Quel treno per il Pakistan

di Khushwant Singh

"L'estate del 1947 non fu come le altre estati indiane. Quell'anno persino il tempo, in India, sembrava diverso. Faceva più caldo del solito e tutto era più secco e polveroso. E l'estate durò più a lungo. Nessuno ricordava un epoca in cui i monsoni erano giunti con tanto ritardo. Per settimane, le rare nubi produssero solo ombre. Niente pioggia. La gente continuò a dire che Dio li stava punendo per i loro peccati."

Anche il clima in quella folle estate impazzì, scrive Khushwant Singh nell'incipit di uno dei romanzi indiani da me più amati, di cui (non so neanche io perché) non ho ancora parlato in queste pagine.

Nell'estate del 1947, anno della Partizione che fece di India e Pakistan due nazioni indipendenti e nemiche, oltre al tempo impazzì anche la Storia, segnando ferite profonde ed epocali, dividendo comunità, causando milioni di profughi, di morti e di massacri, scatenando migrazioni di massa di musulmani verso il Pakistan e di induisti e sikh verso l'India.

Sembra sempre impossibile spiegare tanta violenza, spiegare come il vicino di casa fino a pochi giorni prima amico e fratello possa trasformarsi in assassino solo perché appartenente alla religione "sbagliata".

Eppure Khushwant Singh ci prova, con questo romanzo pubblicato nel 1956, con la sua intelligenza e sensibilità nei confronti della psicologia umana. Quel treno per il Pakistan racconta l'estate di Mano Majra, villaggio immaginario del Punjab indiano vicino al nuovo confine con il Pakistan, lungo la ferrovia fra Delhi e Lahore, abitato principalmente da sikh e musulmani. Mano Majra diventa così il palcoscenico di uno spettacolo avvenuto realmente in tanti villaggi dell'India, piccoli teatri di violenza e distruzione.

Nella notte, un omicidio, apparentemente inspiegabile. L'arresto del bandito sikh del villaggio, grande e grosso ma innocente. L'arrivo di un magistrato, viscido e bevitore di whisky, con i capelli tinti dalle radici bianche sempre in agguato. Uno straniero, un giovane attivista politico arrivato in treno, il cui nome, Iqbal, non rivela se sia musulmano oppure sikh.

E poi, un treno fantasma, spettrale e agghiacciante, pieno di cadaveri che arriva in stazione. Profughi dal Pakistan che hanno visto i massacri, storie ed aneddoti che si moltiplicano, la paura che serpeggia e si insinua, sotto il sole impietoso, sulla terra che boccheggia per il monsone in ritardo. E allora, diventano sempre più labili anche le dinamiche tradizionali della vita di villaggio: i rapporti fra semplici contadini abituati a lavorare duro, le autorità religiose paterne e simboliche, i ritrovi nel gurdwara sikh per superare tutti insieme le difficoltà.

E quindi, è meglio che chi se ne deve andare se ne vada veramente, meglio per loro e meglio per tutti, visto che a questo punto si può anche rompere il sacro vincolo di fratellanza che mette i compaesani al primo posto nella scala dei valori.

Ma, quasi a dire che Bene e Male si intrecciano sempre indistinguibili nelle coscienze, in tutto questo rimane in qualche modo una scala di valori, assurda e commovente, intima e individuale, se non altro nel finale più toccante che mi sia mai capitato di leggere, nello sferragliare di quel treno per il Pakistan che corre veloce verso il confine.

Commenti

  1. Cara Silvia, è uscita una nuova edizione? Edizione fa rima con emozione....e questa è dovuta al fatto che fui io, tanti anni fa, a scrivere introduzione e glossario alla prima edizione del libro. Ci sono ancora o sono stati tagliati, come spesso fanno gli editori con gli apparati critici?

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  2. Ciao Marco, no, che io sappia non è uscita nessuna nuova edizione. Quella che io ho fra le mani ora è l'edizione della Marsilio del 1996, che infatti ha il tuo glossario e la bandella a firma tua, ma non ha nessuna introduzione vera e propria nelle pagine del libro: a questo punto ci potresti dire che cosa avevi scritto...
    Comunque anche per me riprendere fra le mani questo libro che avevo letto anni fa è stata una vera emozione!

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  3. Quindi, immagino che adesso sia introvabile, se non in una biblioteca. Peccato! Ma tanto ormai ho rinunciato a starti dietro!
    Però Khushwant Singh è un grande scrittore.

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  4. Luisa, non rinunciare al grande Khushwant!
    C'è anche un'edizione del 2002, sempre della Marsilio, che secondo me si trova ancora in libreria: l'ho comprata non meno di due anni fa per regalarla (ma non so quanto sia stato apprezzato il mio regalo...), se no lo trovi sempre su internet, per esempio qui.

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  5. mi ricordo molto bene il titolo di questo libro ma non la storia, quindi non l'ho letto. lo cerco subito.
    Mi piacciono molto i romanzi sulla grande spartizione proprio perché, come dici tu cercano di "spiegare tanta violenza, spiegare come il vicino di casa fino a pochi giorni prima amico e fratello possa trasformarsi in assassino solo perché appartenente alla religione "sbagliata". Come dire,la natura umana.

    un caro abbraccio, cris

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  6. ...e infatti K. Singh si addentra proprio nella natura umana, con semplicità e intelligenza.
    A presto, cara Cris.

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  7. Una visione molto "dall'interno" (è la storia - vera - della famiglia dell'autore) di come nascono certi orrori si trova nel toccante Fratelli di sangue di M.J. Akbar, libro bello quanto ignorato. Per me il capolavoro resta la raccolta di racconti Mottled Dawn di Hasan Manto (diciamo a pari merito con Tamas di Bhisham Sahni).
    Certo la Hyder con una delle sue rapidissime stilettate fa notare che prima degli inglesi in India non ci sono mai stati conflitti tra gruppi religiosi (guerre di conquista ecc sì, ma mai i cosiddetti "scontri communalisti"). Sarà un caso?

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  8. Fratelli di sangue è lì lì che aspetta: prima o poi...
    E gli altri, quando ce li traduci?
    Eh, i casi della storia che non sono mai per caso...

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  9. Ah, io sarei anche pronto, basta fare una raccolta di firme e presentarla alle case editrici...

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  10. Contando i lettori dichiarati che commentano questo sito e quelli silenziosi, arriviamo forse a 10 firme: basteranno?
    :)

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  11. Una lobby potentissima... gli editori non hanno scampo!

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  12. Li piegheremo tutti al nostro volere!

    Ma a proposito di M.J. Akbar, ho visto che è in uscita un suo altro libro (chissà, magari così inizia ad essere un po' meno ignorato):
    L'ombra delle spade. La Jihad e il conflitto tra Islam e cristianità

    ne sai qualcosa?

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