River to river parte seconda
Eccomi di ritorno dopo due (soli) giorni passati al River to river, il festival fiorentino dedicato al cinema indiano.
Era il mio secondo anno ed è stato bello ritrovarsi fra appassionati (per la verità, dovrei dire "appassionate") di India e di tutto ciò che da laggiù proviene: film, libri, canzoni, racconti di viaggi, ricordi.
I film ci hanno riportato fra le vie di Bombay, sotto il sole indiano, all'interno di tradizioni, di case, di città e di sentimenti vissuti sulle note di una canzone.
Khargosh, un film delicato e appassionante dalla fotografia impeccabile, ci ha portato in un sonnolento villaggio indiano e nei pomeriggi di un bambino che fa da tramite a due giovani innamorati, portando lettere e messaggi e diventando loro complice fra il tintinnio di braccialetti e gli sguardi sognanti.
Con il film di Deepa Mehta, Heaven on Earth, claustrofobico e durissimo, invece abbiamo seguito una giovane ragazza indiana del Punjab andata a sposarsi in Canada, un paradiso in terra solo nei sogni, in realtà un vero e proprio inferno chiuso fra le mura domestiche.
Barah Aana, ironico e divertente, ci ha portato a Mumbai, nella vita di tre disperati che, fra fato e necessità, si ritrovano sulla via del crimine, spinti dell'evidente constatazione che sono i soldi ciò che conta nella vita. Nel cast c'è anche Violante Placido, nel ruoli di un'occidentale in India con la vita a rotoli, ma il più grande è Naseeruddin Shah, nei panni dell'autista di una petulante e isterica signora (sembra proprio che, come nella Tigre bianca, fare l'autista dei ricchi istighi inevitabilmente alla vendetta nei loro confronti).
Ma quello che più mi ha entusiasmato è stata la retrospettiva su Guru Dutt, regista e attore geniale e tormentato, morto suicida nel 1964 a soli 39 anni.
Ho visto solo due film, Aar Paar e Mr and Mrs 55, romantici e divertenti attraverso il bianco e nero delle pellicole consumate dagli anni, e mi è venuta voglia di vedere altri: mi dovrò al più presto procurare Pyaasa, che tutti mi dicono sia il suo capolavoro.
Per il momento ecco la perla che mi è rimasta nel cuore, da Mr e Mrs 55, cantata da Mohammed Rafi: struggente e dolorosa come le pene d'amore del protagonista, come la nostalgia che assale all'improvviso e lascia senza parole.
Al prossimo anno.
AGGIORNAMENTO del 12 dicembre: il film vincitore del festival è Heaven on Earth di Deepa Mehta.
Grande. non ho visto gli altri film ma conosco arr paar e mr & mrs 55. tutti due sono come dice, entertaining!
RispondiEliminaSì, entertaining e romantici!
RispondiEliminaHo appena ordinato Pyaasa...
Ciao Silvia,
RispondiEliminanon avevo ancora letto il tuo post sul festival ed in effetti a Firenze non abbiamo avuto molto tempo...
Che dire: concordo su quasi tutto ciò che hai scritto....però...
C'è un però.
"Khargosh".
Dopo la metà del film ho inziato a stare scomoda sulla poltrona e sentivo chiaramente che anche le altre ragazze stavano avendo le stesse sensazioni. A nessuna di noi è piaciuto questo film. Sì, una bella fotografia ma nient'altro. Alla fine siamo uscite davvero deluse e con la sensazione di qualcosa di "sporco" e non di poetico.
Beh, comunque lo stesso film non può piacere a tutti. E se Selvaggia l'aveva scelto un motivo forse c'era. Ma nessuna di noi l'ha capito.
O forse dopo aver visto la poesia di Guru Dutt niente poteva soddisfarci. ;-)
Ciao e a presto!!
Ciao Serena!
RispondiEliminaA me invece Kargosh è piaciuto molto, anzi ti dirò che fra i film in concorso che ho visto è proprio quello che mi è piaciuto di più.
Non solo per la fotografia, ma perché mi è veramente sembrato di essere lì in quel momento, in un villaggio indiano, mi è piaciuto il modo di descrivere sensazioni in modo intenso eppure leggero.
Ma comunque... penso sia tutta una questione di gusti!