Indulekha

di O. Chandu Menon

Due giovani sono innamorati, ma un nobile ricco e potente vuole lei in moglie, a tutti i costi.

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No, non è I Promessi sposi, ma Indulekha.
Il suo autore, O. Chandu Menon (1847-1899), lo scrisse nel 1889 e, anche se tecnicamente è il secondo romanzo in lingua malayalam, viene di fatto considerato il primo in ordine di importanza, quello che ha definito la narrativa malayalam moderna, che ha dato dignità letteraria alla lingua parlata nella vita di tutti i giorni, rompendo con la tradizione della lingua sanscritizzata fino ad allora usata in letteratura.

Lei, Indulekha, è una giovane colta e determinata, un po' come il suo innamorato: intelligente, bello, istruito e di idee moderne.
Il don Rodrigo in questione è un nambuthiri, un appartenente alla casta bramina, con tutti i privilegi possibili, letteralmente ricoperto d'oro, abituato a veder soddisfatto ogni suo desiderio.

Il matrimonio che vorrebbe concludere con Indulekha è più precisamente un sambandam, una forma di contratto matrimoniale di tipo matrilineare, in cui il marito non è tenuto a provvedere al mantenimento dei figli, né a vivere con la moglie. Era una pratica molto usata all'epoca del romanzo, in cui in genere i nambuthiri si univano a donne nair, di casta trazionalmente guerriera, e che spesso le donne subivano come imposizione della propria famiglia.

La storia racconta, principalmente sotto forma di dialoghi dai toni realistici e a tratti ironici, come le pressioni della società conservatrice e feudale ormai in decadenza non riescano comunque ad ostacolare l'amore fra i due giovani innamorati.

Più che ai Promessi sposi, in realtà Chandu Menon si ispirò ai romanzi di Jane Austen, che aveva abbondantemente letto, per criticare l'oppressione della tradizione, tutta a svantaggio delle donne.
Chandu Menon, pur rimanendo critico verso l'atteggiamento coloniale inglese in India, vedeva nell'istruzione di tipo inglese un'opportunità contro i privilegi di casta.
Nel suo progetto iniziale l'autore avrebbe voluto tradurre in malayalam Henrietta Temple di Benjamin Disraeli, ma poi capì che ai suoi lettori malayali la storia sarebbe risultata aliena e si risolse a scrivere un romanzo ambientato in Kerala, prendendo a modello le storie d'amore dei romanzi di costume della letteratura inglese.

Il romanzo suscitò un enorme scalpore per le forti critiche alla società del tempo ed ebbe un immediato e duraturo successo.
Leggerlo oggi (nella traduzione inglese), sotto pressione degli amici indiani che dicevano che "non mi poteva mancare", per me è stato affascinante, come un viaggio nel Kerala dell'Ottocento, come la lettura di un classico che ha sempre qualcosa da insegnare.

Commenti

  1. Grande Silvia, le tue letture sono sempre molto originali ed interessanti. Gli "incroci" tra letteratura indiana e inglese sono infinite, ma non sempre le tematiche di quest'ultima si adattano a quello che un pubblico indiano vuole leggere. E tra parentesi mi piacerebbe che esistesse (non so se esiste in effetti) una versione indiana di "Kim" di Kipling o di "A Passage to India" di Forster, come Jean Rhys ha fatto con Jane Eyre.

    Ho appena finito di leggere "Agenzia Matrimoniale per Ricchi", mi è paiciuto, anche se alla fine vira un po' troppo sul "filmetto di Bollywood per ragazze quasi in età da matrimonio". Leggendo un po' di reazioni su internet ho visto che molti l'hanno interpretato come una trasposizione indiana di "Orgoglio e Pregiudizio" (complice una citazione di Jane Austen all'inizio del libro). Io non credo che l'autore di "Agenzia Matrimoniale per Ricchi" sia così ardito da paragonarsi a Jane Austen, ma più semplicemente che il matrimonio e la preoccupazione di sposare i figli in buone famiglie sia una cosa importantissima nella società indiana come lo era in quella inglese (ma anche in quella italiana) del 1700-1800. E quindi è plausibilissimo che un romanzo indiano dell'ottocento ti faccia pensare ai "Promessi Sposi". Mi piacciono tanto le letterature comparate, trovare temi affini nelle letterature di diversi luoghi del mondo e diverse epoche ti fa capire come in fondo siamo tutti uguali, tutti umani afflitti dalle stesse preoccupazioni e rasserenati dalle stesse gioie.
    PS: Scusa per il commento spropositamente lungo.

