Kamala Das

È da un po’ che volevo tornare dove per me tutto iniziò, in Kerala, e scrivere di Kamala Das, poetessa e scrittice in inglese e in malayalam.
Volevo tornare in quella calda mattina all’università di Calicut, passata a parlare per ore con Sreeta, una dottoranda immersa nei suoi studi sui poeti contemporanei del Kerala. Ricordo che Sreeta mi disse: se ti potessi fare un solo nome, fra tutti i miei poeti, senza dubbio sarebbe quello di Kamala Das.

Mi è giunta solo ora la notizia che la poetessa indiana è morta domenica scorsa, il 31 maggio, a 75 anni, in un ospedale di Pune.
Nata in Kerala nel 1934 da una famiglia indù, Kamala Das venne data in sposa a 16 anni a cugino più anziano di lei con cui si trasferì a Calcutta. Personalità controversa e rivoluzionaria, descrive nei suoi racconti e nelle sue poesie le emozioni intime e intense di una donna indiana in una società in cui è difficile poter parlare dei propri sentimenti.
Nel 1999 si è convertita all’Islam, fra critiche e scalpore.
In italiano è stato pubblicato La mia storia, in cui racconta in forma autobiografica l'esperienza traumatica del matrimonio e della scoperta dell'amore e del sesso, libro che in India l'ha fatta amare e odiare.

Ecco qui una delle sue poesie scritte in inglese, dalla raccolta Summer in Calcutta del 1965 (la traduzione italiana è da Poeti indiani del Novecento di lingua inglese, a cura di Shaul Bassi).


Una presentazione


Non ne so di politica ma so i nomi
Di quelli al potere, e posso ripeterli come
I giorni della settimana, o i nomi dei mesi, cominciando da
Nehru. Sono indiana, molto scura, nata nel
Malabar, parlo tre lingue, scrivo in
Due, sogno in una. Non scrivere in inglese, dicevano,
L'inglese non è la tua lingua madre. Perché non lasciarmi
In pace, critici, amici, cugini in visita,
Voi tutti? Perché non lasciarmi parlare
In tutte le lingue che voglio? La lingua che parlo
Diventa mia, le sue distorsioni, le sue stranezze
Tutte mie, mie soltanto. È mezza inglese, mezza
Indiana, bizzarra forse, ma è onesta,
È umana come io sono umana, non
Capite? Dà voce alle mie gioie, ai miei desideri, alle mie
Speranze, e mi è utile come il gracchiare
Ai corvi o il ruggire ai leoni,
Sono parole umane, parole della mente che sta
Qui e non lì, una mente che vede e sente e
Veglia. Non le sorde, cieche parole
Di alberi nel temporale o di nuvole monsoniche o pioggia o gli
Incoerenti mormorii della sfavillante
Pira funeraria. Ero bambina, e più tardi
Mi dissero che ero cresciuta, perché ero alta. Le mie membra
Si riempivano e in uno o due posti spuntavano peli. Quando
Chiesi amore, non sapendo che altro chiedere
Lui si portò una ragazzina di sedici anni nella
Camera da letto e chiuse la porta. Non mi picchiò
Ma il mio triste corpo di donna si sentì così picchiato.
II peso dei miei seni e del mio ventre mi schiacciava. Mi feci piccola
Miseramente. Allora... m'infilai una camicia e i
Pantaloni di mio fratello, mi tagliai i capelli corti e ignorai
Il mio essere donna. Mettiti il sari, sii ragazza,
Sii moglie, dicevano. Sii ricamatrice, sii cuoca,
Sii litigiosa con la servitù. Adeguati. Oh,
Assimilati, urlavano i categorizzatori. Non sederti
Sui muri e non sbirciare attraverso le tende di pizzo.
Sii Amy, o sii Kamala. O, meglio
Ancora, sii Madhavikutty. È ora di
Sceglierti un nome, un ruolo. Non far la finta tonta.
Non giocare alla schizofrenica o fare la
Ninfo. Non piangere a voce vergognosamente alta quando
Gli amanti ti lasciano... Ho incontrato un uomo, l'ho amato. Non
Dategli un nome, egli è ogni uomo
che desidera una donna, come io sono ogni
Donna che cerca amore. In lui... la famelica fretta
Dei fiumi, in me... l'instacabile attesa
Dell'oceano. Chi sei, domando a tutti quanti,
La risposta è, sono io. Ovunque e
Dovunque, vedo quello che si chiama
Io; in questo mondo, egli è saldo al suo posto come
La spada nel fodero. Sono io che bevo solitarie
Bibite a mezzogiorno, a mezzanotte, in alberghi di ignote città,
Sono io che rido, sono io che faccio l'amore
E poi provo vergogna, sono io che giaccio morente
Con un rantolo in gola. Sono peccatrice,
Sono santa. Sono l'amata e la
Tradita. Non ho gioie che non siano tue, non
Dolori che non siano tuoi. Anch'io chiamo me stessa io.

