Il sospiro lieve dei sensi
di Tarun J Tejpal
Ci
racconta in modo dettagliato tutta la sua vita, affinché nella "farmacia delle storie del mondo" qualcuno possa trarre giovamento dalla sua: è vissuto all'interno di una grande
comunità (o setta, ma questa parola non viene mai usata) che segue i
dettami di Aum (letto "ohm", la lettera primordiale dell'universo), un guru-profeta che durante la sua vita ha fondato un nuovo modello di vita in una valle dell'Himalaya, lontano da tutte meschinità del nostro mondo: il possesso, l'ego, l'invidia, l'individualismo, la disuguaglianza.
Ed è al "volto" che si rifà il titolo originale in inglese "The valley of masks" (anche qui non commento la resa in italiano...).
Ma a poco a poco capiamo che il fine della vita di ognuno è sempre la "fratellanza", l'ideale di una società perfetta di puri, a discapito dell'amore di ogni tipo (fra uomo e donna, fra genitori e figli, dell'amore anche solo per la musica), visto come fonte di attaccamento, e a discapito anche della vita umana.
Tejpal Tarun, Il sospiro lieve dei sensi, Garzanti 2013
Traduzione dall'inglese di Silvia Ruta Sperti
pp. 364, € 18,80
Un romanzo davvero forte e inquietante.
Nelle prime pagine il
protagonista inizia a raccontare la sua storia a un registratore, ha
poco tempo, perché fra poco arriveranno a ucciderlo. Capiamo che è
fuggito da qualche posto e si è rifugiato a vivere insieme a una donna,
in una vecchia casa in un villaggio indiano.

La storia,
al crescere del protagonista, che cresce non solo anagraficamente ma
anche nella gerarchia del mondo di Aum (perché anche se tutti sono uguali anche qui c'è sempre chi è più uguale degli altri), è anche un crescendo di
brutalità.
All'inizio si può forse anche apprezzare la struttura sociale nello sforzo di limitare l'ego e promuovere l'uguaglianza: i bambini non hanno una sola madre, ma più madri, ad allattarli ed accudirli, indipendentemente da chi sia la madre biologica, non dormono mai nello stesso letto per non avere un posto a cui legarsi, vengono fatti meditare ed educati collettivamente, quando diventano adolescenti gli viene messo "il volto", una maschera che li renderà tutti definitivamente uguali.

Ma a poco a poco capiamo che il fine della vita di ognuno è sempre la "fratellanza", l'ideale di una società perfetta di puri, a discapito dell'amore di ogni tipo (fra uomo e donna, fra genitori e figli, dell'amore anche solo per la musica), visto come fonte di attaccamento, e a discapito anche della vita umana.
La donne sono impiegate come madri, per partorire e allevare i neonati, oppure per soddisfare le esigenze sessuali degli uomini, nell'Harem dell'Effimera Felicità, perché i piaceri non vengono mai repressi, ma controllati (sì, in partica è un bordello...).
(E aggiungo che questo ruolo delle donne, insieme al punto di vista del protagonista, rende il romanzo molto "maschile".)
(E aggiungo che questo ruolo delle donne, insieme al punto di vista del protagonista, rende il romanzo molto "maschile".)
Tarun J Tejpal ha inventato con grande immaginazione un'intera mitologia di questa società, in cui si trovano richiami alle storie di tutti i grandi profeti: la nascita e la vita di Aum, la sua fuga e la lunga marcia per la libertà, i suoi stretti seguaci, i suoi insegnamenti ormai leggendari, le sue epiche lotte contro l'umanità corrotta.
E ha anche inventato una toponomastica molto particolare: il Mausoleo dell'Ego, il Cratere delle Resurrezioni, la Stanza delle Verità Interiori.
La storia è ambientata sull'Himalaya e ci sono riferimenti al fatto che sia in India: i nomi possibili per i bambini, prima che abbandonino il loro nome e diventino un codice alfanumerico più anonimo, sono quelli dei cinque fratelli Pandava del Mahabharata, nel villaggio in cui il protagonista è scappato c'è l'India delle caste, dei matrimoni combinati, della musica e dei negozietti per le strade.
Ma a parte questi, che nella storia sono solo dettagli, il romanzo potrebbe essere ambientato ovunque: non ha alcuna importanza perché il mondo di Aum e la sua distorsione della realtà è universale, al di fuori della storia e della geografia.
Eppure, come scrive Tashi Tahoor in questo articolo, solo un indiano poteva scrivere un libro così, una distopia così forte e razionale, una metafora della società che sacrifica l'individuo a scapito di ideali più alti e puri. Di certo non sarà il primo romanzo di questo tipo nella storia della lettaratura, ma è scritto con grande originalità e immaginazione.
Alcune parti potranno sembrare eccessive, alcune descrizioni esageratamente crudeli o grottesche, alcune svolte della trame un po' forzate, ma tutto serve per raccontare l'alienazione prima e la presa di coscienza poi, per ribadire l'importanza di poter canticchiare, amare una donna, un gattino, una tazza di té, fino a realizzare che "il dubbio e la fede dovrebbero alternarsi come il giorno e la notte".
Tejpal Tarun, Il sospiro lieve dei sensi, Garzanti 2013
Traduzione dall'inglese di Silvia Ruta Sperti
pp. 364, € 18,80
Wow.
RispondiEliminaCiao Claretta!
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