Ombre bruciate

di Kamila Shamsie

Iniziamo respirando l'aria lieve di Nagasaki nel 1945, in ignara attesa della bomba atomica, per poi passare in una Delhi in attesa della Partizione, decandente ma ancora vitale e poetica, e arrivare a Karachi negli anni Ottanta della guerra fredda e dei profughi afgani. Per perderci infine nelle connessioni che uniscono e separano New York e l'Afganistan dopo l'11 settembre.


E' un romanzo ambizioso e ben costruito, a tratti poetico, che ci porta in giro per i continenti e per mezzo secolo, seguendo la storia di interdipendenza e di amicizia fra due famiglie, una occidentale (inglese-tedesca-americana) e una orientale (giapponese-indiana-pakistana), tenute insieme da un memorabile personaggio, Hiroko.

Hiroko è una giapponese che ha subìto la perdita del fidanzato nell'esplosione della bomba e che porta i segni di quel terribile evento sulla coscienza e sulla schiena, nella cicatrici a forma di gru che le sono rimaste addosso, segno del disegno del kimono che indossava il giorno dell'esplosione. 
Una “hibakusha” (una sopravvissuta della bomba), condizione che sopporterà per tutta vita senza mai rinunciare a rinascere ogni volta, per più volte, dalle proprie ceneri.

Seguendola ci ritroviamo in perenne compagnia di personaggi che non hanno una sola identità, che sono costretti a cambiare nazione, lingua e amici, perché è quello che la Storia, il destino o il caso (a seconda di come si vuole leggere il romanzo) ha preparato per loro, oppure perché è proprio quello che loro cercano, per sentirsi stranieri con una “patria immaginaria” da rimpiangere o da odiare in qualche parte nel mondo.

“Perché la casa è un posto da ricordare non un posto dove vivere.”
 
E' un mondo di lingue straniere che si incontrano, e Hiroko ne parla molte e con quelle costruisce la sua storia, anche se spesso le emozioni rimangono intraducibili da un mondo all'altro e a volte “non si hanno parole in nessuna lingua”. E' soprattutto un mondo di dolore, di perdita.

Kamila Shamsie è nata in Pakistan nel 1973 e ha studiato negli Stati Uniti.
Questo è il suo quinto romanzo e in queste pagine riecheggiano molti libri e molti autori: alcuni sono espliciti riferimenti letterari, come per esempio Crepuscolo a Delhi di Ahmed Ali o Il paziente inglese di Michael Ondaatje, altri sono richiami volutamente evidenti, come Passaggio in India di Forster o Kim di Kipling. 
Altri ancora sono suggestioni date dal tema di identità culturale e di perdita che ricorre spesso negli scrittori più internazionali del subcontinente, come le due Desai, Ghosh, Rushdie.

Niente di nuovo, quindi. Ma il romanzo è comunque originale, poetico e con una storia coinvolgente, anche se la seconda metà del libro non è così bella come la prima: fra mujaheddin e americani al servizio della CIA, talvolta l'atmosfera da thriller mi ha fatto rimpiangere le pagine indiane, basate sulle complesse relazioni fra i personaggi in quella splendida e malata Delhi dove tutto poteva ancora succedere.

A ogni modo, nei quattro momenti storici si possono leggere ritorni e ricorrenze: le ombre di uno si stendono sull'altro, anche quando ci si è lasciati alle spalle un mondo, oppure la propria ombra, bruciata dalla Storia o dalla vita. 
E la storia, le incomprensioni, i tradimenti e gli errori si ripetono, e tutti sono intrecciati, e forse lo siamo anche noi, a qualche giapponese o profugo afgano, così come lo siamo a quelli stessi fili sottili della storia che portano da Nagasaki a Guantánamo.

Commenti

  1. Adoro Kamila Shamsie, allieva di scrittura creativa di Agha Shaid Ali, e autrice dello stupendo, Cartografia (credo che sia questo il titolo italiano). Ombre bruciate è poesia, esilio, dolore. Attuale, considerato quel che sta succedendo in Giappone. L'ho divorato, e anche io lo consiglio caldamente.

