Il fiume dell'oppio

di Amitav Ghosh

Avevo lasciato i miei amati personaggi nel bel mezzo dell'oceano in Mare di papaveri.
Avevano persorso tante strade per ritrovarsi tutti nella stessa barca e in qualche modo presagivo che quell'oceano li avrebbe spinti nuovamente in universi divergenti, in un nuovo Big Bang di storie e di intrecci.

Sapevo anche dalle varie recensioni che il secondo romanzo della trilogia dell'oppio non avrebbe seguito tutti i personaggi del Mare di papaveri ma avrebbe preso nuove strade.
Sono stata molto felice di ritrovare Deeti (il mio personaggio preferito) nelle prime pagine, anche se ho subito capito che per il momento era parcheggiata a Mauritius e in questo frangente si sarebbero seguite altre storie.
Complessivamente però mi è dispiaciuto non sapere, almeno per ora (chissà nel terzo romanzo...), come è andata a finire per tutti gli altri.


Il Fiume dell'oppio infatti si potrebbe anche leggere senza aver letto la prima puntata della trilogia: il Fiume prosegue sì il cammino del Mare, ma più che - banalmente - quello della storia dei personaggi, quello dell'oppio. Dalle rive del Gange dove venivano coltivati i papaveri ci spostiamo ora nel cuore del commercio globale dell'oppio, che è poi il cuore dell'ecomonia e del capitalismo dell'Ottocento (e, con qualche cambiamento esteriore, di oggi).  

Dei vari personaggi, è Neel, il raja caduto in rovina, che seguiamo: finirà a lavorare per Bahram, il padre (illegittimo) del suo compagno di cella, un mercante parsi che vive tra Bombay e Canton. Sarà Bahram il protagonista di questo romanzo e scopriremo che tutta la strada di Neel da Calcutta alla scialuppa della Ibis ha lo scopo di farci approdare alla capitale dell'oppio, a Canton, in Cina.
Come a volte succede nei romanzi in cui è un luogo o una città a diventare il protagonista, il Fiume dell'oppio è il romanzo di Canton: quante volte nella lettura viene da pensare "sembra di essere lì!"
Sembra proprio di viverci, nella Canton del 1838-39, il cuore pulsante del commercio globale, "ultimo caravanserraglio" fra oriente e occidente, e ancora una volta luogo di mescolanza di razze, lingue, culture e nazionalità.

Grazie alle strepitose descrizioni che uno scrittore insieme preciso e fantasioso come Ghosh sa stendere su una tela ricchissima di dettagli, di Canton arriviamo a conoscere tutti i segreti: cibi, odori, luoghi rispettabili e vicoli malfamati, negozi e copisterie, factories e hong, case e strade di lascari o di ricchi commercianti.
E la lingua per descrivere tutto questo è, ancora, una lingua bastarda che riflette la convivenza di cinesi, indiani, americani, inglesi, olandesi.

In questa Canton respiriamo le tensioni e le dinamiche coloniali alla vigilia della prima guerra dell'oppio: una bilancia commerciale sbilanciata a favore della Cina spinge l'impero britannico a inventarsi una merce micidiale come l'oppio da vendere in oriente, sfidando tutti i divieti cinesi.

Di sicuro è una delle più belle ricostruzioni di cui abbia letto negli ultimi anni, e Ghosh ha cercato di presentarcela anche sotto occhi diversi da quelli dei commercianti d'oppio, attraverso le lettere di un pittore che scrive a Paulette (l'orfana francese del Mare, che naviga ancora per gli oceani in cerca di piante esotiche): è anche una Canton fatta di pittura, di nuovi orizzonti e di scambi artistici oltre a quelli commerciali.

Però mi chiedo: perché Mare di papaveri mi aveva emozionato molto di più?

Perché qui manca la tensione narrativa, il dinamismo della trama e la centralità dei personaggi che rendevano Mare di papaveri un perfetto equilibrio fra abilità narrativa, avventura, immaginazione letteraria, ricerca storica, psicologia dei personaggi, suspence e ricerca linguistica.
  
