Quarto o quinto?

Ovvero il quasi-indiano innominato

Ho cercato un po' di notizie in rete e sui giornali su Aravind Adiga e La tigre bianca, vincitore del Booker Prize 2008, nell'attesa di leggerlo.

Più o meno i commenti sono simili: romanzo caustico dal tono sarcastico, che mette a nudo lo sviluppo economico indiano, basato su ingiustizie ed empietà e intrinsecamente marcio: c'è chi sta nel fango (i più) e chi nel lusso (i meno) e chi sta nel lusso ci sta grazie a corruzione dilagante, omicidi e via dicendo.

La cosa divertente da notare però è che, nell'annunciare la vittoria di Adiga, alcuni parlano di quarto vincitore indiano, altri di quinto, come dicevo poco fa. Alcuni precisano: quinto se si parla di "of Indian origin", quarto se di parla di "Indian-born". In questo conto il protagonista implicito è Naipaul, l'unità in più o in meno, non "Indian-born" ma sicuramente "of Indian origin".


E' indiano Naipaul? In India non c'è nato, ma è figlio di genitori indiani e imbevuto di cultura indiana (di lui, fra l'altro, non ho ancora parlato...).
Secondo me la domanda inespressa che sta sotto a questo conto che non torna è: cosa significa essere indiani?

Commenti

  1. Non sapevo che il Mare dei Papaveri era già uscito in italiano. L'ho letto in inglese e un po' mi ha deluso. Tutto l'aspetto linguistico, inglese-hindi bastardato l'ho trovato un po' troppo ricercato. Comunque sono molto curioso di leggere la versione italiana per capire come l'hanno tradotto. Pensavo che ci vorrebbe un traduttore che sa sia inglese che hindi, con un po' di bengalese perché il libro è pieno di parole hindi/bengalesi tramutate in parole inglesi! Forse Ghosh ha preparato anche un dizionario speciale per i traduttori di questo libro?

    Invece le recensioni sul nuovo libro vincitore del Booker non mi ispirano per niente, comunque devo riconoscere che spesso sono troppo scettico e dopo mi devo ricredere!

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  2. In effetti c'e' una nota dei traduttori che dice proprio quanto sia stato difficile rendere tutti questi termini imbastarditi e contaminati. Quando l'ho letta volevo buttare via il libro in italiano appena comprato e ricomprarlo in inglese per leggerlo in originale!
    Nella nota si dice che Ghosh ha prepato una lettera ai suoi traduttori in cui dice di lasciare un "rumore di fondo" di parole li' per li' incomprensibili, ma che servono a un altro scopo (e quindi, anche niente glossario!).
    Sicuramente la traduzione ha appiattito un po' tutto e quindi mi e' sembrato meno ricercato di quello che forse era in inglese.
    D'altra parte, in questo modo, nonostante le molte parole anche in altre lingue, la traduzione scorre senza intoppi e quindi l'ho trovata gradevole e scorrevole.
    Sono curiosa di sapere la tua opinione quando avrai visto la versione italiana.

    Anche io sono un po' scettica su Adiga, ma ne riparliamo una volta letto!

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