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Al tempo della Partizione

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di Moniza Alvi È un poema che si legge un romanzo, con una narrazione dal ritmo incalzante, che si divora tutto di un fiato, per poi tornare a rileggere per assaporare meglio le immagini e le piccole parole capaci di disegnare interi mondi.  Sono versi asciutti, veloci, minimali, che riescono con poco a descrivere molto, moltissimo, anche troppo. Che conquisteranno anche chi non è abituato a leggere poesia.  Moniza Alvi è una poetessa nata a Lahore nel 1954 da padre pakistano e madre inglese, e arrivata a pochi mesi in Inghilterra. Il suo  Al tempo della Partizione , pubblicato in Gran Bretagna in lingua inglese nel 2013, è una sorta di resa dei conti della sua vicenda familiare, che affonda le radici in uno dei momenti più assurdi della storia del subcontinente: quello della Partizione. Nel 1947 India e Pakistan diventano due nazioni indipendenti e i politici tracciano la linea del loro confine. La nonna di Moniza Alvi è musulmana e abita a Ludhiana, in India; è costretta ad attravers

L'anno dei fuggiaschi

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di Sunjeev Sahota  È uno di quei libri che ho letto di notte.  Di quelli che si iniziano alla sera prima di dormire con l'idea di leggere qualche pagina e ci si ritrova dopo un centinaio di pagine alle due di notte che ancora non si riesce a staccare.  È uno di quei libri pieni di disgrazie, di mancanza di umanità, di persone ai margini che subiscono ogni tipo di ingiustizia.  Eppure, in questa mancanza di umanità, quanta umanità hanno i personaggi! Ti ci affezioni e diventano come tuoi fratelli, non riesci a smettere di pensare a loro, anche di giorno, di preoccuparti per loro e per le loro sventure.  La storia è quella di tre giovani indiani emigrati in Inghilterra, ognuno con una lunga vicenda alle spalle, ambientata in India e ampiamente raccontata, tanto che ogni storia "indiana" potrebbe essere un romanzo a sé. Il più fortunato e benestante ha "solo" il problema della malattia del padre che non può più lavorare per il governo indiano, mentre a quello più s

Pakistan Graffiti

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di Shandana Minhas Il ritmo incalzante del traffico di Karachi, l'immediatezza dei graffiti e delle scritte dipinte sul retro dei risciò, il tono graffiante e metropolitano di una città che è "una puttana costruita da uomini e governata da uomini per soddisfare uomini". Tutto questo nel racconto in prima persona di una giovane donna in coma dopo un incidente automobilistico per le strade di Karachi, "con la sua miriade di fragranze, i vecchi armoniosi edifici e nuovi sfacciati caseggiati, i rari vialoni che elemosinano velocità, quella città che una volta appariva così bella e vibrante, così elettrizzante e piena di lusinghe, che sembrava diventata minacciosa e sordida". Della protagonista del libro che ci racconta la sua storia,  Ayesha Siddiqui,  impareremo a capire tutto, un po' alla volta.  Dal coma, senza alcun controllo sul corpo ma con la mente lucida, sarà lei a dirci tutto: ripercorreremo la sua vita e impareremo ad apprezzare la su

L'Isola dei fucili

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di Amitav Ghosh L'ultimo libro di Amitav Ghosh, L'Isola dei fucili , è la continuazione reale e ideale del romanzo Il paese delle maree del 2004. Reale, in quanto i personaggi sono proprio gli stessi, fotografati anni dopo la vicenda descritta nel Paese delle maree . I deale perché è la storia parte dai cambiamenti avvenuti nelle  Sundarban, l'enorme ecosistema alla foce del Gange che si sviluppa  in un labirinto di corsi d'acqua, isole, canali e foreste di mangrovie. (Non preoccupatevi però: anche se non avete letto il Paese delle maree , potete tranquillamente leggere L'Isola dei fucili senza che vi manchino dei pezzi.) Ma il nuovo romanzo è soprattutto il seguito ideale della Grande cecità , il saggio del 2016 in cui Ghosh rimprovera alla cultura di non saper parlare dei cambiamenti climatici e di non essere stata capace di costruire un immaginario forte su questo tema (anche se, a distanza di tre anni, l'immaginario è già molto cambiato). N