Che cosa mi consigli?

I dieci romanzi che consiglio a chi si vuole avvicinare all'India

Negli ultimi giorni molti amici che non sono mai stati in India e non hanno mai letto libri indiani mi hanno chiesto un consiglio su quali romanzi leggere.
Tutti hanno visitato il blog ma si sono giustamente un po' persi fra i 250 post qui presenti.
Ecco quindi la mia personalissima lista di 10 consigli, diciamo per l'estate, ma vanno bene - anzi meglio - anche per l'inverno. 

Ci sono alcuni dei miei romanzi preferiti, ma questa non è la lista dei miei romanzi preferiti.
Per esempio mancano i racconti di Manto e Fiume di Fuoco, che ho amato tantissimo ma che non consiglierei a chi legge d'India per la prima volta.
Così il romanzo di Ghosh che ho scelto per questi consigli non è quello che io ho più amato di tutti (che sarebbe Le linee d'ombra).

Ho cercato di metterne un po' per tutti i gusti per accontentare tutti... ma se 10 sono troppi, fermatevi pure ai primi 3.



1
Di cosa parla 
Saleem Sinai, nato alla mezzanotte del 15 agosto 1947, il giorno della proclamazione dell’indipendenza dell’India, è dotato di poteri soprannaturali come gli altri mille e uno “figli della mezzanotte”. La particolarità del momento della sua nascita fa sì che la sua storia straordinaria sia legata a quella dell’India: dalla lotta per l’indipendenza allo stato di emergenza di Indira Gandhi, ogni fatto storico diventa personale e Saleem Sinai è vittima e allo stesso tempo involontario artefice della storia indiana. 
Perché leggerlo 
Perché ci mette davanti al meraviglioso labirinto che è l’India, così com’è. Arundhati Roy dice che questo romanzo ha avuto il merito che “il mondo non chiedesse più all’India di essere una caricatura di se stessa e della sua cultura millenaria, ma di poter semplicemente alzare il viso e dire: Io sono così”.
Consigliato a chi ama romanzi non lineari, intricati e pieni di storie, anche magiche e fantastiche. 

2
Di cosa parla 
Il mondo visto dagli occhi di due gemelli, due bambini legati da un filo quasi magico, che vivono in contesto familiare borghese non convenzionale nell’India del Sud degli anni Sessanta: Ammu, la loro madre, è scappata dal marito e ha una storia d’amore considerata proibita, in un contesto conservatore di rispetto delle caste e delle tradizioni. Una tragedia cambierà la loro vita, distruggerà la loro famiglia e li allontanerà. Ma non per sempre. 
Perché leggerlo 
Perché è uno dei libri indiani più commoventi, che attraverso una prosa intensa ci mostra come ogni aspetto dell’India sia vita e morte insieme: i fiumi, le tradizioni, la colonizzazione, il marxismo, le lotte sindacali, l’influenza inglese, i monsoni, l’emigrazione, le caste, il cristianesimo, le altre religioni.
Consigliato a chi sa aspettare i ritmi di una storia narrata in modo non cronologico, a chi apprezza uno stile letterario intenso e originale, a tutti quelli che vogliono visitare il Kerala. 

 3
Di cosa parla  
Da una parte abbiamo la storia di Sartaj Singh, ispettore di polizia di Mumbai, alla prese con i casi di ordinaria criminalità e con un caso più grande di lui: quello di un potente gangster della malavita. Dall’altra la storia di Ganesh Gaitonde: la sua ascesa criminale, fatta di violenza e controllo del potere. Sullo sfondo, la vita di una metropoli in cui convivono Bollywood e baraccopoli, grandi criminali, parrucchiere, ordinari poliziotti e riflessioni esistenziali. 
Perché leggerlo 
Perché leggerlo è come perdersi fra le strade di Mumbai: Giochi sacri racchiude l’anima vitale delle metropoli indiane, dove tutto è intrecciato in una gigantesca ragnatela che collega fra di loro mondi diversissimi.
Consigliato a chi ama le metropoli, a chi non si spaventa di fronte a parole in lingue sconosciute o a storie che forse non porteranno a niente… o forse no. Consigliato anche a chi non ama i polizieschi, perché poliziesco non è.

