Diluvio di fuoco

di Amitav Ghosh

E finalmente siamo arrivati nel cuore della guerra dell’oppio.

Diluvio di fuoco è l'ultimo romanzo della trilogia di Ghosh, dopo Mare di papaveri e Il fiume dell'oppio

Ho letto alcuni commenti in rete che dicono che si potrebbe leggere senza aver letto gli altri due: no, assolutamente no, non fatelo. 
L’unico che si potrebbe leggere come romanzo a se stante è il secondo, Il fiume dell’oppio, che è quasi una parentesi storica, ma non avrebbe comunque alcun senso.


Diluvio di fuoco riprende alcuni dei personaggi dei romanzi precedenti e ne aggiunge di nuovi. Seguiamo quattro storie parallele, che come già sappiamo tanto parallele alla fine non saranno. 

Due sono nostre vecchie conoscenze: Neel, il raja caduto in rovina, che dopo le sue disavventure approda alla sponda cinese e registra in un diario tutti i passi che porteranno alla guerra, e Zachary Reid, il commissario di bordo americano, di cui seguiremo prima i suoi incontri segreti con Mrs Burnham e poi il percorso che lo porterà a diventare un commerciante d’oppio pronto a ogni tipo di compromesso.

Gli altri due personaggi sono delle new entry, anche se collegate a personaggi che conosciamo già: Kesri Singh, fratello della protagonista del Mare, che ci porta nel mondo militare britannico in India, e Shireen Bahram, la moglie del commerciante d’oppio protagonista del Fiume che, pur non essendo mai uscita di casa prima di allora, si ritroverà in Cina a iniziare una nuova vita.

Dal punto di vista geografico (e chi conosce Ghosh sa che la geografia, intrecciata con la storia, è sempre protagonista), iniziamo le prime pagine fra Bombay, Calcutta e le sponde del Brahmaputra, ma alla fine ci ritroveremo tutti al Bocca Tigris, l’estuario del Fiume delle Perle, fra Hong Kong, Macao e Canton, dove si svolsero le battaglie della guerra fra britannici e cinesi. 
E dove tutto, fin dall'inizio, convergeva.

Nel Mare siamo entrati nel mondo dell'oppio con le sue basi materiali (la merce, umana e non: papaveri e coolie), nel Fiume in quello del commercio, che ha la sua base a Canton. 
Nel Diluvio a completare il quadro sarà il mondo militare, fondamentale ingrediente nel quadro storico del 1840. 

La parte più politica dell'opera di Ghosh, che dà una chiave di lettura del mondo globale di oggi attraverso il passato, si compie meravigliosamente. 
È assolutamente necessario attaccare una nazione per poterle vendere una merce inutile e dannosa. Non c'è altra via: è la legge del mercato che lo legittima, è una magnifica intesa fra governo e commercianti. 

La parte più letteraria continua a lasciarci sbalorditi per le descrizioni che ci regala Ghosh nel seguire i suoi personaggi: la borsa dell'oppio, le battaglie navali, le descrizioni degli eserciti dei sepoy (i soldati indiani arruolati dalla truppe britanniche) con le loro regole, con i civili al seguito, con i pifferai e i tamburini (bambini che seguivano l'esercito con flauti e tamburi).

La lode alla diversità iniziata negli altri due romanzi continua anche qui, con moltissime parole in lingue diverse, tutte mescolate con l'inglese senza avere gerarchie. 

In questo romanzo poi, la lingua contribuisce anche a rendere particolarmente umoristiche certe situazioni. 

Zachary e Mrs Burnhman hanno uno scambio epistolare "sull'onanismo", problema che affligge Zachary e di cui troveranno una efficace soluzione con gli incontri clandestini da Mrs Burnham
Il linguaggio con cui viene descritto il sesso fra i due, e con cui i due parlano di sesso fra loro, riflette il mondo coloniale e vittoriano di Mrs Burnham, ed è davvero divertente. 
 
