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Visualizzazione dei post da 2016

Ritorno in India

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di Anand Giridharadas La storia non è nuova. Anand Giridharadas è nato negli Stati Uniti da genitori emigrati in India e, a un certo punto della sua vita, nel 2003, decide di tornare (o meglio, di andare) in India a vivere e a lavorare, in risposta a una chiamata che l'India sembra fargli (il titolo originale è India calling, pubblicato nel 2011). Potrebbe essere la storia di Suketu Mehta o, più recentemente, di Rana Dasgupta, ma mentre questi si focalizzano principalmente sulle "loro" città (Mumbai e Delhi), Anand Giridharadas osserva i cambiamenti in tutta l'India. L'India che fino ad allora aveva conosciuto, tramite brevi soggiorni a casa dai parenti, era una nazione indolente, tranquilla e pigra, dove tutto era stabilito dalla famiglia e dalla tradizione, dove niente era lasciato alla libera iniziativa del singolo, dal matrimonio alla vita professionale. Ora trova invece l'India nel grande cambiamento economico, che non è solo materiale,

Non solo India: a zonzo con 6 libri in Armenia, Georgia e Azerbaigian

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Questa estate ho fatto un viaggio nelle tre ex-repubbliche sovietiche del Caucaso: Armenia, Georgia e Azerbaigian. Posti strani, periferie del mondo ricchissime di storia e cultura, terre dove tutti si sono incontrati e soprattutto scontrati: turchi, russi, persiani.  Qui, nella categoria "Non solo India", vi parlo dei libri che ho letto per documentarmi, prima e dopo il viaggio: sono saggi e romanzi che consiglierei a tutti, indipendentemente dall'interesse di un viaggio nel Caucaso. 1.   Varujan Vosganian, Il libro dei sussurri  ( traduzione di Anita Natascia Bernacchia, Keller 2011) Anche se dell'Armenia non ve ne può fregar di meno, dovete leggere assolutamente questo libro. L'autore è un armeno di Romania e nel Libro dei sussurri racconta la storia del popolo armeno attraverso racconti d'infanzia, aneddotti, personaggi, storie familiari e spunti geografici. Una storia che deve essere sussurrata , non può essere né urlata né raccont

Calcutta

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di Shumona Sinha La maggior parte dei libri che popolano questo blog sono scritti originariamente in inglese. Alcuni nelle lingue indiane, e poi tradotti in inglese (o più raramente direttamente in italiano). Qui invece passiamo a una lingua nuova: il francese. L'autrice di Calcutta è infatti Shumona Sinha, nata  nel 1973 a Calcutta ed emigrata a Parigi nel 2001. Shumona Sinha ha scelto di scrivere in francese, invece che nella sua lingua madre (il bengalese) e questo è il suo secondo romanzo pubblicato in Italia, dopo A morte i poveri! E' un libro di ricordi, narrato in prima persona dalla protagonista, Trisha, una giovane donna bengalese che torna a Calcutta dopo molti anni vissuti in Francia per assistere alla cremazione del padre.  I ricordi, gli oggetti e l'atmosfera della vecchia casa in cui abitava con i genitori riportano Trisha ai tempi dell'infanzia, e la fanno ripercorrere la storia del padre, militante comunista nello Stato indiano (

La fabbrica della speranza

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di Lavanya Sankaran Servitore e padrone, speculazione edilizia, divario incolmabile fra persone che vivono fianco a fianco, luci e ombre della "nuova India" e dello sviluppo economico. Questa Fabbrica della speranza potrebbe ricordare i libri di Aravind Adiga, come per esempio La tigre bianca o L'ultimo uomo nella torre : i temi sono gli stessi. Ma qui non c'è il tono satirico e cinico tipico di Adiga e soprattutto il messaggio è decisamente positivo: basta comportarsi bene, sapersi arrangiare nell'incertezza, lavorare duro senza cedimenti, avere speranza... e tutto si aggiusterà, anche di fronte a problemi che a prima vista potrebbero sembrare insormontabili. In questo romanzo seguiamo una doppia storia: quella di Anand, imprenditore di Bangalore e proprietario di una industria automobilistica, e quella di Kamala, una delle sue domestiche. I due si incontrano raramente, anche se alcune vicende influiranno sulla vita dell'uno e dell

L'ombra della montagna

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di Gregory David Roberts Dopo il successo planetario di Shantaram , Gregory David Roberts ha impiegato 10 anni per scrivere il seguito. Più volte annunciato e poi rimandato, è finalmente arrivato in libreria alla fine del 2015, con il titolo L'ombra della montagna . Ora.  Sapete che io non sono una grandissima fan di Shantaram. Quindi forse non sono neanche la persona giusta per dire la mia su questo attesissimo seguito, ma non posso mica far finta di niente. E quindi ecco i miei due cents sull' Ombra della montagna . Di Shantaram avevo amato moltissimo la capacità di coinvolgerci e di portarci in luoghi dell'India e del mondo impensabili per noi comuni mortali: il carcere, lo slum, un bordello, la mafia, la guerra in Afghanistan. Avevo amato la personalità di Gregory Roberts, e quindi di riflesso anche quella del suo romanzo, il suo essere eccezionale e sempre sopra le righe, capace di tutto e di più: il nostro protagonista e narratore è quasi un su

Le torri del silenzio

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di Cyrus Mistry Con Le torri del silenzio entriamo nella piccola comunità indiana dei parsi, la minoranza di fede zoroastriana arrivata dalla Persia nell'Ottavo secolo. Una società dalle regole rigide, che ha sempre cercato di non farsi contaminare dalla maggioranza indiana e preservare il più possibile le sue tradizioni. (Se vi interessa saperne di più sulla loro storia, potete leggere questo mio articolo su India In Out ) Il romanzo di Cyrus Mistry ci porta all'interno di quello che è forse l'aspetto più famoso della comunità parsi: i riti funerari. La tradizione parsi impone di dare in pasto agli avvoltoi i cadaveri dei defunti, e le torri del silenzio sono appunto i luoghi designati per questo rituale. Gran parte della narrazione si svolge a Bombay nell'India degli anni Quaranta, subito prima dell'Indipendenza, anche se c'è una parte in cui il narratore rievoca la sua infanzia e una in cui arriva ai giorni nostri, come una specie di epilogo.