4
Di cosa parla 
Balram Halwai scrive sette lettere al premier cinese Wen Jiabao, in visita a Bangalore per capire quali sono i segreti dello straordinario sviluppo economico indiano. Lui sì che è in grado di spiegare come vanno le cose in India attraverso la sua storia emblematica: quella di un “self-made man” uscito dalle Tenebre della povertà, diventato imprenditore ammazzando il suo padrone. Perché il successo indiano è basato su violenza, intimidazione, corruzione e sfruttamento. 
Perché leggerlo 
Perché denuncia il marcio che c’è dietro allo sviluppo dell’India e alla società indiana in generale, distruggendo ogni possibile romanticismo che possiamo avere nei confronti dell’India. È un libro forte, sarcastico, impietoso, che mette a nudo i meccanismi della società indiana, spiegandoli in modo semplice e con metafore efficaci anche a chi l’India non la conosce affatto. 
Consigliato a chi vuole farsi un'idea sulla società indiana di oggi.

Di cosa parla 
Piya, una cetologa americana di origini indiane, è arrivata in cerca di delfini nei Sundarbans, l’ecosistema del delta del Gange, fatto di isole, mangrovie, distese fangose e maree. È qui che Fokir, schivo pescatore e guida improvvisata quanto perfetta, la condurrà dai suoi cetacei. È qui che Kanai, interprete e imprenditore poliglotta, è tornato per un taccuino di memorie lasciatogli da uno zio: sarà attraverso queste memorie che ogni isola e ogni personaggio acquisteranno un significato. 
Perché leggerlo 
Perché affronta la questione ecologica di un ambiente fragile, con una storia avvincente e lirica insieme. Perché, concentrandosi su una zona poco investita dalla modernità, fa capire l’enorme patrimonio culturale indiano di lingue, tradizioni, religioni, nato dalla contaminazione di diversi popoli e culture. 
Consigliato a chi è sensibile alle tematiche ambientali, a chi ama l’avventura e a chi ha l’animo poetico. 

Di cosa parla 
È la storia di una famiglia musulmana nella Delhi del 1911: un ritratto di un mondo arretrato e poetico fatto di notti stellate, di aquiloni e piccioni ammaestrati, di canali di scolo, di donne che ricamano abiti nuziali, di spose con le lacrime agli occhi nascoste dietro a un velo. Di caldo torrido, di credenze popolari, di musica e poesia che sono parte integrante della vita quotidiana. È un mondo in decadenza, che poco a poco con l’avanzare del Tempo, sfiorisce come il protagonista della storia e l’intera città di Delhi. 
Perché leggerlo 
Perché è una delle più poetiche descrizioni di Delhi, che ne restituisce pienamente l’anima, che forse oggi è più difficile riuscire a trovare in mezzo al traffico e al caos, e anche perché descrive il mondo musulmano indiano, spesso poco conosciuto. 
Consigliato a chi ama la poesia, la letteratura, la storia silenziosa che si infiltra nei muri delle case della gente, a chi vuole visitare Delhi e ripercorrere la sua storia. 

7
Di cosa parla 
Siamo negli anni Cinquanta nell’immaginario villaggio indiano Brahmpur. Lata dovrà seguire la stessa sorte della sorella maggiore: sposare il “ragazzo giusto”, che sua madre sta attivamente cercando per lei. Chi sposerà alla fine Lata? Il ragazzo dalle scarpe bicolori, il romantico poeta o il compagno di università musulmano? Ma il romanzo si spinge ben oltre la ricerca dell’uomo da sposare e racconta la vita di un’intera famiglia indiana negli anni della post-indipendenza. 
Perché leggerlo 
Perché nelle sue 1600 pagine c’è tutta l’India: i matrimoni, le elezioni e la vita politica, le dinamiche familiari e generazionali, le feste religiose, le relazioni fra le comunità di religioni diverse.
Consigliato a chi non si spaventa davanti a romanzi molto lunghi. D’altra parte è un romanzo molto lineare, classico, facile da leggere, in cui i personaggi diventano molto presto presenze della nostra vita, come se fossero nostri amici o parenti. 