    RispondiElimina
  2. @Silvia: sono d'accordo con te che la prima parte del libro è più bella e che verso la fine "scadiamo" in atmosfera da thriller internazionali. I richiami letterari sono molti (come avevo scritto in un post tempo fa) ma secondo me non sono le tipiche "scopiazzatture", ma piuttosto richiami voluti e rielaborazioni di
    classici della letteratura sull'India.

    @Clara: Agha Shaid Ali, ho sentito questo nome solo l'altro ieri (ad una lezione-poetry reading di Meena Alexander).
    Mi piacerebbe leggere anche "Cartografia", adesso che ho sentito che è bello.

    RispondiElimina
  3. Sì, sono d'accordo che non scopiazza tanto per scopiazzare, ma tutti i riferimenti sono un arricchimento fra le trame che compongono questo libro, che, appunto, è comunque molto originale, pur restando in un certo filone subcontinentale.
    Anzi, per chi ha letto i libri a cui fa riferimento è molto bello ritrovare interpretazioni e allusioni.
    Qualcuno ha letto anche il suo "Broken verses"? Mi ispira anche quello.

    RispondiElimina
  4. @Silvia: l'ho letto, ma non mi ha entusiasmato come "Cartografia". Penso che "Kartografia" (in italiano è tradotto così, con la K iniziale) resti il suo romanzo più bello, più originale, pieno d'amore per la sua Karachi. L'ho amato molto questo libro... "Versi spezzati" è sempre appassionante, ma a mio avviso mancava qualcosa. "Ombre bruciate" è la scrittura che matura, forse c'è più controllo sulla parola e meno passione, meno irruenza com'era stato invece in "Kartografia". Questo pomeriggio "inscatolo" la sezione indiana della mia libreria, e vi cito qualche passo da "Kartografia"...
    @Stefania: ciao!Meena Alexander, sai che volevo scrivere la mia tesi di laurea su di lei? Dove ha tenuto il suo reading? Agha Shaid Ali è il mio poeta preferito. Da anni sto provando a proporre le traduzioni delle sue poesie in Italia, ma purtroppo la "poesia non tira" nel nostro paese. L'ho scoperto per caso, in India, e ho subito preso tutti i suoi libri, purtroppo è scomparso nel 2001. Ho modo di contattarti in privato? Baci a tutte e due da Anversa

    RispondiElimina
  5. @Clara: Meena teneva una lezione per un Intensive Programme sulle culture e le frontiere organizzato dall'università Ca' Foscari. Terrà altre due lezioni nelle prossime settimane perché si ferma per un periodo a Venezia (a scrivere suppongo).
    Scrivimi pure in privato a stefania lineetta sotto basset chiocciola hotmail punto it. Te lo scrivo così perché mi hanno detto che evita lo spam (anche se ultimamente ne ricevo molti lo stesso).

    RispondiElimina
  6. @Stefania: ti scrivo con calma più tardi, sono alle prese con la libreria (scusa Silvia se approfitto del tuo spazio!) Sto ancora cercando Kartografia, spunterà :-)

    RispondiElimina
  7. Eccolo, trovato!

    e finalmente ho ritrovato Kartografia. I miei libri indiani, sono tantissimi, quasi tutti in inglese, qualcuno come questo in italiano, li ripongo nel baule indiano, quello che ha attraversato l'oceano...

    "Quando ebbe finito, quando la storia arrivò a me e a Karim e al nostro primo incontro in culla, ero più confusa che mai. Come si misura l'amore? Come si può separarlo dall'egoismo? Pensate a tutti i futuri che sarebbero potuti essere, a tutti i passati che non riusciremo mai a capire, a tutto ciò che nel presente teniamo nascosto agli altri e a noi stessi, a tutti i futuri che possono ancora essere. L'amore è più forte quando lascia andare o quando trattiene?
    Chiusi gli occhi. Immaginai Karim nella mia stanza. Tutte le astrazioni si dileguarono".
    (K. Shamsie, Kartografia, traduzione di Riccardo Cravero, Tea)

    RispondiElimina
  8. Come sempre poetico, mai banale. Anche non conoscendo il contesto, sento la forza della riflessione e della profondità in queste parole.

    RispondiElimina
  9. Grazie per questo brano, che sintetizza in poche parole molti pensieri di una vita...
    Allora per il momento lascio da parte i Versi spezzati e mi butto su Kartografia.
    Grazie mille e baci a tutte!