In generale, nonostante le descrizioni minuziose, l'uso di tantissime parole in lingue diverse, e un notevole approfondimento storico (soprattutto nel diario di Neel), è incredibile come il ritmo di questo romanzo sia incalzante, come tutto riesca a essere agile, leggero. 
Le 700 pagine volano via a una velocità impressionante. 

E per finire, i personaggi. È impossibile non amarli, anche quando sono dalla parte del torto.
Prendiamo Zachary: è il self-made man, è la personificazione del sogno americano (che all'epoca era inglese), "l'uomo adatto ai tempi, che vuole di più e di più e di più". 

Noi lo abbiamo seguito fin da giovane, è nostro quasi figlio. Quando imparerà a mentire, minacciare, corrompere, saremo dalla sua parte. Anche se razionalmente stiamo con i cinesi e disprezziamo quello che è diventato Zachary, "un perfetto ingranaggio" del mondo del profitto, resterà uno dei nostri personaggi preferiti.

D'altra parte, però, una colpa Ghosh ce l'ha: quella di aver lasciato indietro alcuni personaggi. 
Io per esempio sono rimasta delusa per non aver saputo più molto su Deeti. E mi è anche dispiaciuto che il finale sia stato un po' frettoloso e non abbia dedicato abbastanza tempo ai numerosi personaggi, dopo pagine e pagine di battaglie navali.

Ammetto che per due o tre ore (che per me è tantissimo) ho profondamente odiato Ghosh con tutta l'anima per questo motivo. 
Ma poi, lasciando un po' lì a depositare il tutto, ho capito che questa storia è più grande del suo finale o del destino del singolo personaggio.

Ghosh è uno scrittore immenso. 
Ci ha saputo immergere in un mondo che non potrà mai avere una fine, perché i fili di questa storia, a volerli seguire, arrivano fino a oggi.  
È una grande storia, come quelle dei romanzi sociali o dei romanzi di avventura dell'Ottocento, ma è più che mai una storia da 21esimo secolo. 

Lui ci ha detto chi muore, chi si sposa, chi si redime e chi viene corrotto. 
Sta ora a noi decidere che cosa farne di questa storia immensa. 
Io penso di saperlo, che cosa farne. 


Amitav Ghosh, Diluvio di fuoco, Neri Pozza 2015
Traduzione di Normal Gobetti e Anna Nadotti
pp, 704, € 18,50

Commenti

  1. splendida sintesi, condivido ogni parola. io, però, non perdono a Ghosh neanche il fatto di lasciare aperta la storia di Paulette: sarà banale dirlo, ma di lei mi sarei innamorato, non come quello stupido di Zachari....

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah, ah, quindi ti sei innamorato di Paulette!
      Zachari è un opportunista, Paulette non lo avrebbe meritato.

      Anche a me, comunque è dispiaciuto che fosse messa un po' in disparte, a cominciare dal Fiume, lasciata "a coltivare il proprio giardino"... mentre nel Mare aveva un ruolo più attivo.
      I personaggi femminili dopo il Mare perdono un po' di importanza. Shireen e Mrs Burnham non riescono a compensare le adorabili Deeti e Paulette.

      Comunque, io sono una lettrice super-paziente, faccio fare agli autori tutto quello che vogliono, prendersela alla lunga, fare morire chi vogliono, scrivere finali aperti... purché non mi tradiscano.
      Alla fine, ero un po' arrabbiata, ma non posso dire di essermi sentita tradita.

      Elimina
    2. Alessandro, tu hai scritto qualcosa sulla trilogia di Ghosh? Se sì, mi piacerebbe moltissimo leggerlo.
      (e ora ci vuole anche un seguito del tuo libro su Ghosh!)