Di cosa parla 
Una casa grande, a Delhi, con i muri un po’ scrostati e con molte stanze vuote. Due sorelle che si ritrovano in questa casa dopo anni: una è partita, ha sposato un diplomatico, ha avuto due figlie e ha girato per il mondo, l’altra ha vissuto lì dentro, prendendosi cura di tutto, di un fratello malato, degli affari di famiglia e della sua solitudine. Dall’incontro emergeranno rancori, dolori passati e segreti di famiglia. 
Perché leggerlo 
Perché Anita Desai è una delle più grandi scrittici indiane, che riesce a descrivere un intero continente semplicemente confinando due personaggi in una casa. Attraverso i rapporti umani e familiari scopriamo le vicende che hanno segnato la storia dell’India: l’indipendenza, la partizione, le tensioni religiose e i rapidi cambiamenti su uno sfondo che apparentemente sembra immutabile.
Consigliato a chi ama le piccole storie familiari e a chi apprezza uno stile letterario personale e raffinato. 

Di cosa parla 
Gregory Roberts, ex-eroinomane, evade da un carcere di massima sicurezza australiano dopo una rapina a mano armata e approda a Bombay nei primi anni Ottanta. Qui vive tutte le esperienze possibili: la vita nelle baraccopoli e in un villaggio rurale, i mesi di durissimo carcere indiano, il lavoro per la mafia indiana, la visita a un tetro e lussuoso bordello per salvare una ragazza perduta, la ricaduta nel mondo dell’eroina, la sensazione di essere pubblicamente abbracciato da un orso, l’epidemia di colera, fino alla guerra in Afghanistan dalla parte dei mujaheddin contro i russi. 
Perché leggerlo 
Perché l’autore è un personaggio oversize (come il suo libro), che ci guida alla scoperta dell’India, inizialmente un mistero anche per lui. Nel descrivere la sua esperienza personale, certamente molto romanzata, per lui niente è troppo: nessuna situazione, nessuna dichiarazione di sentimenti. E così ci porta dove noi difficilmente avremmo il coraggio di andare: nelle baraccopoli, in carcere, in guerra.
Consigliato a chi ama le avventure, anche spirituali, di personaggi davvero particolari. 

10 
Di cosa parla 
Ayyan è un intoccabile che lavora come umile impiegato tuttofare nell’Istituto per la Teoria e la Ricerca di Bombay, un centro di ricerca popolato da scienziati di alto livello, tutti della casta dei bramini. Ayyan si prende ogni giorno le sue piccole rivincite contro i bramini, usando la sua furbizia e facendo gioco sulle loro rivalità e debolezze, fino a far credere a tutti che il figlio di 11 anni sia un genio matematico e a incastrare, ma anche a salvare, la vita del capo dell’istituto. 
Perché leggerlo 
Perché è un libro brillante che riesce a parlare dei problemi dell’India in modo ironico, divertente e leggero: le caste, le questioni di genere, il mondo politico-ministeriale dell’India della burocrazia e delle gerarchie. Tutto usando i cliché su bramini e intoccabili in modo consapevole e disincantato.
Consigliato a chi apprezza l’ironia, a chi vuole approfondire la questione delle caste in modo originale. 

Commenti

  1. Ottima selezione. Giochi Sacri, ma anche Manu Joseph. E la Tigre Bianca, ritratto dell'India più vera a mio avviso, e ancora la poesia e l'orrore de ll dio delle piccole cose, e infine Rushdie, brava Silvia, ottimi consigli!

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  2. Ah. I racconti di Manto, certo, ma potresti fare una selezione per chi in India ci è già stato, che ne dici?

