Calcutta

di Shumona Sinha

La maggior parte dei libri che popolano questo blog sono scritti originariamente in inglese. Alcuni nelle lingue indiane, e poi tradotti in inglese (o più raramente direttamente in italiano).
Qui invece passiamo a una lingua nuova: il francese.

L'autrice di Calcutta è infatti Shumona Sinha, nata  nel 1973 a Calcutta ed emigrata a Parigi nel 2001.
Shumona Sinha ha scelto di scrivere in francese, invece che nella sua lingua madre (il bengalese) e questo è il suo secondo romanzo pubblicato in Italia, dopo A morte i poveri!



E' un libro di ricordi, narrato in prima persona dalla protagonista, Trisha, una giovane donna bengalese che torna a Calcutta dopo molti anni vissuti in Francia per assistere alla cremazione del padre. 

I ricordi, gli oggetti e l'atmosfera della vecchia casa in cui abitava con i genitori riportano Trisha ai tempi dell'infanzia, e la fanno ripercorrere la storia del padre, militante comunista nello Stato indiano (il Bengala Occidentale) dove "il comunismo ha resisto, con libere elezioni, ben oltre la caduta del muro di Berlino." 
Attraverso i suoi occhi di bambina seguiamo la militanza del padre che è insieme ribellione e progressismo borghese, in un'epoca (quella dell'inizio degli anni Settanta) in cui il Bengala è una terra di inquietudine e di tumulti, dove il Congresso è un "partito di destra" che reprime le libertà, e dove iniziano a nascere il nazionalismo e il fondamentalismo religioso. 

La storia personale del padre si interseca con quella di Calcutta, terra di scontri e di lotte, così come anche i luoghi personali diventano parte della storia della città: gli oggetti della casa dei genitori, ora vuota, testimoniano un passato belligerante e ricco di inquietudini, diventano il simbolo di un tumulto sia politico sia interiore.

Nei ricordi di Trisha rivivono tutte le contraddizioni di questo momento storico, viste con gli occhi di una bambina.
Così il padre, dolce e rispettoso, deve però anche nascondere una pistola nella trapunta, e insieme a un senso paterno di sicurezza comunica anche tutte le inquietudini della sua posizione di militante, al servizio di una causa diversa da quella della famiglia.

Accanto al padre, figura centrale in questo ritorno a Calcutta, si affiancano altri personaggi che completano il quadro: la madre, malata di depressione (o semplicemente di malinconia), la nonna dal passato, a sua volta, ancora più sorprendente, i parenti così diversi ed eterogenei.

Calcutta è un libro sul passato, su una memoria che deve essere ricostruita, reinventata, come i pezzi di un puzzle incompleto da ricomporre.
E' un romanzo fatto di nostalgia e rimpianti, di ricordi e di ritorni, e spesso sofferto e sofferente.  

Calcutta è un romanzo impressionista, dai toni leggeri e dai contorni sfumati, quasi sospeso nella rievocazione del ricordo.
Per i miei gusti, forse un po' troppo sospeso ed etereo, nel senso che in alcuni momenti l'ho sentito un po' lontano, quasi inafferrabile.
(Perché poi non è detto che la memoria debba essere per forza eterea, a volte è terribilmente definita e concreta - vi parlerò poi di un bellissimo libro sulla memoria che sto leggendo ora, dai toni totalmente diversi).

Nella descrizione del libro si legge che Shumona Sinha "in un sublime francese".
Conoscendo poco il francese e avendolo letto completamente solo in italiano, non posso valutare, ma leggendo la traduzione italiana, ho trovato alcuni passi davvero affascinanti, con un uso delle parole originale ed evocativo, mentre altri forse un po' stonati per i miei gusti (ecco, i verbi intransitivi che diventano transitivi per me sono peggio di una coltellata nelle costole).

Quello che invece ho più apprezzato di questo libro, è la rievocazione, attraverso una storia umana, di una città (diciamolo: la città del mio cuore) con tutte le sue contraddizioni, lotte, incertezze, e con tutta la sua tenerezza.


Shumona Sinha, Calcutta, Edizioni Clichy, 2016 
Traduzione di Tommaso Gurrieri 
240 pp., 15 € 

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