Aravind Adiga vince il Booker Prize

Ieri sera, ultima azione della giornata, ho finito Mare di papaveri di Amitav Ghosh. Girata l'ultima pagina, chiuso il libro, spenta la luce, a nanna.
Questa sera, poco fa, penultima azione della giornata (l'ultima è scriverne qui), vado a sbirciare nel sito del Booker Prize per vedere se per caso l'ha vinto proprio Ghosh, candidato al premio con Mare di papaveri. Quel premio che ha consacrato Rushdie e Arundhati Roy sulla scena internazionale.

Ovviamente tifavo spudoratamente per Ghosh, non solo perché ho appena finito proprio il suo libro, ma per tutti i suoi libri precedenti, perché lo ammiro come scrittore. E invece il vincitore è lui, Aravind Adiga, giovane scrittore esordiente indiano originario di Madras, con La tigre bianca, un romanzo affascinante, o almeno così sembrerebbe (visto che io non l'ho ancora letto).

Sono felice lo stesso, felice che sia nuovamente un indiano a vincere il premio più ambito della letteratura inglese. Sicuramente leggerò presto La tigre bianca (l'avrei letto comunque, l'ho cercato in biblioteca e ovviamente era già in prestito), anche se un po' mi dispiace per Mare di papaveri, per il suo narrare denso di storie e di Storia, dai campi di papaveri da oppio lungo il Gange alle acque inquiete del grande Oceano Indiano, elogio della contaminazione, della mescolanza di razze, nazionalità, umanità.
In quali storie mi porterà invece La tigre bianca?

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