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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

L'ufficiale postale, il vagabondo, Mashi e altre storie

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di Rabindranath Tagore " Quando il battello si mosse, e il fiume gonfio di piogge come una corrente di lacrime sgorgata dalla terra turbinò singhiozzando a prua, provò una specie di pena al cuore: il viso angosciato di una contadinella parve per lui il grande dolore inespresso che pervadeva la Madre Terra stessa. " È una storia di nostalgia e struggimento, di languore e abbandono, di solitudine e malinconia, sullo sfondo della bellezza di una natura che non consola. È la storia di un ufficiale postale che da Calcutta viene mandato in una zona rurale, nei pressi di una piantagione d'indaco e di uno stagno verde e limaccioso, nel bel mezzo di un folta vegetazione. L'ufficiale dall'animo metropolitano soffre intensamente di solitudine, ma alla sera trova la compagnia di Ratan, una orfanella che lo aiuta in cucina e a cui lui insegna a scrivere. La nostalgia della città e la vita in un posto insalubre indeboloscono l'ufficiale postale, che sceglie d

Le pietre maledette

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di Rabindranath Tagore Le pietre affamate che divorano storie umane Continuo con il mio revival tagoriano in preparazione al River to river . Dopo La casa e il mondo , ho riletto anche alcuni racconti, in particolare quelli della raccolta Le pietre maledette , in attesa di vedere il film di Tapan Sinha , tratto dal racconto che dà il nome alla raccolta ( Kshudita Pashgan in bengalese, The Hungry Stones nella traduzione inglese, che si può leggere qui ). Tagore, forse da noi conosciuto principalmente come poeta, fu un prolifico autore di racconti,  fin da molto giovane: scrisse il primo racconto a 16 anni e i suoi primi lavori furono pubblicati nella rivista per bambini Balak. Gli anni Novanta dell'Ottocento furono un periodo dorato per la sua produzione di racconti e Le pietre maledette sono di questo periodo, del 1897.   Il racconto in questione è una ghost story tutta indiana. Un narratore anonimo incontrato sul treno racconta la sua storia: si trasfer

La casa e il mondo

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di Rabindranath Tagore Avete visto il programma del River to river , il festival di cinema indiano che ogni anno agli inizi di dicembre si tiene a Firenze? Quest'anno io ci sarò, anche perché c'è un interessante "focus su Tagore". Anche perché vorrei recuperare, visto che quest'anno mi sono persa tutti gli eventi a Calcutta per il 150esimo della nascita di Tagore, di cui però mi hanno prontamente mandato notizie e impressioni, riuscendo così a farmi impazzire dalla nostalgia. Uno dei film che saranno proiettati è di Satyajit Ray, girato nel 1984 e tratto da un romanzo di Tagore, Ghare Baire (La casa e il mondo) del 1915. Ho riletto il romanzo in questi giorni per l'occasione e quindi eccomi qui a consigliarvi di leggerlo (anche se non sarete al River to river !). Con una sola avvertenza: lo stile di Tagore, ai nostri occhi moderni, ha un ritmo lento, un sapore antico, fatto di sospiri e di discorsi sentimentali, molto poetico, totalmente

Paura del vuoto

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di Raj Kamal Jha  La scorsa settimana stavo cercando di raccontare a un'amica il libro che stavo leggendo e la sua reazione è stata: "ah, ho capito, non è un libro normale, è un libro strano!" E in effetti è proprio così, questo è un libro strano. Piccola parentesi (si era capito che mi piacciono le parentesi?): ogni volta è straordinario notare che quando racconto agli altri quello che sto leggendo, loro capiscono di quel libro che non hanno mai letto molto più di me.  Chiusa piccola parentesi. Paura del vuoto è " strano " perché intreccia tre storie apparentemente indipendenti con rimandi e indizi, con specchi di personaggi immaginari che in realtà sono reali, con sogni che si riflettono da una storia all'altra e ricordi che stanno nel passato ma che forse sono il presente.  Strano perché c'è un narratore che vola sopra un corvo e personaggi con nomi simmetrici (Rima e Amir, Mala e Alam) che si chiamano e richiamano, perché c