      Elimina
  2. Ho questo libro con me da qualche mese ma non ho ancora iniziato a leggerlo perche' volevo rileggere i primi due due e poi cominciare con questo .. leggere la tua recensione mi venire la voglia di cominciare subito! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sunil, io alla fine non ho riletto gli altri due prima di iniziare questo.
      Non ho saputo aspettare perché sono troppo avida e sgregolata, ho fatto solo un ripassino dando una bella sfogliata alle pagine. Devo dire che mi ricordavo moltissimo degli altri due.
      Però secondo me rileggerseli tutti e tre insieme, uno dopo l'altro, deve essere stupendo.

      Elimina
  3. L'ho iniziato da poco e ho letto un centinaio di pagine. Mi piace trovare un racconto appassionante e uno sfondo storico così curato e affascinante nello stesso libro. E mi pare che in questo terzo episodio la sintesi sia anche meglio riuscita che nel primo (in cui forse prevale... il plot) o nel secondo, in cui lo sfondo storico non è poi tanto uno sfondo, ma il protagonista più interessante. Vediamo... Ci sentiamo a fine libro. PS. Non vedo l'ora Silvia di leggere questo tuo post e i commenti dei lettori ma per ora resisto alla tentazione per non avere neanche il minimo indizio su come andrà la storia!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Gianni, anche io non vedo l'ora di sapere le tue imperssioni.
      Non ti dico niente, allora, solo buona lettura!
      A presto!

      Elimina
    2. E' passato un po' di tempo da quando ho finito il libro... Avevo aspettative altissime e forse sono rimasto un po’ deluso, ma l’ho letto con molto piacere, anche se non come i due precedenti. Ho molto apprezzato la prima parte di questo terzo romanzo, soprattutto le storie di Kesri e Shireen. Il finale e tutta la parte cinese mi sono sembrati più deboli. Non so… tutto molto curato, molto ben costruito. Forse troppo.
      Però c’è una cosa su cui traspare una passione sincera di Ghosh ed è proprio la Storia che fa da sfondo ai nostri personaggi: le guerre dell’oppio, l’India dominata dagli inglesi, la Cina. Questo è forse l’aspetto più bello e appassionante della trilogia in cui il nostro autore mi è parso più onesto e animato da un reale interesse personale, piuttosto che dall’obiettivo di costruire un prodotto.

      Comunque, ce ne fossero di libri così!

      PS: grazie Silvia per il tuo post. Che bello!

      Elimina
    3. Caro Gianni,
      capisco la delusione.

      Anche io subito ci sono rimasta male per il finale e anche secondo me il diario cinese di Neel rimane la parte più debole.
      In quanto al piacere di lettura, la mia personale classifica è invece: prima il Mare, poi il Diluvio e per ultimo il Fiume.
      Io penso che comunque per apprezzare la trilogia, dobbiamo alzare gli occhi dai personaggi e dalle varie trame che si intrecciano (cosa difficilissima, perché Ghosh ci ha inchiodato lì) e vedere tutto l'insieme.
      Vedere che, appunto, il protagonista di tutto questo ambaradan in giro per il mondo è la Storia.
      Ti segnalo a questo proposito il bellissimo articolo di Alessandro che descrive la trilogia come una (lunghissima) "short story" del personaggio principale: in questo caso il protagonista è la Storia e noi, di tutta la sua vita, seguiamo solo poche ore (cioè pochi anni).
      http://www.lindiceonline.com/letture/narrativa-straniera/ghosh-trilogia-ibis-diluvio-di-fuoco/

      Io non penso che sia costruito, anzi penso che Ghosh si sia lasciato andare troppo nel suo personale interesse storico (viste le migliaia di cose che si sarà letto...). Se avesse voluto fare una cosa più commerciale, avrebbe maggiormente compiaciuto i lettori con le storie dei personaggi in modo che noi tutti fossimo felici e contenti.

      Un carissimo saluto!