Equilibrio che ora si è leggermente sbilanciato verso la ricostruzione storica (che ripeto, è eccezionale, anche perché sa essere leggera, agile, sempre leggibile), a scapito degli altri fattori, in particolare dei personaggi.
Qui hanno tutti qualcosa di ingenuo e infantile, anche il protagonista Bahram, perdendo così un po' dello spessore che, pur nella leggerezza, li caratterizzava nel Mare (e mi chiedo se sia voluto per descriverli come dei bambini che giocano con i loro capitali e i loro traffici).

Il messaggio della globalizzazione di oggi che ha le sue radici nel passato, della presunta democrazia occidentale, della supremazia del diritto (quello di fare più soldi possibile) e del capitalismo è chiarissimo, importantissimo, attualissimo, ma fin troppo ribadito e abbondametente ripetuto nelle discussioni dei personaggi sul loro unico dio, il libero mercato (come dice Ghosh, erano discussioni davvero in voga al tempo: non ne dubito, ma avevamo perfettamente capito, già dal Mare).

Insomma, Il fiume dell'oppio è un gran bel romanzo, ma con qualche piccolo punticino in meno del suo predecessore.
E  a ogni modo, se fosse pronto il terzo (altri 3 anni?) lo leggerei domani.

Commenti

  1. Ciao Silvia!
    Complimenti per la tua recensione che mi trova perfettamente concorde.
    Anch'io, pur avendo apprezzato il secondo volume della saga di Gosh, non sono rimasta coinvolta come con "Mare di papaveri".
    Mi è piaciuta la storia narrata, specie la descrizione della vita ottocentesca cantoniana, ma mi sono mancati i personaggi del primo libro. Avrei voluto continuare a seguire le loro storie..
    Il "Fiume" mi è quasi sembrata un'enorme parentesi nella storia, una divagazione che ha poi finito per essere l'opera stessa.
    Mi chiedo come farà Gosh a riparare nel terzo volume.. Forse decidendo di non fare più una trilogia ma una tetralogia? Quasi quasi ci spero! ;)

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  2. ..ho il primo romanzo della trilogia e non vedo l'ora d'iniziarlo!!! Non ho letto tutta la tua recensione per non avere troppe anticipazioni, ma se ricordo bene ho preso spunto per il mio acquisto proprio tra le tue pagine...

    Ciao e buona giornata!

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  3. Dudu, hai ragione, dal punto di vista della rama sembra un'enorme digressione. Vedremo nel terzo, comunuque il finale lascia presagire che in qualche modo si ritorni ai personaggi d'origine (forse è solo una mia idea dettata dal fatto che vorrei sapere di Zachary, di Kalua ecc...)

    Betelgeuse: fammi sapere quando lo leggi, grazie!

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  4. Ho giusto finito di leggerlo domenica scorsa e la prima cosa che ho pensato teminata l'ultima riga e' stata: mi manchera' Canton! Infatti secondo me e' la citta' la vera protagonista del romanzo ma anch'io come te avrei voluto sapere di piu' sul destino degli altri personaggi. Pero' il libro mi e' piaciuto, e' scorrevole e decisamente ben scritto. Insomma, concordo con le tue impressioni e spero di non dovere aspettare cosi' tanto tempo per sapere come va a finire...

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  5. è vero: riesce ad essere molto scorrevole pur essendo molto minuzioso nelle descrizioni.
    a presto!

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  6. bentornata cara Silvia! io questo romanzo l'ho regalato a mia mamma, ma credo che a lei stia piacendo... domani approfondisco!
    Sono contenta di leggere ancora le tue belle recensioni!
    un abbraccio

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  7. Eh, già, scusatemi per l'assenza: è stato un periodaccio ma ora spero di recuperare...
    Fammi sapere che cosa ne pensa tua mamma!

