I giorni dell'amore e della guerra



Era da un po' che avevo visto questo libro in libreria, ma il titolo terribile, la copertina rosa (non la foto in sé, che era bellissima) e la frase "la battaglia di una madre per salvare i propri figli" mi avevano finora intimorita.

Poi ho scoperto che il titolo originale è A golden age e che è uno dei pochi romanzi in lingua inglese scritti da autori originari del Bangladesh (anche se Anam Tahima, nata a Dacca, ha studiato all'estero e vive a Londra). Non che ci tenga che sia in inglese, mi andrebbe bene - anzi meglio - anche una traduzione dal bengali, ma ce ne fossero...


Il romanzo è ambientato nel 1971, durante la sanguinosa guerra di liberazione che ha portato alla creazione dello stato del Bangladesh. Prima di quell'anno, come effetto della Partizione del 1947, il Pakistan era formato da due entità territoriali distinte, il Pakistan Occidentale (cioè il Pakistan odierno) e quello Orientale (cioè l'attuale Bangladesh), distanti migliaia di kilometri e diverse culturalmente, linguisticamente, economicamente.
Sottomesso al volere di Islamabad, sfruttato il più possibile e abbandonato a se stesso nei momenti di calamità, il popolo del Bengala dichiarò l'indipendenza e subì una feroce repressione da parte dell'esercito pakistano, fino a vincere la guerra, con l'aiuto dell'India,  nel dicembre del 1971.

La storia ha un personaggio principale che seguiamo a distanza ravvicinata in ogni momento: Rehana, una vedova con due figli che vive a Dacca, dolce e remissiva ma determinata e coraggiosa quando si tratta della famiglia e dei suoi figli.

I nove mesi della guerra sono descritti dal suo punto di vista: a Rehana, che passa la maggior parte del tempo in casa, arrivano gli echi delle battaglie, delle atrocità commesse dai soldati pakistani, le storie della guerra e della politica, i destini dolorosi e cruenti di profughi e prigionieri, le canzoni e gli inni a favore del Bangladesh. In particolare, sono i figli, studenti universitari entusiasti e politicamente impegnati, a portare dentro casa l'ideologia dell'indipendenza e di un paese libero, le armi e un compagno ferito di cui lei dovrà prendersi cura.

La stessa Rehana intraprende, dalla cucina della sua casa, anche una sua personale battaglia per l'indipendenza: l'indipendenza che la porterà a prendere decisioni importanti da sola, non più confinata al ruolo di vedova devota e madre, come se la sua libertà personale crescesse parallelamente a quella del Bangladesh. 

Il romanzo è ben scritto e l'idea di descrivere una guerra dal punto di vista femminile e domestico è interessante e portata avanti con grazia.  
Tuttavia, ripetto alle critiche entusiaste che questo libro ha suscitato in tutto il mondo, io ho qualche riserva.
Rehana è la protagonista e tutti altri personaggi vivono attraverso di lei, non sono del tutto ben delineati, il che potrebbe essere anche un vantaggio. Ma sinceramente non sono riuscita a provare una grande empatia verso la povera vedova in mezzo a una guerra, e di conseguenza verso nessun altro personaggio nel libro.
Poi, ho trovato il tutto un po' troppo semplice e facile per i miei gusti; in genere preferisco trame più originali, o romanzoni più pesanti, volendo con riflessioni psicologiche o storiche anche un po' più complesse. Inoltre, alcune svolte della trama mi sono sembrate un po' forzate. 

Detto questo, mi sento di consigliarlo, soprattutto a chi vuole conoscere un pezzo del Bangladesh e della sua storia. E il viaggio continua.

Commenti

  1. Lo leggerò sicuramente, nonostante le tue riserve...
    A proposito di "Bengali connections" ho appena finito di leggere il racconto "Draupadi" di Mahasweta Devi. Veramente bello e toccante.

    RispondiElimina
  2. Mi fa molto piacere che tu abbia letto Draupadi, lo lessi per la prima volta qualche anno fa, e mi ricordo praticamente tutto, questi dettagli così toccanti e indimenticabili...

    Poi fammi sapere se su "A golden age" hai anche tu delle riserve o se sono io che sono troppo cattiva!
    Un carissimo saluto!

    RispondiElimina
  3. anche per me ci sono riserve su questo libro. in realtà mi interessa il periodo storico quindi, forse, prima o poi lo leggerò. grazie per la recensione

    RispondiElimina
  4. Io sono più attirata dalla storia delle persone, le storie più intime e fatte di cose piccole... non so se, dopo quello che mi dite, sarà uno dei primi a guadagnarsi il comodino.
    Forse darò la precedenza a qualcosa di diverso.
    Però sempre interessante: è anche bello sentire le storie delle storie.

    RispondiElimina
  5. Sonia e Elisa,
    comunque qui non c'è un racconto dettagliato degli eventi storici, la Storia la conosciamo attraverso la storia della protagonista.

    Sempre sulla guerra del 71, Mahmud Rahman, l'autore di Killing the water, mi ha consigliato Talaash di Shaheen Akhtar, scritto in bengali e ora tradotto in inglese, in uscita prossimamente. Io lo aspetto!

    http://www.zubaanbooks.com/zubaan_books_details.asp?BookID=49

    RispondiElimina
  6. ben venga,la storia filtrata attraverso un protagonista spesso è la migliore

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Una certa ambiguità

Shantaram