      Elimina
  4. Io ho appena finito di leggere il terzo volume, e per la verita' sono rimasta molto delusa. Mi ha fatto l'impressione di un libro scritto per mestiere e senza amore, a differenza dei primi due volumi che avevo amato. Due cose soprattutto mi hanno dato fastidio: che nessuno dei personaggi sviluppati avesse un "gusto" paragonabile a quello di Deeti, Paulette, Neel o Bahram, o anche al giovane artista che scriveva quelle spassosissime lettere nel Fiume; e le pagine e pagine sul sesso di Mrs. Burnham, all'inizio molto divertenti ma alla fine assai ripetitive. Mi dispiace perche' in 700 pagine si potrebbero dire tante cose ed e' un peccato sprecarle. Bella invece la descrizione della vita militare nella Compagnia delle Indie e anche la finestra sulla politica cinese aperta dal diario di Neel

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Benedetta, grazie mille per il tuo commento e la tua opinione!

      Io quando l'ho finito di leggere non ero delusa, ero proprio incazzata!
      Ho odiato profondamente Ghosh (e ti assicuro che è difficile che io odi qualcuno, in particolare uno scrittore!).
      Come si è permesso di non dirmi più (quasi) niente di Deeti e di Kalua, e di far finire in modo così frettoloso tutti gli altri, compresa Paulette?
      Che fosse un autore che non compiace il lettore spiegandogli tutto, lo sapevamo da "Cromosoma Calcutta" e anche dal finale di "Mare di papaveri"... però dopo migliaia di pagine di fiducia, un minimo ci poteva anche dire.
      Poi però, vedendo l'intera trilogia nel suo complesso, dopo qualche giorno la mia arrabbiatura è totalmente svanita e mi è rimasta invece la sensazione di essere stata parte di una grandissima storia.
      Una grandissima storia che è giusto che resti anche parzialmente aperta o sospesa.

      E che è giusto che abbia tre fasi diverse fra loro, discontinue e non esattamente la continuazione perfetta una dell'altra.

      Io non penso che questo ultimo romanzo sia stato scritto senza amore, anzi penso che Ghosh si sia un po' perso (come già era successo nel Fiume) dietro a quello che più contava per lui: dimostrare la sua tesi storico-politica, trascurando un po' i personaggi.

      Nel Diluvio, era per lui importante parlare del mondo militare e delle guerre, come conclusione di tutto il percorso precedente. Secondo me le pagine più "sprecate" (se così possiamo dire) sono quelle delle battaglie navali verso la fine: interessanti, ma sembrano davvero "sottratte" alle storie dei personaggi.

      Secondo me comunque questa parziale mancanza di cura dei personaggi è più forte nel Fiume che nel Diluvio.
      Nel Diluvio, ci sono due bellissimi personaggi, che da soli salvano tutto: Zachary e Kesri Singh.
      In questo senso le pagine sul sesso di Zachary e Mrs Burnham, oltre a essere divertenti, servono anche a caratterizzare meglio Zachary.
      Forse sì, sono troppe pagine, ma qui secondo me c'è anche tutto il discorso linguistico che merita una certo respiro.
      Manca invece un personaggio femminile del carisma di Deeti e Paulette, è vero!

      Poi io il diario di Neel a tratti l'ho trovato un po' troppo didascalico (anche qui secondo me emerge la volontà di Ghosh di mostrare la sua tesi storica, che alla fine prevale sul personaggio) e devo dire che delle quattro storie del Diluvio secondo me è quella meno riuscita.
      Ma le altre due lo tirano decisamente su!