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  3. In effetti questa lista per te non va bene. Cioè, va benissimo per tutti perché ci sono libri bellissimi, ma tu li hai sicuramente già letti tutti: per te ci vorrebbe un livello avanzato, anzi, di più...
    Dovresti farla tu la lista per esperti! :-)

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  4. Grande lista! Ci sono titoli bellissimi e... fortunato chi deve ancora leggerli (ma si rileggono comunque con grande piacere). A me mancano Crepuscolo a Delhi, Chiara luce e Il gioco di Ayyan e mi hai incuriosito... Comunque - anche se questa lista va bene per tutti - aspettiamo quelle di livello preintermedio, intermedio e avanzato :-) Grazie Silvia

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  5. Grazie Gianni!
    Ok, farò volentieri le liste per i livelli successivi, ma mi dovete aiutare anche voi.
    Crepuscolo a Delhi è bellissimo!

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    1. Sì, dai facciamo i livelli successivi, e poi passiamo anche a una classifica di libri pachistani, che ne dici? Io sto leggendo "The scatter here is too great" di Bilal Tanweer (se riusciamo a vederci, te lo presterò volentieri). Buona giornata!

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    2. Ok, anche io pensavo alla lista pakistana!
      Interessante, "The scatter here is too great", è ambientato a Karachi, giusto? Voglio andarci! Quindi, ben contenta di leggerlo, se me lo passi ancora meglio, perché vuol dire che siamo finalmente riuscite a vederci.

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    3. Sì è ambientato a Karachi. E a questo giro, ci dobbiamo troppo vedere!

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    4. Sì, assolutamente!
      Nei prossimi giorni scrivo a tutti per email, speriamo di riuscire a beccare un giorno.

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    5. cara Silvia, condivido tutta la tua lista tranne un titolo: quello della Desai. Sì, so che di solito suscito reprimende per questo ma lo ripeto: trovo Anita Desai sopravvalutata. Come scrittrice preferisco di gran lunga sua figlia Kiran. Quanto a Ghosh, ho amato molto "Lo schiavo del manoscritto”. Un piccolo suggerimento per chi si avvicina all'India per la prima volta: perché non inserire nella tua ottima lista "Quel treno per il Pakistan" di Khushwant Singh oppure "Quel che il corpo ricorda" di Shauna Singh Baldwin? Certo il gioco potrebbe continuare all'infinito....
      A margine di ciò, ti ringrazio perché mi hai dato l'occasione di scoprire - grazie ai commenti pubblicati su questa pagina - la poesia di Clara pubblicata sulla pagina "chi sono" del suo blog. Nel caso leggesse queste righe, mi piacerebbe recensire il suo libro sul mio blog. Accadrà forse, Inshallah... Un caro saluto, Marco

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    6. Ciao Marco,
      mi ricordo delle nostre preferenze opposte: tu preferisci la figlia, io la madre!
      Per me l'Anita è fenomenale! La Kiran è anche brava ma per ancora non totalmente matura. Certo, anche questione di gusti personali...

      Fare una lista di 10 libri fra le centinaia che ho letto è stato difficilissimo! Sono certa che se la riguardassi fra poche settimane non sarei più d'accordo con me stessa.

      Ho amato molto "Quel treno per il Pakistan", non l'ho messo perché lo metterei più per un secondo giro, tipo per chi si avvicina all'India per la seconda volta! Ma sono d'accordissimo che da qualche parte ci debba stare!
      (in questo "secondo giro" metterei fra l'altro anche la Kiran, e anche Mistry)

      "Il paese delle maree" non è il mio preferito di Ghosh, che rimane sempre "Le linee d'ombra", ma mi sembra un buon libro per iniziare con Ghosh. Anche a me "Lo schiavo del manoscritto” a me è piaciuto molto.

      Hai visto che bella la poesia di Clara? Anche tutte quelle della sua raccolta "Squame" sono altrettanto meravigliose.

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    7. @Silvia e Marco: grazie per i complimenti.
      @Marco: sarei onorata se recensissi il mio libretto di poesie. Ti scrivo in pvt. Grazie e buon agosto!

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