Amitav Ghosh a Mantova

Anche se sto iniziando a diventare un po' allergica ai vari festival che ormai impazzano per l'Italia, quello della letteratura di Mantova, appena concluso, mi è sempre piaciuto.
Quest'anno c'era un'intera retrospettiva dedicata ad Amitav Ghosh, con ben tre incontri su diversi temi della sua varia e raffinata scrittura. Quello che mi interessava di più, incentrato sulla saga familiare e i romanzi storici, era proprio nell'unico giorno in cui non potevo andare.
Mi sono "accontentata" dell'incontro di sabato, condotto da Franco La Cleca e Giuseppe Cederna e dedicato ai reportage di Ghosh, Estremi Orienti e Circostanze incendiarie, due libri che fra l'altro non ho ancora letto.

Nella bella cornice del teatro Bibiena, Ghosh ha risposto alle domande su che cosa significhi essere indiani, su quale ruolo ha nel mondo di oggi un popolo di emigranti a contatto con realtà molto diverse fra loro, un popolo che conosce degli estremi che noi, nel nostro mondo occidentale, neanche ci immaginiamo, che conosce la violenza ma anche i suoi antidoti.

Ghosh, modesto e cosmopolita, infarcisce ogni risposta con un qualche suo anedotto in un qualche pezzo di mondo (Egitto, Johannesburg o Los Angeles, Calcutta o New York), è immaginativo e onesto (alla domanda "perché scrivi? per esprimere tutte le storie e il vissuto che hai dentro?" ha risposto: "perché lo faccio come lavoro per guadagnarmi il pane e per fortuna mi piace anche"), ottimista ma critico verso un'India che guarda sempre di più verso l'occidente e sempre meno verso i suoi vicini asiatici a due passi da casa.

Più che le domande e l'intervista, comunque, ho apprezzato la lettura dei brani: commoventi i passaggi sui disordini anti-sikh a Delhi dopo l'omicidio di Indira Gandhi, sulla riscoperta della gioia di vivere in Cambogia attraverso la musica e la danza, sulle mappe perdute. Nonostante siano reportage, sono in realtà estremamente narrativi, personali e intrisi di piccole e grandi storie, proprio come i suoi romanzi.

Sono uscita con una voglia folle di iniziare a leggere e con la convinzione che nessun incontro di nessun festival, per quanto piacevole e intelligente, potrà mai dare quella profondità e quella conoscenza che solo la lettura di un libro sa trasmettere.

Commenti

  1. Neanch'io ho mai letto i reportage di Ghosh, ma vorrei farlo. Mi hanno sempre affascinato i reportage, in particolare quelli scritti da autori di narrativa, proprio per la loro "letterarietà". Un'altra che fa bene il suo lavoro come giornalista e proviene dalla letteratura è Arundhati Roy!

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  2. care, sono due libri molto diversi dal Gosh che credo conosciate bene. nel reportage Gosh è diverso..diciamo che ha qualcosa di "un mare di papaveri", ma la realtà è ben diversa dalla sua fantasia "realizzata" (scusate il gioco di parole).
    Estremi orienti è incentrato prevalentemente sulla Cambogia...e alla luce dei processi che si stanno riaprendo in questi mesi , è molto interessante, sebbene datato. Circostanze incendiarie tratta temi disparati ma è comunque interessante per chi ama approfondire i conflitti geopolitici dell'asia e dell'estremo oriente. In alcuni momenti fa ripensare al Terzani vecchia maniera...
    un caro saluto
    Sonia, venezia.
    P.S: che fortunata che sei a essere vicina. Mantova per me è lontana adesso. Sono appena tornata dal Nepal e ho ricominciato a lavorare...impossibile spostarmi.

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  3. ops! c'è un omonima!
    ah la veneziana tornata dal Nepal
    ciao!

    mi metto alla caccia dei reportage di Ghosh!

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  4. Stefania,
    di Arundhati Roy ammiro immensamente il modo di scrivere, ma a volte non mi convince il suo voler perseguire una tesi (che può anche essere condivisa) senza che lasciare alternative e sfumature al lettore. Mi piacciono in reportage un po' più "aperti", in cui è anche il lettore che deve trarre delle conseguenze.