Commenti

  1. Segnalo anche questo tributo sulla Literary Review di The Hindu:
    http://www.hindu.com/lr/2009/06/07/stories/2009060750010100.htm

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  2. Ciao Silvia,
    questa poesia mi e' piaciuta moltissimo!
    Ho scoperto il tuo blog la settimana scorsa quando, dopo aver finito di leggere "Le dodici domande" mi sono messa a cercare qualche informazione in piu' sul libro. Purtroppo anch'io non ho quasi nessuno con cui condividere le mie passioni letterarie percio' spesso mi confronto silenziosamente con le critiche o i commenti che trovo in rete! Oggi ho finito di leggere tutti i tuoi post e grazie a te la mia lista di libri da comprare si e' allungata notevolmente! Continuero' a farti visita!

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  3. Grazie, mi fa molto piacere che tu sia approdata alle sponde di questo blog e ci sia qualcun altro con cui condividere libri e letture!
    Ma dimmi, ti è piaciuto "Le dodici domande?"

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  4. Si', mi e' piaciuto, piu' del film. Dopo aver visto "Slumdog Millionaire" al cinema mi e' stato consigliato il libro che mi ha sorpreso molto perche' cosi’ diverso dal film. L'ho trovato piu' coinvolgente e anche, in un certo senso, piu’ credibile. La trama del film non mi aveva convinta, mentre nel libro tutto ha una sua logica. Anch'io come te non lo considero un capolavoro pero' racconta una bella storia.
    Ho amato di piu’ “Il Dio delle Piccole Cose” di Arundhati Roy. L’ho letto in inglese qualche anno fa e sono rimasta affascinata dallo stile della scrittrice. Mentre lo leggevo mi sono chiesta come fosse in italiano. Poi l’ho consigliato ad un’amica che l’ha comprato ma mi ha confessato di non essere riuscita a finirlo perche’ non le piaceva…ci sono rimasta male! Invece mi ha fatto piacere leggere di quanto tu sia affezionata a questo libro!

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  5. Direi allora che le nostre idee su libro e film coincidono quasi perfettamente!

    Il Dio delle Piccole Cose è stato tradotto benissimo anche in italiano (traduzione di Chiara Gabutti), lo stile intenso di Arundhati Roy è stato reso benissimo.
    Anche io ho sentito molti che l'hanno iniziato e poi l'hanno piantato lì, e molti altri invece che ne sono entusiasti. Forse è uno di quei libri che o si amano o si odiano, senza vie di mezzo.
    Non l'ho più riletto dopo essere stata in India... chissà come sarebbe a rileggerlo ora: quasi quasi...

    Ciao!

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  6. Ci credi che ieri, mentre ti scrivevo, e' venuta voglia pure a me di rileggerlo? Stamattina l'ho messo in borsa e durante il tragitto in metropolitana e autobus sono gia' riuscita a rileggere qualche pagina!

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  7. Mi fa piacere!
    Ora tocca rileggerlo anche a me (come se non bastasse la lunghissima lista di libri non ancora letti in attesa!)

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  8. La poesia di Kamala Das mi è piaciuta tantissimo: forte e onesta.
    Un saluto.

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  9. ciao!sn ilaria, vent anni, studio all ORIENTALE di napoli lingua e letteratura hindi...mi piace un sacco il blog, soprattutto quuello su mumbai...mi piacerebbe fare due chiacchiere!aggiungimi su msn se lo usi:galexia2@tele2.it
    il mio pc fa problemi x lasciarti commenti quindi perdonami se non si capisce molto
    un bacione!

