Il mio ragazzo

di R. Raj Rao

Yudi, giornalista freelance quarantenne, rimorchia "il suo ragazzo" nei cessi pubblici della stazione di Churchgate a Bombay, mentre è alla ricerca di qualche bel maschio in grado di soddisfarre i suoi appettiti (omo)sessuali.
Ma l'incontro si trasforma presto in una storia d'amore tra i due, anche se, più precisamente, è in realtà Yudi che del giovane conosciuto per caso si innamora perdutamente.

Yudi è un intellettuale di casta bramina, che vive da single in un appartamento in periferia a Bombay, va a mostre e appuntamenti, scrive articoli e nella sua eterofobia (si può dire? sul dizionario non c'è) schifa del tutto le donne, mentre Milind, "il ragazzo", è un giovane intoccabile che lavora come facchino e vive in una squallida stanza con i genitori e  i numerosi fratelli.

Le differenze di casta vengono annientate dalla loro omosessualità: in pratica essere gay equivale per entrambi a essere fuori casta. Al contrario la differenza fra le loro condizioni sociali, economiche e di età sarà invece ben più profonda e decisiva e porterà problemi e risentimenti nella loro sbilanciata relazione.

Il romanzo è piacevole, leggibile, vivace e i suoi personaggi chiedono, e ottengono, simpatia immediata. 

Il motivo fondamentale per leggerlo è proprio il fatto che racconta una storia gay indiana che ci porta nel mondo omossessuale di Bombay degli anni Novanta con tutti i suoi problemi e le sue consuetudini.
Ci addentriamo così in questo mondo urbano, sotterraneo ma vastissimo, tra tolleranza e intolleranza, a fare i conti con i valori della società, la legge e i poliziotti ("i rapporti contro natura" erano un reato penale in India fino allo scorso luglio), le discoteche gay - anzi la discoteca, unica a Bombay e dal nome inequivocabile, Testosterone - le agenzie di modelli, gli approcci nei bagni pubblici, nei parchi e nelle carrozze dei treni sempre affollati, le minacce con relative estorsioni di contanti e i conseguenti pestaggi.

Fino ad arrivare, in mezzo a questo mondo così fisico e maschile, a quei sentimenti che sono indipendenti dall'essere omossessuale, eterosessuale o altro, indipendenti dalla nazione, dalla casta o dalla condizione sociale: la forza totalizzante dell'amore e l'incurabile dolore delle sue ferite.

Commenti

  1. Grazie Silvia, il romanzo mi incuriosiva parecchio. Mi pare decisamente interessante. Ho appena letto un libro di Neel Mukherjee in cui il protagonista è nei fatti gay, ma non riesce a sviluppare un'identità omosessuale e resta nei bagni pubblici. Credo proprio che leggerò anche questo. Una sola notazione scettica: capisco che essere gay possa annullare le differenze di casta a Bombay, ma annullare così le differenze socioeconomiche mi pare un po' da fiaba...

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  2. Ciao Alessandro,
    il libro di cui parli è Past Countinous? Io ho appena ordinato l'altro suo libro, A life apart.
    Evidentemente ho scritto male: le differenze socioeconomiche non vengono annientate, al contrario persistono e sono un enorme problema nella relazione fra i due. Grazie per avermelo detto: ora cambio la frase in modo che si capisca un po' meglio!

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