    Sonia (la Sonia veneziane-nepalese), grazie per le tue descrizioni sui due libri;
    leggerò sicuramente Circostanze incendiarie: da quanto è emerso dall'incontro, non descrive sono la violenza ma anche il tentativo di resistenza alla violenza, che invece spesso passa inosservato.
    Sono fortunata ad essere vicino a Mantova, ma mi piacerebbe di più essere vicino a Kathmandu!


    Sonia (fiorentina-indiana nonché francese), hai trovato un'omonima appassionata di letture indiane (e poi qui siamo anche tutte con la S)!

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  5. ciao silvia e bentornata! (non avevo ancora avuto il tempo per dirtelo...)

    mi piacerebbe molto ascoltare questo talk di Ghosh: sai se si può scaricare da qualche parte? Ho provato su fahrenheit ma in questo momento il sito non è in linea. riproverò.

    quando parli della lettura dei brani ti riferisci a Circostanze incendiarie o a Estremi Orienti? E cmq quale mi consiglieresti?

    grazie e a presto, cris

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  6. ops... non mi ero accorta che ne parlava anche sonia. grazie sonia!

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  7. @ silvia e cristina: Circostanze incendiarie è sicuramente una lettura consigliabile. Mi permetto di consigliarlo rispetto ad Estremi Orienti perchè lo trovo più completo.
    un caro saluto
    sonia, veneziana, nepalese :-)

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  8. ciao Cristina!
    per il momento il talk non l'ho trovato da nessuna parte (avrei voluto linkarlo), ma chissà che qualcuno non lo carichi da qualche parte nei prossimi giorni...

    I brani erano tratti da entrambi i libri.
    Mi è rimansto molto impresso quello che parla dei disordini anti-sikh a Delhi dell'84, tratto da Circostanze incendiarie che, dopo quello che dice anche Sonia nepalese, sarà questo che leggerò per primo!

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  9. Di Amitav Ghosh ho letto molto - Lo schiavo del manoscritto _ (bellissimo); Il palazzo degli specchi, (che mi ha riconciliato con il romanzo dopo un periodo di assenza) Le linee d'ombra, Il cromosoma Calcutta - quelli che hai citato però mi mancano. Provvederò al più presto. Ciao :-)

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  10. Ciao Arzach, mi fa molto piacere trovare un altro appassionato di romanzi di Ghosh.
    In effetti le sue storie sono ideali per chi si deve riconciliare con il romanzo e con la lettura in generale: storie intense e belle che scorrono come scorrono le pagine...

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  11. Ciao Silvia , mi spingo a dire che ultimamente forse - e con tutte le eccezioni del caso - gli scrittori del subcontinente sono gli unici che ancora hanno qualcosa da raccontare che non sia l'ennesima , pallosissima variante di un qualche conflitto esistenziale dello sfigato di turno. Ha letto , ho terminato di leggere di recente Vikram Chandra - Giochi Sacri - lo consiglio a tutti . Per quanto lungo pieno di digressioni bla bvla bla è un gran bel libro con degli stupendi personaggi ed una bella storia. magari però prima leggete Mheta Maximun City cosi capite dove è ambientato il romanzo. Ciao

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  12. arzach ha ragione: prima Mheta e poi Chandra...anche perchè il secondo è bello lungo e intenso

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  13. D'accordissimo!
    Giochi sacri è uno dei miei romanzi preferiti degli ultimi anni: amo la sua lunghezza, le sue continue digressioni, tutti i bla bla bla, i personaggi minori e il gusto per i dettagli...
    E' proprio questo che amo della letteratura del subcontinente.

    In effetti anche io ho letto prima Maximum city e poi Giochi Sacri (e fra uno e l'altro sono stata a Bombay e devo dire che alla fine Bombay è meno spaventosa e più umana di quanto appaia nei libri).

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  14. Io ho finito da qualche giorno "Il Palazzo degli Specchi" e mi è piaciuto molto. Per me è il secondo libro di Ghosh, dopo "Mare di Papaveri" che mi era piaciuto immensamente. Per me la forza di Ghosh è nei personaggi indimenticabili e in questa capacità di portarci in mondi sconosciuti: la Birmania coloniale, la fabbrica d'oppio, il palazzo reale dei regnanti di Birmania, una nave piena di "lascar"... Dove altro leggeremmo di queste cose se non in Ghosh?

