Imperi dell'Indo

La storia di un fiume

di Alice Albinia

È un viaggio che ho sognato anche io, un giorno sulle sponde dell'Indo ad Alchi, in Ladakh, quello di poter percorrere il fiume fino alla foce nel Mare Arabico, lasciandosi portar via dalla sua corrente impetuosa che dona angoli verdi di vegetazione in un deserto d'alta montagna.

Alice Albinia, giovane giornalista inglese, ha fatto invece questo viaggio a ritroso, controcorrente, dalla foce fino alle sorgenti dell'Indo. 

L'Indo è il fiume che ha dato il nome all'India e all'induismo, ma che oggi per la maggior parte scorre in Pakistan, un fiume che ha visto le prime città del mondo, che ha attratto conquistatori assetati e lungo cui sono passate le principali religioni e civiltà del subcontinente, un "fiume selvaggio e magnifico, moderno, storico e preistorico", anche se oggi viene continuamente messo in pericolo dall'incuria dell'uomo e dalle dighe.

Leggere Imperi dell'Indo, pubblicato in inglese nel 2008 e ultimamente tradotto in italiano, è davvero un viaggio, pieno di dettagli e di documentazione accuratissima, attraverso le varie genti che popolano le sponde di questo fiume.
Non è solo il resoconto di un viaggio, se pur enorme e avventuroso, ma un vero e proprio un viaggio nella storia, anche questo a ritroso: ogni capitolo è una tappa del viaggio dell'autrice e uno squarcio nella storia, sempre più indietro nel tempo.


Alice Albinia parte da Karachi e dai disordini della Partizione che in questa città sono arrivati un po' in ritardo, passando per il Sindh e la sua società feudale, i suoi monasteri sufi dove il sincretismo religioso rivela aspetti inattesi che sfociano in feste religiose catartiche.
A Hyderabad (la Hyderabad pakistana) conosce la comunità sheedi, i discendenti degli schiavi africani che ancora danzano al ritmo di musiche africane, divisi fra la conservazione delle loro tradizioni e il desiderio di integrarsi nella società pakistana.

L'autrice risale il Punjab pakistano per addentrarsi nelle storie dei sikh, per poi farsi ospitare a casa dei patshun e nelle zone tribali del nord, dove l'islam convive con tradizioni pre-islamiche.
Va sulle tracce del buddhismo nella valle dello Swat, dove le statue del Buddha sono state distrutte dai talebani, e poi ancora più a nord fra i monti dell'Himalaya, viaggiando a piedi tra la popolazione dei kalash, forse gli arii del Rig Veda, il più antico testo sanscrito, e poi, passando in India, tra il popolo dei dardi del Ladakh.

Fino alle sorgenti dell'Indo, sconosciute quasi a tutti e difficili da raggiungere, in un Tibet in cui i cinesi costruiscono dighe senza rispetto per questo fiume così ricco di storia.

L'autrice compie qualche deviazione dal corso del fiume: in India sulle tracce di Guru Nanak, il fondatore della religione sikh, e in Afghanistan sulle tracce di Mahmud di Ghazni, uno dei più decisi invasori musulmani dell'India.

In questo viaggio nella storia percorriamo così le orme di esloratori britannici del colonialismo ottocentesco, di sovrani Moghul, dell'imperatore Ashoka, di Alessandro Magno.
Sempre più indietro nel tempo, percorrendo tutte le tappe principali di questa vasta regione, fino all'età della pietra, e ancora prima: verso la parte finale del viaggio la storiografia diventa archeologia fra i petroglifi del Ladakh, per diventare poi geologia, e ripercorrere la nascita stessa del fiume con la formazione della catena himalayana.

Nelle pagine di Imperi dell'Indo, tutto è approfondito, documentato, non c'è niente di superficiale.
La ricchissima conoscenza della storia, della lingua, delle popolazioni e della politica riesce a dare un affresco di una realtà molto sfaccettata, di un Pakistan tutt'altro che monolitico, ma che ha invece un'enorme diversità etnica e religiosa, e migliaia di anni di storia. 