      Elimina
    2. Cara Silvia, scusa se rispondo solo ora!
      Ti diro', io sul Fiume avevo avuto impressioni esattamente opposte alle tue... probabilmente con alcuni personaggi si creano dei feeling particolari e con altri no! Io avevo amato talmente tanto Bahram, che per me il libro avrebbe gia' avuto significato nel descrivere il suo conflitto fra l'anima capitalista e i sentimenti confusi di pieta' e amore paterno, che lo porteranno a scegliere infine lo stesso male del figlio e ad "autopunirsi" per non aver saputo salvare nemmeno una delle sue famiglie.
      Credo tu abbia ragione pero' sul fatto che dobbiamo prendere Ghosh per quello che lui vuole darci, e non per quello che vorremmo fargli dire. E' stato un errore da parte mia aspettarmi un analogo indiano/cinese della saga della "Casa degli spiriti" di Isabel Allende. Ora mi rendo conto che avevo in effetti quella aspettativa e non poteva che restare delusa, sia perche' la sensibilita' e' completamente diversa sia perche' il rapporto fra storia e romanzo e' per Ghosh invertito, ed e' una scelta che si puo' solo rispettare, altrimenti ci meritiamo libri scritti davvero per mestiere e con lo stampino.
      Continuo tuttavia a pensare che, al di la' del discorso linguistico (comunque gia' emerso in parte in Fiume nelle lettere fra Paulette e l'amico artista), la dinamica fra Zachary e Mrs. Burnham sia stata buttata li, mancando quel minimo approfondimento psicologico senza il quale le storie sia di amore che di sesso mi sembrano soprattutto una trovata commerciale... forse sono troppo severa? Saro' io la puritana, ma la prima relazione extraconiugale di Mrs. Burnham, che si chiude perfino con un suicidio, non riesce ad avere senso per me nello scopo del racconto se non accompagnata da quel minimo sindacale di indagine psicologica.
      Ti ringrazio tanto della risposta, e' bellissimo poter discutere di libri con qualcuno!

      Elimina
    3. Cara Benedetta,
      bello sapere che hai letto il Fiume e ci hai trovato simpatie diverse dalla mia!

      Sentendo un po' da amici che l'hanno letto, ho capito che ognuno ha un suo personaggio preferito, ed è bello che non ci siano giudizi uniformi. Un po' come nella vita reale, ci si trova più in sintonia con una persona o con un'altra.

      A me è piaciuta tantissimo Deeti. Altri hanno preferito Paulette (come Alessandro qui sopra!).
      Due mie amiche amiche si sono innamorate di Zachary (cosa che io avrei detto impossibile!). Altre di Neel.
      Io poi ammetto di aver un debole per Ah Fatt.

      Bahram non mi è dispiaciuto, ma non lo metterei fra i miei preferiti.
      Io l'ho trovato un po' infantile (non volermene!), come tutti i personaggi del Fiume. Mi sono chiesta se fosse voluto, se Ghosh avesse voluto dipingerli come dei bambini alle prese con i loro giochi.

      Sull'approfondimento psicologico di Mrs. Burham, hai ragione. Infatti secondo me è il vero "difetto" del Diluvio: la mancanza di un personaggio femmilile convincente.
      In generale, però, non c'è una grande introspezione di nessuno dei personaggi in questa storia, cosa inevitabile, visto il tipo di romanzo.

      Forse Ghosh si è lasciato anche qui prendere dalla volontà di farci vedere qualcos'altro (in questo caso la lingua per descrivereil sesso) invece di stare vicino ai personaggi.
      Forse ha "usato" il personaggio di Mrs. Burnham per caratterizzare più Zachary che non se stessa: un personaggio-specchio.
      Forse l'ha dipinta come si pensava dovesse essere una donna dell'epoca: certe cose si fanno ma non si dicono, si seppelliscono dentro di sé, salvo poi far finire tutto malissimo.

      Quando vuoi discutere di questo e di altri libri, io sono sempre qua, questo blog è nato proprio per questo!

      Elimina
  5. Comunque ci tengo a farti i complimenti per il blog. Mi hai dato ispirazione per diverse letture :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille!
      Mi farà moltissimo piacere sapere le tue impressioni anche su altri libri!

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Dove la mente non conosce paura

Shantaram