Terra rossa e pioggia scrosciante
di Vikram Chandra
Ovvero le mille e una storia
“Racconterò una storia che crescerà come un loto rampicante, si avvolgerà su se stessa e si espanderà senza fine, finché ciascuno di voi entrerà a farne parte, gli dei verranno ad ascoltare, finché tutti noi paleremo in un'armoniosa confusione che contiene il passato, ogni attimo del presente e il futuro infinito.”
Avete presente quei libri in cui le storie si intersecano una dentro l’altra, come scatole cinesi, in un vertiginoso magma narrativo, a volte in modo organico, a volte contro ogni coerenza cronologica e talvolta anche logica?
Terra rossa e pioggia scrosciante è uno di quei libri. Un po’ come Le mille e una notte, un po’ come il Mahabharata e i poemi epici indiani. Nelle sue 700 pagine, sembra che l’attività principale dei personaggi sia quella di inziare a raccontare delle storie.
Senza dubbio affascinanti, senza dubbio coinvolgenti, senza dubbio anche disorientanti. Non potrebbero essere altrimenti, visto che si va da Alessandro Magno alla dominazione coloniale inglese in India, passando per successive reincarnazioni, dalle battaglie dei guerrieri Rajput del Rajasthan a Jack lo Squartatore, per arrivare fino alla copertina di Playboy.
La cornice narrativa è la vicenda di Parasher, un’anima intrappolata del corpo di una scimmia in bilico tra la vita e la morte, che racconta seduta a una macchina da scrivere la sua storia. Questo è il patto che ha stretto con Yama, dio della morte, venuto a reclamarla: resterà in vita se riuscirà a conquistare l’attenzione degli ascoltatori per almeno due ore al giorno. Gli ascoltatori accorreranno sempre più numerosi e alla macchina da scrivere si alternerà anche Abbay, un giovane appena tornato in India dopo aver studiato negli Stati Uniti, raccontando la sua esperienza americana.
Un libro del genere è sicuramente sconsigliato a chi non ama le digressioni, a chi non sa stare per pagine e pagine senza capire il senso di ciò che legge, a chi non ama perdersi in una miriade di personaggi minori. Di conseguenza, consigliato invece a chi ama leggere una storia solo per il gusto di leggerla, a chi sa lasciare un attimo da parte domande e spiegazioni, a chi crede ancora che fantasia e immaginazione dovrebbero essere una parte essenziale della nostra vita.
Ovvero le mille e una storia
“Racconterò una storia che crescerà come un loto rampicante, si avvolgerà su se stessa e si espanderà senza fine, finché ciascuno di voi entrerà a farne parte, gli dei verranno ad ascoltare, finché tutti noi paleremo in un'armoniosa confusione che contiene il passato, ogni attimo del presente e il futuro infinito.”
Avete presente quei libri in cui le storie si intersecano una dentro l’altra, come scatole cinesi, in un vertiginoso magma narrativo, a volte in modo organico, a volte contro ogni coerenza cronologica e talvolta anche logica?
Terra rossa e pioggia scrosciante è uno di quei libri. Un po’ come Le mille e una notte, un po’ come il Mahabharata e i poemi epici indiani. Nelle sue 700 pagine, sembra che l’attività principale dei personaggi sia quella di inziare a raccontare delle storie.
Senza dubbio affascinanti, senza dubbio coinvolgenti, senza dubbio anche disorientanti. Non potrebbero essere altrimenti, visto che si va da Alessandro Magno alla dominazione coloniale inglese in India, passando per successive reincarnazioni, dalle battaglie dei guerrieri Rajput del Rajasthan a Jack lo Squartatore, per arrivare fino alla copertina di Playboy.
La cornice narrativa è la vicenda di Parasher, un’anima intrappolata del corpo di una scimmia in bilico tra la vita e la morte, che racconta seduta a una macchina da scrivere la sua storia. Questo è il patto che ha stretto con Yama, dio della morte, venuto a reclamarla: resterà in vita se riuscirà a conquistare l’attenzione degli ascoltatori per almeno due ore al giorno. Gli ascoltatori accorreranno sempre più numerosi e alla macchina da scrivere si alternerà anche Abbay, un giovane appena tornato in India dopo aver studiato negli Stati Uniti, raccontando la sua esperienza americana.
Un libro del genere è sicuramente sconsigliato a chi non ama le digressioni, a chi non sa stare per pagine e pagine senza capire il senso di ciò che legge, a chi non ama perdersi in una miriade di personaggi minori. Di conseguenza, consigliato invece a chi ama leggere una storia solo per il gusto di leggerla, a chi sa lasciare un attimo da parte domande e spiegazioni, a chi crede ancora che fantasia e immaginazione dovrebbero essere una parte essenziale della nostra vita.
Io faccio parte della prima categoria di lettori.
RispondiEliminaHo scoperto questo libro in biblioteca mentre cercavo Giochi sacri. Siccome quest'ultimo era in prestito, ho dirottato la scelta su Terra rossa..
Con tutta la buona volontà e il desiderio di leggere libri indiani, ho dovuto interrompere la lettura. Pensare che mi intrigava l'idea di trasportare in India, con le sue divinità, la storia delle mille e una notte. Salam
Caro Angelo,
RispondiEliminacapisco perfettamente e infatti (pur essendo io decisamente nella seconda categoria di lettori) non mi sono sentita di consigliarlo proprio a tutti.
Hai poi letto Giochi Sacri? Anche lui ha la peculiarità di buttare in mano al lettore una gran quantità di storie e personaggi, ma è molto più lineare e meno dispersivo (per me è un capolavoro!). Forse le digressioni più "dispersive" (che io ho apprezzato molto, ma che la maggior parte dei lettori italiani ha trovato inutili e irritanti) sono le storie che occupano interi capitoli (gli "Insights" nella versione inglese), nel caso possono completamente essere saltate senza che la storia ne risenta minimamente.
Si, poi l'ho letto e mi è piaciuto. Se non ricordo male ho saltato solo un capitolo "inutile" al fine della storia. Adesso ho in programma di leggere Shantaram (che tra l'altro ho scoperto sul tuo sito). Salam
RispondiEliminaMa allora anche a te piacciono i gran tomoni!
RispondiEliminaFammi poi sapere che cosa ne pensi di Shantaram, ci conto!