Belle per sempre

di Katherine Boo

Questo libro mi è arrivato direttamente dall'India, consigliatissimo da amici indiani.
C'era un minimo dubbio da parte mia però: un'americana che descrive la vita degli slum di Bombay.
Certo, l'argomento degli slum a me interessa tantissimo, ma...


E invece no, è proprio un bel libro, scritto da un'autrice premio Pulitzer, che va dritto al cuore dei problemi degli slum, senza giudizi, senza interpretazioni, senza mai parlare di se stessa.
Solo nella postfazione (che si potrebbe leggere meglio come introduzione), Katerine Boo racconta che cosa è stata la sua esperienza di vivere in uno slum per quattro anni, dal 2007 al 2011, e cosa vuol dire nascere in uno slum, con queste parole:

"Da una distanza di sicurezza è facile scordare il fatto che in questi slum, nei bassifondi governati dalla corruzione dove persone sfinite si contendono il poco che c'è in uno spazio risicato, è dolorosamente difficile essere buoni. 
La cosa che sorprende veramente è che alcuni siano buoni, e che molti altri cerchino di esserlo; tutti quegli individui invisibili che ogni giorno si ritrovano ad affrontare dilemmi non dissimili da quello che Abdul dovette affrontare, con una lastra di pietra in mano, quel pomeriggio di luglio quando la sua vita andò in pezzi. Se la casa è storta e cadente, e il terreno su cui è costruita è irregolare, com'è possibile fare una cosa dritta?"

La forma in cui racconta le vite di vari personaggi come quella di Abdul, adolescente che cerca la sua strada nel mondo dei rifiuti (letteralmente: si occupa della spazzatura dello slum), è quella della "narrative non-fiction". Cioè, non è un romanzo perché niente è inventato, tutte le storie e i personaggi sono veri, documentati con precisione giornalistica. Ma si legge come un romanzo, anche se non c'è una trama o un finale: le storie continuano e continueranno del tempo, perché questa è solo un'istantanea di un momento, di qualche anno, ma la vita negli slum continua.

Le "belle per sempre" del titolo sono le piastrelle italiane pubblicizzate dai cartelloni pubblicitari vicino all'aeroporto di Bombay. Cartelloni che fanno da paravento e nascondo lo slum di Annawadi dagli occhi di chi può permettersi di viaggiare e di frequentare gli alberghi e i ristoranti di lusso dell'aeroporto. 
(Questa cosa aveva profondamente sconvolto anche me qualche anno fa.)

Katerina Boo descrive tutto quello che ci sta dietro (il titolo originale era "Behind the beautiful forevers"): la vita quotidiana, la politica dei partiti populisti che si infiltra facilmente nello slum come la spazzatura nei viali di scolo, la corruzione costante e a ogni livello, i compromessi, le lotte con i topi, la ricerca del rifiuto più prezioso, il sogno di avere un giorno un bagno con delle piastrelle "belle per sempre", le scelte personali (chi decide di studiare, chi di vendersi, chi di usare l'arma del ricatto), la diversa composizione geografica e religiosa degli abitanti di Annawadi.

Non ci sono giudizi, e il compito di tirare le somme, di interrogarci se si può davvero "essere buoni" in certe situazioni e di cosa faremmo al posto loro, spetta tutto a noi.


Katherine Boo, Belle per sempre, Piemme 2012    
Traduzione di Cristina Pradella
pp. 347, € 8,90 

Commenti

  1. Silvia, mi vengono i brividi a leggere questo post. Coincidenze? Boh. Ieri sera passavamo in moto per lo slum di Kalina, e ho pensato a The Beautiful Forevers che ho letto non appena è uscito qui, e mi era piaciuto, l'ho trovato onesto. E stamattina apro blogger e trovo questo tuo post.
    Un saluto da qui, a presto

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    1. Clara, davvero una bella coincidenza, anche perché il libro l'ho letto almeno un anno fa... l'ho ripreso in mano ieri.
      Sono d'accordo: onesto è la parola giusta.
      Come va laggiù? Mi mancano i tuoi racconti.

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    2. Bene. Magari ci vediamo tutte a Bologna? Così vi racconto.

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  2. sembra bello! dolorosamente bello. E Bombay è da sempre nel mio cuore, come nel vostro ... credo che lo leggerò - in mezzo a tutti i testi filosofici e scientifici che mi accompagnano da un po' di tempo.
    Grazie del suggerimento prezioso :)

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    1. Io invece ora leggerò uno dei tuoi testi filosofici in mezzo a tutti i miei romanzi! :-)
      E Bombay è sempre nel mio cuore...

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  3. Credo che lo leggerò. Mi sono arenato su Shantaram, ma 'torno' volentieri a Bombay. Grazie Silvia

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    1. Sì. Arenato a metà. Probabilmente lo finirò ma non mi appassiona. Effettivamente è un po'... troppo. Comunque aspetto con impazienza l'uscita del terzo Ibis da Amitav Ghosh. Mancano un paio di mesi...

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    2. Hai ragione: è davvero un libro "troppo". Non solo nella mole, ma in tutto, nell'autore, nel modo in cui racconta.
      Ma non immaginavo che potesse far arenare: io l'ho davvero letto a una velocità supersonica, l'ho trovato davvero coinvolgente (per quanto esagerato).
      Per me c'era stato un calo di tensione solo quando lui era in carcere, forse lì ci ha speso troppe pagine con troppi dettagli.

      Comunque sì, aspettiamo con ansia Flood of fire del nostro amato Ghosh!

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    3. Ah, comunque sembra che sia in arrivo anche il seguito di Shantaram, in autunno, ma non credeteci troppo perché non sarebbe la prima volta che viene annunciato e poi viene rimandato (di qualche anno...).

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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