    Ah, usate pure tutto lo spazio che volete qua sopra per scambiarvi tutto quello che volete, tanto lo spazio è virtualmente infinito!

    RispondiElimina
  10. @Silvia: inizia pure con Kartografia, ti piacerà! E grazie per ospitarci sempre! Buonanotte

    RispondiElimina
  11. dopo tutto quello che avete detto, non posso fare altro che cercare uno dei due romanzi che mi state consigliando!
    proprio bello questo entusiasmo per le parole!
    grazie a tutte!

    RispondiElimina
  12. di questo romanzo avevo gia' sentito parlare e ora che lo consigli pure tu mi sa che devo comprarlo.
    m'ispira molto anche perche' sono stata a nagasaki, che e' una citta' molto bella, e anche al museo dedicato alla bomba e alle sue conseguenze.
    ho letto finora su questo tema solo libri scritti da giapponesi. chissa' come lo affronta un'indiana...

    RispondiElimina
  13. ops, scusa, volevo dire una pakistana!!!

    RispondiElimina
  14. Elisa, grazie a te!
    Karachan, la parte ambientata a Nagasaki è la più corta del libro, ma in un certo senso la sua forza si estende su tutte le pagine fino alla fine.
    Deve essere molto interessante visitare Nagasaki, penso che un giorno ci andrò anche io.
    Pensa che stavo per partire per il Giappone fra poco... chissà.

    RispondiElimina
  15. Silvia, ma allora non ci vai piu' in Giappone?
    Ma ci andavi per turismo?
    Se hai bisogno di consigli chiedi pure. Ci sono gia' stata tre volte, anche per un periodo di tre mesi. E' un paese bellissimo!

    RispondiElimina
  16. Sì, ci andavo per turismo e penso che ci andrò più avanti.
    Immagino sia un paese stupendo, che per il momento conosco solo tramite libri e film.
    Ti chiederò sicuramente consiglio, grazie mille!
    Ma, a proposito, ho modo di contattarti? La tua email non mi compare. Se vuoi puoi scrivermi alla mia (dalla pagina del profilo).

    RispondiElimina
  17. Ragazzuole (e ragazzuoli, ma ce ne sono pochi qui dentro), è uscito il programma di "Incroci di Civiltà". Chi fa una scappata a Venezia tra il 13 e il 16 aprile si potrebbe beccare, tra gli altri, il terribile V.S. Naipaul e Kiran Nagarkar!

    RispondiElimina
  18. Grazie Stefania per l'informazione!
    Nagarkar è simpaticissimo, l'ho conosciuto a Torino, Naipaul in effetti un po' meno! :-)
    Io dovrei essere via, in viaggio, in quei giorni, quindi probabilmente non ci sarò (ma visto le varie disgrazie che succedono in giro per il mondo nei posti in cui decido di andare, non si sa mai, in realtà).

    RispondiElimina
  19. @Stefania: peccato in quei giorni sarò in Italia, ma a Brindisi... Nagarkar anch'io l'ho visto a Torino, bravo e simpatico... Naipaul, nonostante il carattere, è uno scrittore geniale, sono alle prese con il suo romanzo, A House for Mr Biswas
    @Silvia: speriamo che le disgrazie si fermino!

    RispondiElimina
  20. @Clara: cavolo, anch'io vorrei fare in tempo a leggere "A House for Mr Biswas" o qualcuno dei suoi romanzi prima dell'incontro! Per ora ho letto solo due suoi libri di saggistica ("A Writer's People" e "The Return of Eva Perón and the Killings in Trinidad").

    RispondiElimina
  21. @Stefania: io ho iniziato in India, a febbraio, poi adesso ho dovuto sospendere (sto traslocando) ma ogni volta che riesco a leggerne qualche pagina, resto sorpresa dalla sua bravura, e dalla sua massacrante genialità. Io avevo letto i suoi saggi sull'India e il suo viaggio nel mondo dell'Islam, e anche come saggista mi era piaciuto. Baci e buona settimana!

    RispondiElimina
  22. Ragazzuole, ho appena finito Kartografia: molto, molto coinvolgente, ora è come aver vissuto a Karachi per una vita!
    Stasera ci scrivo un post.
    Grazie a Clara per il consiglio!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Una certa ambiguità

Shantaram