Kartografia

di Kamila Shamsie

Ma quanto affetto che scaturisce nell'animo leggendo questo libro!

Quanta simpatia, vicinanza, empatia si stabilisce con i personaggi, così vividi, così legati fra loro che uno finisce le frasi dell'altro, così che dopo un po' ci sembra che siano nostri amici, quelli di una vita, davanti a cui non ti vergogni di niente. 


Ho comprato questo libro di Kamila Shamsie dopo aver letto Ombre bruciate, consigliata da Clara (grazie del suggerimento!): è vero, Kartografia (scritto nel 2002) non ha la maturità di Ombre bruciate, che spazia fra la bomba atomica e l'11 settembre passando per la Partizione e se la cava pure egregiamente, ma emana una freschezza e un'energia straripanti di vita, che fa perdonare le sbavature di certe pennellate troppo vigorose. 

La vera protagonista del libro è la città di Karachi in Pakistan, inquinata, affollata, violenta ma affascinante e vitale, dove la narratrice Raheen, tredicenne, trascorre le sue giornate e condivide ogni cosa con Karim, amico per la pelle e quasi fratello, e il loro gruppetto di amici inseparabili.

È l'ambiente colto e liberale dell'élite di Karachi, che quando scoppiano le violenze in città (prima negli anni Ottanta e poi dieci anni dopo) ha il problema di non poter andare in giro in Mercedes o al torneo di softball ed è costretta a chiudersi al Club, in piscina o a giocare a squash. 
Eppure è un ambiente che amiamo, apprezziamo e stimiamo profondamente: i ragazzini così come i loro genitori, sempre autoironici, altrettanto indivisibili e uniti, tanto che le madri di Raheen e Karim si "erano scambiate i fidanzati" prima di sposarsi.

Ma questa amicizia per la pelle è anche un'amicizia fatta di ombre, di rotture e di incomprensioni: dopo dieci anni, di ritorno nella loro Karachi dopo Londra o gli Stati Uniti, fra Raheen a Karim niente sembra più funzionare.

Sono le ombre del passato che ha gettato l'ormai lontanissimo 1971, il terribile anno di guerra fra Pakistan Orientale e Occidentale che portò alla creazione del Bangladesh, anno che tutti vogliono rimuovere e dimenticare ma che ha irreversibilmente cambiato le loro vite, ancora prima della loro nascita.

È un'amicizia anche fatta di mappe, di cartine, di geografia politica delle relazioni umane, di città visibili e invisibili (con Calvino che si annida fra le pagine), di linee tracciate e di confini, di kartografia - con la K come Karachi, dove tutto si scrive con la K.

Da un certo punto in poi la trama, come l'amicizia fra protagonisti, si sfilaccia e i personaggi perdono un po' del loro smalto, ma la scrittura rimane appassionante e originale, Karachi è viva e sanguigna e alla fine noi siamo così tanto Raheen che Karim e Karachi li amiamo anche noi alla follia.

Commenti

  1. Silvia cara, hai proprio ragione: leggendo *Kartografia* ci si innamora di Karachi, e anche dei suoi protagonisti. Un abbraccio!

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  2. Deve essere bello, dall'entusiasmo che traspare! io a Karachi ci sono stata taaanti anni fa. Chissà come è adesso.
    ... e la lista dei libri da leggere si allunga!

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  3. Mi piacerebbe tanto andarci anche io, a Karachi e più in generale in Pakistan, soprattutto a Lahore (forse però adesso non è il momento migliore).
    Elisa, quando ci sei andata? come ti è sembrato?

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  4. Anche io sogno di andare a Lahore... ho visto uno stupendo documentario sulla musica classica e sui ghazal, e mi piacerebbe tanto conoscere il cuore antico di Lahore...
    Ci racconti qualcosa, Elisa? Grazieeee

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  5. Khayal Darpan, ecco come si chiama il documentario :-)

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  6. Grazie Clara: ora vedo di guardarlo anche io. Spero veramente di andarci un giorno, a Lahore. Un altro mio sogno pakistano è di fare la Karakorum highway.
    Elisa, raccontaci!

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  7. Si infatti Lahore è uno dei posti più affascinanti, è una vecchia città cinta da mura e abbellita da moschee e giardini, un po' stile vecchia Delhi... sembra più indiana che pakistana, e nel museo archeologico ricordo ancora il Buddha più somigliante a Cristo che abbia mai visto.
    Poi ricordo Peshwar, affascinante invece per l'aria di frontiera, i mercati un po' stile centro asia.
    Lì ricordo un tè con dei Mujaheddin armati fino ai denti!
    Poi sono molto belle le valli all'estremo nord, Gilgit, Skardu, Chitral, Hunza. Atmosfere lunari interrotte da giardini fioriti e alberi di albicocche. Ma il Pakistan è anche molto duro, a Karachi mi sono presa il dengue :-(
    Insomma, non è una passeggiata, anche per via delle altitudini.
    bacioni a tutte

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  8. Se avete voglia di leggere (ovviamente si!), a me è piaciuto 'Tre tazze di tè' di Greg Mortenson, un americano che si è messo in testa di costruire scuole nelle valli pakistane più sperdute (anche a Skardu, per esempio) per contrastare l'abbandono dei bambini in quelle zone isolate, che spesso non hanno alternative di studio se non le madrase mussulmane.Secondo lui è proprio da lì che poi vengono i combattenti disposti a tutto pur di difendere l'Islam.
    comuque lui è uno proprio tosto, e la sua storia è straordinaria.
    riciao!