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  8. Ciao Silvia, le tue recensioni mi sono mancate, ma finalmente eccoti qua. In questo periodo sto leggendo Mare di papaveri, il primo della trilogia, ed è appassionante e ben scritto! Peccato che il secondo non parli molto dei personaggi che abbiamo imparato a conoscere... Vediamo. Comunque è il primo di Ghosh che ho letto e davvero mi piace. (Lo metto per ora al terzo posto della classifica dei più belli, letti dopo una tua recensione!). Ti farò sapere quando avrò finito. Ancora grazie. Ciao

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  9. E infatti eccomi qua, scusate davvero l'assenza!
    Be', darei tempo a Ghosh ancora per un libro... chissà (e ne riparliamo, se vuoi, Gianni, quando sei arrivato alla fine di Mare di papaveri, a proposito di finali e di seguiti, ora non vorrei anticiparti troppo).

    Comunque mi fa molto piacere che ti stia piacendo: ma quali sono i primi due della classifica? Il ragazzo giusto e Giochi sacri?

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  10. Bentornata Silvia, anche a me sei mancata :-)

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  11. Ebbene sì! Giochi sacri e Il Ragazzo giusto sono al primo posto (ex aequo!). Letti entrambi grazie a una tua recensione. Ciao

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  12. Ma bene!
    Allora vedremo di allungare la lista della classifica! :-)

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  13. E' già piuttosto lunga! Ci sono I figli della mezzanotte, Hotel Calcutta, I sei sospetti, La tigre bianca, Dangerlok, Fiume di fuoco... per citare solo quelli che ho scoperto sul tuo blog. Per questo, grazie ancora!

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  14. Ciao, bello il tuo blog, su un argomento affascinante come la letteratura indiana. Da traduttrice, vorrei suggerirti di ricordare la persona che dà una voce italiana ad Amitav Ghosh (e non solo: anche ad Anita Desai, Vikram Chandra, Suketu Mehta, Satyajit Ray, Mahasweta Devi): la grande traduttrice Anna Nadotti.

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  15. Grazie per il commento!
    Hai ragione, raramente cito i traduttori, che sarebbero da citare sempre; in genere ne parlo se dico qualcosa in particolare sulla traduzione italiana di un libro.
    Anche perché cerco sempre di leggere in inglese (ma in questo caso no, il fiume dell'oppio l'ho letto in italiano...) e a volte non ho idea della traduzione italiana (allora metto sempre il link alla scheda del libro della casa editrice, dove ci dovrebbero essere tutte le informazioni).
    Farò tesoro del tuo consiglio (e Anna Nadotti è sicuramente una traduttrice fenomenale), grazie mille!

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  16. ... e Norman Gobetti, che ha lavorato con Anna Nadotti sia ai Papaveri sia al Fiume, anche se non compare mai in occasioni pubbliche. Una curiosità: secondo voi perché si intitola fiume d'oppio e non fiume di fumo, che sarebbe stata la scelta più ovvia (River of Smoke) e pure simpaticamente allitterativa?

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  17. sì, anche Norman Gobetti, bravissimo anche lui!

    Io ho semplicemente pensato che Fiume di fumo suonasse male.
    Secondo te?
    L'hai poi letto? Ovviamente sono curiosissima della tua opinione!

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    Risposte
    1. Sì l'ho letto e concordo con quello che scrivi. Ho incontrato l'autore a Torino e mi confermato che la trilogia non sarà una trilogia, ma potrebbe anche dilatarsi moltissimo (più di quattro volumi mi pare di capire).
      Come capitolo di un romanzo molto più ampio il Fiume mi sembra eccellente, un po' come la descrizione della peste nei Promessi sposi, o la storia della decimazione dei delfini da parte dei Khmer rossi nel paese delle maree: funzionano perché occupano una percentuale ragionevole dell'intero. Qui non sappiamo cosa sarà l'intero e pensando a una narrazione più breve, effettivamente ci lascia col desiderio di sapere cosa stia succedendo agli altri personaggi.

