Tree without roots (Lal Shalu)

di Syed Waliullah

Cerco ora di recuperare un po' e di parlare dei libri che ho letto nell'ultimo inverno che ancora non si sono guadagnati un loro post in queste pagine.
Mi riattacco al discorso sulla letteratura del Bangladesh (se a qualcuno fosse sfuggito qualcosa dopo tutto questo tempo, vi ricordo la pappardella in due puntate qui e qui): è ora giunta la volta di Tree without roots di Syed Waliullah (1922-1971), che ha molto gentilmente spedito Mahmud Raman.

Il libro è stato pubblicato in bengali nel 1948 con il titolo di Lal Shalu (stoffa rossa) e poi è stato tradotto in inglese nel 1967 dal suo stesso autore, che nel tradurlo l'ha anche un po' reinventato.


La storia è quella di Majeed, che arriva come straniero in un piccolo villaggio bengalese. Majeed riesce a convincere abbastanza facilmente gli abitanti del villaggio che una vecchia tomba abbandonata subito fuori il centro abitato è il realtà il mausoleo di un santo, di cui si autoproclama il custode, ponendo una stoffa rossa (quella del titolo originale) sopra la tomba, come è usanza fare con i luoghi sacri. 

Poco a poco, Majeed riesce a costruire una sua credibilità religiosa agli occhi del villaggio, inizialmente abbastanza freddo e indifferente nei confronti della religione, sfruttando l'ignoranza e la superstizione degli abitanti.
Diventa presto il riferimento religioso e l'autorità del villaggio, riuscendo in questo modo ad aggiudicarsi la stabilità economica e a soddisfare tutti i suoi desideri: prende prima una moglie, poi una seconda, anche se la seconda non sarà esattamente la moglie docile e timorata che aveva immaginato, inventa pratiche religiose basate sulla superstizione per dare consigli e risolvere i problemi dei suoi cittadini (condannandone invece altri a diventare vittime innocenti). 

Insomma, instaura il suo potere sulla gente. Potere che dovrà anche difendere, quando arriverà nelle vicinanze un pir, un santo, che lui vede unicamente come potenziale concorrente. 

Nonostante tutto, non si può dire che Majeed sia odioso o antipatico: in fondo la religione è anche un modo per guadagnarsi da vivere. Majeed è un personaggio completo e non il male assoluto, con le sue debolezze, i suoi errori e ripensamenti, e con una svolta nel finale.

Il romanzo, un classico della letteratura del Bangladesh da cui è stato anche tratto un film, è molto ben riuscito proprio perché riesce a creare empatia con il protagonista, oltre alla grande capacità di descrivere in modo vivido un villaggio bengalese dell'epoca, alle prese con le innondazioni, i cicloni e con le imposizioni della religione (in anni in cui, proprio a cavallo della Partizione, la religione significava creare o dividere interi Paesi).


Syed Waliullah, Tree without roots, Heinemann Educational Books,  1978
pp. 224

Commenti

  1. Grazie Silvia e bentornata! Il libro sembra proprio interessante...

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    1. Gianni, grazie a te del commento!
      Sì, il libro è molto interessante, oltre ad avere dei bei personaggi e una bella storia, dà un'immagine molto precisa di un villaggio bangladese, sembra di essere laggiù!
      Ma tu dimmi: sei poi andato avanti con Ghosh?
      ciao!

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  2. Ho finito il Cromosoma Calcutta già da qualche mese. E' stato un piacere ritrovarmi per le strade di quella città e "rivedere" quelle vie, sebbene chiamate spesso con i vecchi nomi. Detto questo, ho apprezzato il libro, ma... mi sono un po' perso in un storia che ancora mi sfugge. Adesso ho le Linee d'ombra che mi aspetta... ma prima devo rientrare da una bellissima escursione russa (Fratelli Karamazov!!). Il prossimo sarà ancora Ghosh, che effettivamente mi piace, soprattutto per certe ambientazioni storiche e geografiche molto ben curate e affascinanti. Però ametto che i due Vikram restano i miei preferiti, se ha senso fare questo paragone. Grazie ancora per i tuoi bellissimi post! Un saluto

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    1. Bene, mi fa piacere che hai letto Il Cromosoma Calcutta! Anche io lì mi sono un po' persa, forse anche in più di una storia...
      I Fratelli Karamazov sono una cosa stupenda, forse il più bel libro che abbia mai letto in vita mia... un'escursione russa di tutto rispetto!


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