    "Sacred Games" (English edition) l'ho rigirato tra le mani in libreria proprio l'altro giorno, incerta se comprarlo o no. Poi ho deciso che prima dò una seconda possibilità a "Midnight's Children" di Rushdie (altro mumbaykar doc!).

    @Silvia: per fortuna che Bombay è meno spaventosa che in "Maximum City", perché io mi ero già riporomessa di non metterci mai piede! :-D

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  15. d'accordissimo con te su Bombay: intensa, dolce, aspra, ricca e povera di tutto e di niente. Anche se Delhi per me rimane sempre la più magica....ovviamente dopo Varanasi. Sono come drogata dall'india, ma pochi, veramente pochi comprendono questa mia passione in italia. per i più è un paese sprco e povero. credo non sia necessario commentare il relativismo di questa affermazione

    @ silvia, secondo me Rushdie è il papà della letteratura indiana...simpaticissimo e intelligentissimo

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  16. Stefania,
    di Bombay è vero tutto quello che scrive Metha, ma dal suo libro non si coglie la profonda umanità e anche mitezza (nonostante le violenze descritte) dei suoi abitanti, che si apprezza quando si cammina per strada fra la gente.
    Giochi sacri te lo consiglio tantissimo, ne ho tanto parlato in questo blog, ma anche i Midnight's children!
    Rushdie io l'ho amato tantissimo, ma devo ammettere che ultimamente è un po' decaduto... però i "Figli" rimane uno dei miei romanzi preferiti mai letti.

    Sonia nepalese,
    ovviamente condivido quel che dici sull'India e anche la conseguente incomprensione fra amici e conoscenti vicini (non tutti, però!).
    Anche per questo mi sono un po' rifugiata nel web per trovare altri indianofili, e devo dire che ne ho trovati più di quanto pensassi!
    In quanto a città indiane, io preferisco Bombay, ma penso che derivi unicamente delle esperienze che ho vissuto a Bombay e non da altre parti.

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  17. Ragazze, voi siete seriamente malate di India, ahahah!!! :-)
    Io più che altro sono malata del mondo, non disdegno neanche l'Africa e l'America Latina!

    @Sonia nepalese: L'India sarà pure sporca, puzzolente e povera, ma è un paese affascinantissimo. E poi anche di Venezia dicono che puzzi! Hai letto/sentito parlare di "Amore a Venezia. Morte a Varanasi"? Io non l'ho letto, ma già dal titolo mi ispira! Mi sa che mi devo mettere di buona lena a fare più letture indiane, ci sono una montagna di titoli nelle librerie e ne escono sempre di nuovi!

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  18. @stefania.
    vivendo a venezia l'odore non mi crea nessun problema. anzi..mi ha sempre affascinato l'odore dell'india, tanto per citare Pasolini.
    Amore a Venezia e morte a Varanasi l'ho comprato sabato pomeriggio, lo recensivano positivamente su Internazionale. Credo sia un bel libro...ma ora sto leggendo altro quindi dovrà aspettare sul comodino..
    baci

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  19. oh che bel gruppetto di malati (o quasi) di India, come sono contenta!

    ^_^

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  20. cmq volevo solo aggiungere che i bla bla bla di vikram non sono una critica. Anzi..sono fondamentali per il suo racconto. A mio parere - e leggo con grande interesse le sensazioni su Bombay/mumbay che avete publicato. è la città la vera protagonista del libro. Se ci fate caso è sepre presente in filigrana in ogni momento della storia. E la cosa che colpisce - almeno me - è proprio questa capacità di Vikram di fotografare questa città in un momento di trasformazione, di cambiamento che ci fa uscire dallo stereotipo india = vacche sacre = mendicanti = spiritualità diffusa. Ciao

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  21. Arzach,
    anche a me ha colpito la capacità di descrivere una città pulsante come Bombay. Mentre leggevo, mi sembrava proprio di ripercorrere le strade e i luoghi di Bombay, di parlare con la gente, come mai mi è successo con nessun altro libro e nessun'altra città.

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  22. Ci credo ci credo..L'unica cosa che mancava nl libro erano gli odori e i suoni poi credo ci fosse tutto dentro

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