      Ho fatto pochissime ricerche su questo romanzo, ma quello che, ancora una volta, mi ha colpito è che a parte i protagonisti, non ci sono personaggi totalmente inventati: tutti dai mercanti di piante ai pittori ai mercanti americani e cinesi, e naturalmente il sovrintendente Lin, TUTTi sono personaggi storici, così come reali sono tutti i dettagli della fanqui town di Canton (ma questo ce lo si aspettava).

      MI hanno intrigato moltissimo le scene un po' arcane, che paiono andare verso il sovrannaturale, i fantasmi che Bahram vede. Gli ho chiesto come mai in un romanzo così realista avesse messo queste coincidenze e questi fantasmi e lui mi ha dato una risposta molto bella: il realismo si ispira alla vita non al calcolo delle probabilità. Nella vita accadono un sacco di coincidenze contro ogni probabilità e sono queste che sono più interessanti da raccontare.

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  18. Wow! Grazie!
    Fantastico sapere che la narrazione sarà più ampia di una trilogia, in questo in effetti fa vedere Il fiume in un'ottica diversa nell'insieme di un'opera più ampia...

    Interessantissimo il fatto dei fantasmi e del sovrannaturale,
    soprattutto in un libro così minuzioso di dettagli realistici.
    Mi è venuta ancora più voglia di leggere quello che verrà!

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  19. Anche secondo me è un bel libro, seppur diverso dal Mare di Papaveri. Il Mare racconta una storia, ci sono dei personaggi e c’è un intreccio di fatti appassionante… (Sono piuttosto d’accordo con chi ha scritto in altri post che l’intreccio del Mare di papaveri è fin troppo ‘facile’, al limite del commerciale. Però la descrizione del periodo storico, l’uso della lingua e tanti altri aspetti, ne fanno un racconto curatissimo e bello, almeno per me). Nel Fiume dell’oppio lo sfondo storico diventa protagonista, con la Cina, Canton, i commerci, la globalizzazione. E’ una cosa diversa dal primo libro, ma a me è piaciuto molto. Una volta superata la delusione di perdere (o quasi) personaggi come Deeti o Kalua, ci si immerge in una realtà appassionante, che ha tanto da dire anche oggi. E poi, sapere che molti dei personaggi sono realmente esistiti lo rende ancora più intrigante. (Tra le imprese commerciali citate, la Jardine & Matheson esiste ancora oggi!: www.jardines.com). Adesso aspettiamo il terzo, contenti di sapere che non si tratta di una trilogia, ma di un progetto più vasto!

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  20. Ciao Gianni,

    scusami per il ritardo, ero in vacanza - questa volta non non in India perché avevo poche ferie, così ho esplorato l'Albania, un paese davvero interessante e fatto di gente cara e ospitale... ma questo ora in realtà non c'entra assolutamente niente! :-)

    Mi fa molto piacere sentire le tue impressioni sui due romanzi, che immagino avrai letto uno dopo l'altro o quasi. E mi fa piacere che ti siano piaciuti entrambi.

    Anche secondo me è molto interessante che i personaggi siano veramente esistiti e che Ghosh ci abbia ricavato un romanzo così dettagliato.

    L'ho già detto 20 volte e so di essere ripetitiva, ma se volessi continuare con Ghosh in attesa del terzo romanzo della tetra o pentalogia, ti consiglio "Le linee d'ombra" (con una storia molto meno "commerciale", se vogliamo!).

    Un carissimo saluto!

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    Risposte
    1. Ciao Silvia, ti ringrazio. Ho visto la tua risposta... molto in ritardo. Adesso sto eggendo 'Il paese delle maree', ma Le linee d'ombra sarà sicuramente il prossimo. Un saluto. Gianni

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    2. Bene, stai andando di Ghosh alla grande...
      Poi facci sapere del paese delle maree!

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