Alice Albinia è veramente brava a descrivere con empatia tutta questa affascinante e problematica diversità, senza mai cedere a sentimentalismo, orientalismo o quant'altro: sa sempre tirarsi indietro al momento giusto per far sì che siano le storie e la storia dell'Indo a essere sempre in primo piano, e non se stessa, anche quando racconta delle sue avventure più "estreme" (tipo passare il confine con l'Afghanistan attraverso i passi più pericolosi, farsi ospitare e camminare a piedi nelle aree tribali o in Tibet).

A parte le dovute e illuminanti eccezioni, in generale non sono una gran lettrice di libri di viaggio, ma qui mi sono davvero entusiasmata, quasi più che con un romanzo, perché di fronte a tanta sapienza tanto ben esposta non ho potuto far altro che continuare a leggere avidamente capitolo dopo capitolo.

Alla fine, il viaggio che avrei voluto fare lungo l'Indo mi è sembrato di averlo fatto davvero e non riesco a provare neanche una punta di invidia nei confronti dell'autrice (come spesso mi accade invece leggendo resoconti di viaggi che mai potrò fare), ma solo una profonda ammirazione: Imperi dell'Indo è il libro più interessante che ho letto negli ultimi anni.


Alice Albinia, Imperi dell'Indo - La storia di un fiume, Adelphi 2013
Traduzione di Laura Noulian 
pp. 493, € 30

Commenti

  1. Wow! sembra proprio bello! qualcosina ho visto anch'io dei posti che citi... per esempio i Kafiri Kalash, nelle valli del nord...
    ma al di là di questo, è il modo in cui lei lo racconta - credo di capire - che fa la differenza. Grazie di questo assaggio di viaggio nel tempo e nello spazio!
    :-)

    RispondiElimina
  2. E cosa mi racconti dei Kalash? :-)
    Sì, mi è piaciuto sia il contenuto, che ovviamente mi interessa tantissimo, sia il modo diraccontare: scrive intere paginate di storia senza mai annoiare!

    RispondiElimina
  3. E a questo proposito aggiungo anche una piccola avvertenza: posso immaginare che chi non ama la storia o è un principiante assoluto del subcontinente forse potrà trovare questo bellissimo libro un po' pesante (ma probabilmente costui non legge neanche il mio blog, quindi non c'è problema!).

    RispondiElimina
  4. Che bello che dev'essere questo libro. E che bello sarebbe fare un viaggio del genere- Un caro saluto

    RispondiElimina
  5. Sì, spero sempre di poterlo fare, un viaggio del genere... mi toccherà iniziare a studiare l'urdu!
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  6. Grazie per la segnalazione Silvia. Ero proprio alla ricerca di un bel libro da prendere. Lo leggerò. Un caro saluto

    RispondiElimina
  7. Il 30 ottobre partirò per l'India con mio figlio Flavio, che come regalo per i i 18 anni mi ha chiesto "papà, portami in India con te, mostramela dopo avermene tanto parlato". Un'idea bellissima. Perciò, si parte, padre e figlio insieme, per tutta l'India del nord. Sarà un'India speciale, per me. Un viaggio grande come un libro...

    RispondiElimina
  8. Wow, un regalo davvero fantastico, per lui e anche per te!
    Sarà sicuramente un viaggio indimenticabile per entrambi.
    Se poi leggi il libro e se hai tempo, fammi sapere se ti è piaciuto, ma soprattutto come è andato il viaggio!
    Un carissimo saluto e buona India!

    RispondiElimina
  9. Scusate, aggiungo ancora un commento positvo su questo libro, sull'edizione italiana (poi la smetto...).
    L'edizione Adelphi è molto curata: traduzione curatissima e senza sbavature, 50 pagine di note, bibliografia, glossario, inserto a colori di fotografie (molto belle).
    Così li voglio, i libri!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Una certa ambiguità

Shantaram