La trilogia dell'oppio: caro Amitav...

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Caro Amitav, sei un mare in tempesta, un fiume un piena, un diluvio universale.  La tua trilogia dell'oppio è un mare di parole, un fiume di storie, un diluvio di immaginazione. Con il tuo mare di parole , mi hai conquistata con la storia di Deeti e Kalua intrecciata a quella della coltivazione dell'oppio.  Alla fine sono rimasta lì, in mezzo all'Oceano, con un piede sulla Ibis e uno su una scialuppa di salvataggio, nel bel mezzo di una tempesta. Per tre anni.  Nel tuo fiume di storie , pensavo di rincontrare anche la storia di Deeti, ma presto ho capito che la storia era più grande, più lunga e più complessa, e alla trama bisognava intrecciare nuovi fili, nuove storie, perché l'oppio è più grande di tutto, porta fino in Cina. E infine, mi hai scaraventato addosso il tuo diluvio di immaginazione, portandomi nel cuore della guerra dell'oppio, nel mondo militare dei sepoy, proprio al centro delle battaglie navali. E alla fine di tutto qu

The storyteller's tale

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di Omair Ahmad Siamo a Delhi nel diciottesimo secolo, quando la città viene invasa e devastata dagli eserciti afghani di Ahmad Shah Abdali. Ma mentre la guerra imperversa con distruzione e morte, c'è un duello più sottile, una battaglia più raffinata che viene condotta con armi più affilate. È la battaglia del raccontare storie. In questa piacevole novella di Omair Ahmad, infatti, saper raccontare una storia significa avere un'occasione di riscatto.  La cornice narrativa è quella di un Narratore, di un Cantastorie (lo Storyteller del titolo), che non ha altro nome se non quello dato dal suo particolare mestiere: il cantastorie, appunto.  Un mestiere che gli permette di sbarcare il lunario a Delhi, di certo senza arricchirsi: tutto quello che possiede sono "le sue storie, la sua libertà e, di fronte, una strada da percorrere". E anche una piccola casa, che però viene distrutta dalla furia del saccheggio degli invasori, così che non gli ri

Delhi

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di Rana Dasgupta "La nostra città è fatta di aggressività, rabbia, disuguaglianza, corruzione ed egoismo. Di consumismo e di centri commerciali." Così viene descritta Delhi da una delle persone intervistate in questo libro .  Ammetto che Delhi non mi ha mai affascinato. Mi sono innamorata di altre città indiane, ma di Delhi non c'è stato verso. Mi sono sempre chiesta che cosa avesse fatto di male la capitale indiana per lasciar indifferente me, che pure adoro le metropoli asiatiche.  Questo libro mi ha aiutato a capirlo, anche se non mi ha convinto del tutto. Rana Dasgupta nel suo reportage su Delhi si prefigge l'obiettivo di raccontare il cambiamento della capitale dopo le liberalizzazioni del 1991 promosse dall'allora Ministro delle Finanze Manmohan Singh (in seguito primo ministro), che hanno fatto passare la città, e tutta l'India, da un'economia chiusa di ispirazione socialista a una neoliberista aperta agli investimenti strani

Squame

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di Clara Nubile La vita è ovunque, in India. Nelle baraccopoli, che fanno "ciao ciao" con la mano quando ci si passa accanto in treno. Nel monsone, che "ci spia dal balcone ". Nel cielo, che "si trucca con bacche e cardamomo ".  Tutto è vivo. Non si capisce se sia la natura a imitare l'uomo o viceversa, ma forse questa distinzione non ha senso: tutto è metamorfosi, ogni parola è una metafora. Le persone e le cose che popolano il mondo sono semplicemente una mimesi degli stessi identici sentimenti, precari e clandestini. E Bombay, di questa India, ne è l'anima: una città ammaliante e crudele. Una città di sigarette, corvi, cemento, mendicanti, clacson, fantasmi, dove ci si smarrisce in un tramonto color zucca e ci si ritrova in un urlo di maledizione. Una città che sa di nostalgia, anche quando ci sei dentro. Soprattutto quando ci sei dentro: la nostalgia del presente che sta in ogni istante diventando passato. 

Storie d'amore indiane

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a cura di Sudhir Kakar L'incontro fra un uomo e una donna, un tempo marito e moglie e ora divorziati e risposati, nella sala d'attesa di una stazione ferroviaria.  La lotta, fisica e intellettuale, fra i 5000 anni di tradizione induista e gli assorbenti interni. Il tradimento di una giovane moglie che ha sposato il proprio marito solo perché non c'era altro di meglio da fare. La povertà di una giovane vedova che vive accanto a un crematorio con i suoi figli. Un marinaio che parte per mare solo quando la moglie rimane incinta, in modo che non lo tradisca.   Era da tanti anni che avevo questo libro in lista d'attesa e finalmente mi sono decisa.  Era rimasto un po' indietro perché, nonostante l'entusiasmo iniziale per il fatto che le storie fossero scritte in varie lingue indiane e non in inglese, la faccenda delle storie "d'amore" mi aveva un po' frenato. E anche il fatto che, come sapete, non sono una gran lettrice di rac