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  2. Cara Stefania,
    non ti preoccupare per la lunghezza, che da queste parti viene apprezzata!

    Di sicuro le influenze anglo-indiane sono molteplici, ma non so se esista un caso indiano come quello di Jean Rhys, dove addirittura si prendono gli stessi personaggi del libro di riferimento.

    L'analogia con i Promessi Sposi in realtà è solo macroscopica e superficiale, ma quando mi hanno detto che "dovevo" leggere questo libro perché era il primo romanzo malayalam e mi hanno chiesto qual era invece il primo romanzo italiano e di cosa parlava, mi è parso di non crederci!
    Ma penso proprio che l'autore conoscesse Manzoni e il modello letterario è veramente Jane Austen.
    Ma l'involontaria similitudine in effetti fa pensare che "tutto il mondo è paese"...

    Certo che le storie matrimoniali sono sempre gettonate, una vera e propria miniera per le letterature comparate!
    Grazie per il tuo commento su "Agenzia matrimoniale per ricchi", che non ho ancora letto.
    Ho letto un po' in rete e c'era chi si lamentava che i personaggi non fossero abbastanza approfonditi, ma forse una sottile psicologia dei personaggi non era neanche nelle intenzioni dell'autore, non so.

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  3. Gli Indiani in linea di massima non mi pare abbiano fatto molte riscritture, probabilmente perché non hanno mai sentito quella europea come una "master narrative" incombente e oppressiva. Tuttavia questo è un topos del cinema: a parte il recente, e per me bellissimo, Bride and Prejudice di Gurinder Chadha, che ovviamente riscrive Jane Austen, Bollywood ha preso spesso trame shakesperiane per farne dei film "locali".
    Permettetemi un piccolo ricordo: Silvia non avrebbe letto Indulekha se non fosse stato per una studiosa indiana di nome Meenakshi Mukherjee (morta il mese scorso) che a partire dagli anni sessanta ha fatto una campagna di studio dei primi romanzi indiani in tutte le lingue e li ha letteralmente riscoperti. Dobbiamo a lei se oggi questi romanzi sono di nuovo pubblicati e persino tradotti. Un suo saggio sull'argomento in italiano si trova nei volunmi di Franco Moretti intitolati "Il romanzo" ed editi da Einaudi.

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  4. Grazie Alessandro per l'approfondimento e per i riferimenti!
    Mi interessa sicuramente il saggio di Meenakshi Mukherjee in italiano.

    Pensa che prima di scrivere questo post, per rinfrescarmi la memoria su Indulekha, che ho letto ormai qualche anno fa, ho letto proprio il capitolo che parla di Indulekha nel libro curato da Meenakshi Mukherjee, Early novels in India.
    Se a qualcuno interessa, lo si trova qui (se avete proprio voglia, si parla di Indulekha a pagina 161, con un saggio di Udaya Kumar).

    E' anche interessante notare che alcuni "primi romanzi" in lingue indiane siano nati da tentativi falliti di traduzioni di romanzi inglesi, proprio come è successo con Indulekha.

    In mezzo a tutti questi modelli inglesi, mi è venuto in mente che un reale caso di ispirazione italiana (non come quello inventato da me sui Promessi Sposi!), anche se molti anni dopo e in inglese, è Kantapura di Raja Rao, che richiama dichiaratamente Fontamara di Silone.

    (e scusate, nel commento di prima mi è evidentemente saltato un "non": NON penso che Chandu Menon conoscesse Manzoni)

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  5. letteratura indiana e letteratura dell'800 è un connubio esplosivo per me! grazie silvia, come al solito, del suggerimento prezioso. a presto, cris

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  6. Cris, mi fa piacere che questo sia per te un connubio esplosivo, lo è anche per me....
    A presto!

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  7. Ho trovato qualcosa che potrebbe essere letto come una rivisitazione di "Kim" di Kipling! Si tratta di "The Impressionist" di Hari Kunzru. Ok, lui è un anglo-pakistano (forse è proprio vero che gli indiani non sentono la letteratura inglese come un "master narrative" oppressiva), però tanto basta per stuzzicarmi. Avete letto qualcosa di questo autore?

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  8. No, non lo conosco ma ovviamente mi incuriosisce parecchio.
    Stefania, grazie, lo cercherò sicuramenete!

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  9. Io nel frattempo mi sono ordinata "The Romantics" di Mishra. Mi ispira da riflessivo dopo le avventure alla Rambo di Chandra... ;-)

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  10. Bene, la discussione anobiana ti ha contagiato!

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