, povertà e contraddizioni, mi ha fatto piacere leggere qualcosa di diverso, che rendesse conto questa forte tendenza al divino, o semplicemente al religioso, anche in mezzo alla crescita economica.
Perché, nonostante tutto, l'India è forse uno dei paesi al mondo in un cui più si respira il divino in forme molteplici, nei tempietti negli angoli di strada, negli altarini nelle stanze delle case, negli infiniti festival di ogni religione possibile.

Conosciamo così la storia di una una monaca giainista, fatta di digiuno, rinunce e ascesi (la storia piu commovente del libro), e poi quella di un monaco tibetano che ha preso le armi per combattere i cinesi, e ora tenta di espiare le sue colpe stampando le bandierine delle preghiere.

Inconcontriamo poi un costruttore di idoli di bronzo, alcuni baul (i menestrelli del Bengala, che come sapete amo molto!), i cantastorie del Rajastan che sanno recitare a memoria migliaia di versi, una negromante che pratica rituali tantrici al crematorio per una dea Tara assetata di sangue, le devadasi del tempio fra riti divini e prostituzione (ecco, questo racconto l'avevo già letto 10 volte su giornali o antologie diverse).

A volte sono forme religiose che superano in qualche modo le divisioni della società indiana: il danzatore di theyyam, quando ospita un dio nel proprio corpo durante la danza, viene adorato dai bramini che fino al giorno prima si hanno evitato di toccarlo per non contaminarsi con il contatto con una casta più bassa. Così le divisioni fra hindu e musulmani vengono superate dal sincretismo religioso dei sufi nel deserto del Sindh.

Nella forma del reportage, William Dalrymple unisce i suoi racconti di viaggio con informazioni sulla cultura, sulla storia e la geografia dei luoghi: così veniamo a sapere dei phad del Rajastan (i dipinti sulla stoffa che seguono i cantastorie), delle pratiche religiose dei giainisti, della tradizione dei bronzi dell'epoca Chola.
Ma soprattutto riesce a dare voce in prima persona a ognuno dei nove personaggi, ed è sempre questa la parte più emozionante.


William Dalrymple, Nove vite, Adelphi 2011
Traduzione di
Svevo D’Onofrio
pp. 366, € 24,00

Commenti

  1. W le biblioteche di Emilia e Romagna :-)
    Mi ispirava questo libro di Darlymple, e prima o poi lo prenderò in prestito. Di Darlymple avevo letto "In India" e "Delhi" appena tornata dal primo viaggio in India, e mi erano piaciuti abbastanza. Vorrei tanto leggere il suo White Moghuls. Buona domenica
    (io presto rileggerò Midnight's Children, ho deciso)

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    1. Anche per me "In India" era stato un libro da leggere apposta per il mio prima viaggio in India!
      Dicono che White Moghuls sia molto bello, ma neanche io l'ho letto.
      Ho visto che ne ha appena scritto un altro, "The return of a king", sui British in Afganistan (1839): ci potrebbe interessare anche quello!

      (vai con Midnight's children! io tra poco inizio Anton Joseph...)

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    2. Io sto aspettando di tornare a Bombay e comprare Anton Joseph in inglese dal mio spacciatore di libri preferito...

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    3. Mi sembra perfetto!
      Qual il tuo spacciatore preferito?

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    4. Happy Book Stall a Bandra, è un vecchietto molto esperto :-)

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    5. Anche il libro sui British in Afghanistan non deve essere male ;-)

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    6. Sempre fantastici i vecchietti (e le vecchiette)!
      Il libro anglo-afgano l'ho già segnato sulla lista, e deve ancora uscire... chissà quando riuscirò a leggerlo!

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  2. Ottimi metodo...
    Dovrò passare al dogitale?
    Baci

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    1. Io ancora non sono riuscita a convertirmi al digitale :-( non ce la faccio
      sarà che stando tutto il giorno davanti al pc, la sera poi ritrovo il piacere della carta, eppure tanti miei colleghi inneggiano al kindle & simili... mah! Sono all'antica, è innegabile
      ciao vecchietta Sonia ;-)

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    2. Per me al momento convivono pacificamente, alla sera sul divano la carta, in giro per treni o quando non sono a casa mia (e per quanto riguarda i libri in inglese che non si trovano in libreria) il digitale.
      Poi, a volte il digitale si legge pure meglio della carta, per me che sono mezza orba e detesto i caratteri con corpi troppo piccoli (sempre più diffusi!).
      Anche io in questo senso sono un po' vecchietta come la nostra sessantenne Sonia. :-)

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    3. Mi sa che siamo tutte e 3 vecchiette ;-)))

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  3. Io, come sai, sono veramente vecchietta. Non mi converto nemmeno a facesbook !
    Mhà....forse è ora di posare la clava....

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    1. Però c'hai un blog (bellissimo, fra l'altro), quindi sei già sulla strada dell'evoluzione umana verso il digitale.

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  4. Anch'io volevo leggere "White Mughals". Questo libro Dalrymple l'aveva presentato l'anno scorso a Venezia e si era perso in contorsionismi sulle varie correnti induiste e sui testi sacri. Non lo seguivo proprio più!

    A me capita di leggere e-book sul computer quando non trovo altre versioni e le tentazione è troppa. Non è la stessa cosa, però. Vorrei provare il kindle... Molto comodo, specialmente per me che faccio la spola tra diversi posti (Venezia-Treviso-Londra).

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    1. Stefania, non disperare, sto ancora cercando Imziat Darker, ma la troverò.

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    2. Stefania, in "Nove vite" invece è riuscito a integrare abbastanza bene la storia delle persone con le informazioni sulle correnti religiose, e a far prevalere le storie.

      Per me è utilissimo poter portarmi dietro i libri che sto leggendo, da questo punto di vista te lo consiglio sicuramente!

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  5. Spero proprio di leggere presto Nove Vite. Fra l'altro quest'estate ho visto un bellissimo spettacolo baul di Parvathy Baul, una grande emozione.

    Io ho un ipad ma non ci leggo i libri perché non lo trovo comodo per quello, credo però che con un'e-book reader sarebbe diverso e prima o poi penso che ci proverò.

    Intanto cari saluti, cris

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  6. Ciao Cristina!
    Interessante lo spettacolo di Parvathy Baul, era a Roma?

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  7. ciao Silvia, eccomi a farti una visita...
    l'ho letto anch'io, Nove vite. Mi è piaciuta tanto la storia della monaca jain, a modo suo spaventosa e incredibile. Affascinante però. Sono racconti tutti un po'ai limiti...
    Grazie per le tue belle recensioni, che ho seguito, durante il mio blackout, rubando qualche minuto in ufficio.
    un abbraccio!

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    1. Ciao Elisa, qui sei sempre benvenuta!
      Sì, sono tutte storie un po' al limite: alcune sono abbastanza "normali" (tipo lo sculture di idoli o il ballerino di theyyam), altre più estreme (ma sono sempre personaggi che capita di incontrare davvero in India).
      La monaca è spaventosa, non tanto per la scelta in sé, ma per il fatto che alla fine viene fuori che lo fa più per rincontrare l'amica che per motivi religiosi... una scelta davvero terribile (e molto poco jain)!
      Un abbraccio!

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    2. La storia della monaca jain Dalrymple la racconta in ogni suo incontro con i lettori: ormai mi sembra di conosceral anche se non l'ho letta!

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    3. Io Dalrymple non l'ho mai visto!
      Ora capisci perché racconta sempre quella: anche a noi è quella che ha colpito di più di tutto il libro!

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