La ragazza del mio cuore

di Buddhadeva Bose (1908-1974)

Se una notte d'inverno quattro viaggiatori

I ricordi della felicità passata sono tristi o lieti?

Nessuno dei quattro personaggi di questo romanzo risponde in modo esplicito a questa domanda.
Nessuno risponde, ma ognuno invece inizia a raccontare una storia per vincere il gelo, il sonno e la notte della sala d'aspetto della stazione di Tundla, dove si incontrano per caso quattro viaggiatori bloccati da una interruzione della linea ferroviaria, in attesa del mattino e del prossimo treno.

La risposta, che corre nei fili che collegano le storie raccontate dai viaggiatori, è proprio come la  lettura stessa del libro: triste e lieta, malinconica e romantica, ma anche semplice e colloquiale nel descrivere quattro storie, tutte maschili, delle pene d'amor perdute di altri tempi, quando si era giovani e l'amore divorava il cuore, quando bastava uno sguardo per sentirsi svenire e fremere, quando bastavano le parole frettolose scambiate una sera per immaginare un mondo impossibile fatto di figure femminili distante e irraggiungibili, quasi impossibili anche solo da immaginare.

L'autore della Ragazza del mio cuore è Buddhadeva Bose, grande scrittore e poeta in lingua bengali del Novecento. Il romanzo, pubblicato in India nel 1951 con il titolo Moner Moto Meye, è stato tradotto in inglese nel 2009 (con il titolo My kind of girl) e da lì ritradotto in italiano.


Il passaggio delle traduzioni non ha cancellato una diversità di linguaggio fra le varie storie raccontate da personaggi molto diversi: un imprenditore, un medico, un funzionario governativo e uno scrittore.

Anche gli amori descritti sono tutti diversi, alcuni realizzati, altri solo sognati, altri respinti con disprezzo, ma tutti accomunati da un gusto d'altri tempi, dal sapore ottocentesco (o forse addirittura settecentesco) di certi romanzi romantici europei.
Sempre che poi abbia un senso fare paragoni con la letteratura europea; sapendo però che l'autore tradusse Baudelaire, Hölderlin e Rilke in bengali, ci si potrebbe sbizzarrire con richiami e analogie.

Ma quello che oggi ci può far innamorare di questo libro, che si legge in meno di due ore con grande trasporto e commozione, è la descrizione di quel "male d'amore", che appartiene di sicuro ai bei tempi andati, non solo a quelli dell'India degli anni Trenta delle storie dei protagonisti, ma anche a quelli delle nostre adolescenze che sono ormai dolce e doloroso ricordo, lieto e triste insieme. 

Commenti

  1. Silvia, grazie per i tuoi post, sono sempre preziosi... questo libro mi incuriosisce molto, moltissimo

    un bacione

    c.

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  2. Grazie Silvia, lo voglio assolutamente leggere, il connubio letteratura indiana-letteratura occidentale del 7 o 800 è irresistibile!

    ti dirò quando lo avrò letto.

    a presto,

    cris

    RispondiElimina

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