    RispondiElimina
  10. Ciao Ilaria,
    ti ringrazio, e beata te che hai la possibilità di studiare hindi!
    Non uso msn, ma se vuoi possiamo sempre sentirci per email.

    RispondiElimina
  11. non posso che ringraziarti per aver dato un lauto pasto alla mia conoscenza...

    non sai se esistono link dove è possibile sentirla recitata in hindi?

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  12. Perdonami, non ti darò questa volta un lauto pranzo, forse solo uno stuzzichino!

    In hindi non saprei: lei scriveva in inglese e in malayalam (sua lingua madre), quindi se c'è qualcosa in hindi è tradotto.

    Ho trovato invece questo video in malayalam, dove vengono anche recitati in malayalam e in inglese dei pezzi di una sua poesia, Ya Allah. E' una poesia che ha scritto dopo la sua conversione all'islam (io però preferisco le sue poesie degli anni '60), di cui puoi trovare qui una traduzione.

    Comunque ho sguinzagliato i miei amici alla ricerca di brani suoi recitati, ti farò sapere!

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  13. Grazie Silvia...
    In effetti ero rimasto un po' distratto sulla sua lingua madre...

    Nei posti che vado a visitare nel centro dell'India si parla Hindi ma le persone che frequento là, originarie del Kerala, fanno un miscuglio tremendo...

    Corro a vedere il video...
    E poi farò una scorpacciata del tuo blog!

    P.S. posso rubarti la mail?

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  14. Infatti a proposito la stessa Kamala Das scrive nella poesia: "parlo tre lingue, scrivo in
    due, sogno in una."

    I miei amici keraliti invece non parlano proprio una parola di hindi.

    E in effetti la situazione linguistica in India non è propriamente lineare...
    Me ne sono resa veramente conto una volta a Goa con un amico del Kerala: cercavamo di comunicare con una donna dell'albergo dove eravamo.
    Le hanno provate tutte: malayalam, tamil, hindi, konkani, inglese, marathi. Non c'era una lingua comune a entrambi, alla fine si sono messi a comunicare a gesti.

    La mia email la trovi cliccando sul mio profilo (non la scrivo per esteso non per fare la preziosa ma perché l'ultima volta che l'ho fatto sono stata bombardata da centinaia di email di spam).

    Allora buon appetito per la tua scorpacciata! Serviti pure!

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  15. Ciao Silvia,
    ho trovato questo tuo blog proprio durante una ricerca su Kamala Das, che ho scoperto proprio leggendo questa poesia e mi ha attirato tanto che sto pensando di fare la mia tesi di laurea proprio su di lei (in letterature di lingua inglese)..
    il tuo blog è interessantissimo, anche perchè l'india mi ha sempre affascinato ma è un mondo a cui mi sto avvicinando da poco..Poi io adoro leggere, e le tue recensioni sono così appassionate che fai venire voglia di leggerli tutti..
    se hai qualche consiglio da darmi su dove trovare del materiale utile per le mie ricerche fammi sapere per favore, sarebbe un grande aiuto!! ( Soprattutto non so come fare per trovare i libri di poesie, l'autobiografia c'è..)
    Grazie!! :)
    Continuerò a visitare il tuo blog per nuovi spunti.. Angelica

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  16. Cara Angelica,

    complimenti per l'idea della tesi (se poi deciderai veramente di farla su di lei, fammi sapere)!
    Su Kamala Das in italiano, che io sappia, trovi appunto solo "La mia storia" e qualche poesia o racconto in antologie varie (per esempio quella di cui parlavo sui poeti indiani del Novecento da cui ho preso la poesia, o in "Femminile plurale", ed. La rosa).

    In inglese invece trovi un po' di tutto e ordinando libri on-line ti puoi procurare molte delle sue raccolte di poesie.
    Se vuoi, se mi scrivi per email, posso anche darti l'email di Sreeta, la ragazza indiana che ha fatto un dottorato su di lei, sperando che negli anni non abbia cambiato indirizzo.

    Grazie e torna a trovarmi!

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  17. molto bella e molto forte... in che anno è stata scritta?

    ciao e complimenti per il blog,

    Sofia

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  18. Ciao Sofia, benvenuta!
    La poesia è uscita nella raccolta Summer in Calcutta nel 1965.

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