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  9. Che bello, voglio proprio andarci!
    Soprattutto nelle zone di montagna (se non si fosse capito, amo le montagne e le zone himalayane...).
    Deve essere stato un bellissimo (e durissimo) viaggio.

    Ho comprato Tre tazze di tè, ma devo ancora leggerlo (uno dei mille libri in attesa!).
    Proprio ultimamente ho letto una serie infinita di polemiche su Greg Mortenson (cioè si intascherebbe dei soldi e alcune scuole che dice di aver costruito non esistono), ma non so... comunque il libro lo leggerò sicuramente!

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  10. Care, il Pakistan eve essere un sogno...ma un sogno difficile oggi. Ho dei corsisti pakistani che mi hanno racconato cose incredibili.
    Tre tazze di teà eà un bellibro ma le voci sullàautore sembrano purtroppo vere, almeno dai dati degli esperti del settore onlus

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  11. scusate il mio commento senza occhiali e con la tastiera britannica!!!

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  12. Da quello che hai scritto i personaggi sono vividi così com'era in "Ombre Bruciate" (più nella prima parte). Io mi ero affezionata a tutti i protagonisti, così come succede solo con i bravi scrittori.

    Eh, per ora il Pakistan rimane un sogno e ci accontentiamo di leggerlo sui libri. Non conosco "Tre Tazze di Tè", né il suo autore. Adesso mi informo. In generale, non ho letto molti libri sull'India (o Pakistan) scritti da europei (né "Shantaram" né "La Città della Gioia"), ma non per snobismo. Semplicemente, non ne ho avuto ancora il tempo e ho dato la precedenza ad altre cose.

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  13. @Sonia: oggi non è forse il momento migliore per andare in Pakistan. Leggevo ieri un articolo che diceva che il Pakistan è uno 5 paesi più pericolosi al mondo per un occidentale... Ma spero che un giorno la situazione migliori.


    @Stefania: i personaggi, soprattutto nella prima parte di Kartografia, sono forse ancora più vividi di quelli di Ombre bruciate. Anche qui, la prima parte, quando i protagonisti sono più giovani, è molto bella, poi secondo me si perde un po' in troppi "tira e molla", ma tanto ormai siamo già affezionatissimi ai personaggi.

    Anche io per mancanza di tempo do la preferenza ad autori indiani/pakistani, ma a volte è interessante leggere che cosa scrive chi non è del luogo (in effetti Shantaram e La città della gioia li ho letti!).

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  14. Leggerò anche io "Tre tazze di tè" e la voglia di Pakistan sale :-)

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  15. Lahore, Rawalpindi, Peshawar. Prima o poi mi piacerebbe andarci davvero! Per il momento non credo sia il caso. Eppure ci sono alcuni tour operator che organizzano. Anche Avventure nel Mondo o simili ci vanno, ma non è il mio stile... Tra l'altro, qualcuno conosce oragnizzazioni serie che organizzano viaggi di turismo responsabile per l'India? Scusa Silvia se approfitto del tuo blog per questo!

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  16. Neanche a me piace viaggiare in gruppo...
    Mi dispiace, io non conosco associazioni di turismo responsabile, ma solo associazioni di volontariato, se tu volessi andare a fare un periodo in India.

    A proposito di Karachi, avete visto il reportage "Bagno di sangue" di Internazionale di questa settimana, sui morti di Karachi? Abbastanza scioccante...

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  17. Sì, impressionante, ho visto quelle foto di un coraggioso fotografo italiano (nn lo cito perchè non ho il giornale dietro) e mi ha fatto pensare a quanto deve essere duro il Pakistan. Le foto, nel loro orrore, sono piccoli capolavori. Ciao Silvia!

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  18. [color=#1a5394]Cari amici miei,
    io proverei a discutere di a proposito di un certo argomento che certamente e' molto non consono al tema di questo forum, ma eppure io sono confidente che un po di OT sara' ignorata. Sono un uomo di 76 anni, con una totale interesse per [/color] [url=http://semi-di-marijuana.blogspot.com/2011/04/semi-di-marijuana.html]semi femminili[/url] [color=#1a5394] e voglio sviluppare questa interesse anche grazie a questo blog. adesso che mi conoscete, non aspettate a mandarmi inviti.

    A presto

    Viziello[/color]

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  19. Viziello, non aspetteremo a mandarti inviti per approfondire la tua totale interesse.

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