Le ragnatele di Bombay
Agosto 2010: Bombay, Mumbai. Erano un po' che non tornavo.
La volta scorsa, prima di partire, avevo letto qualche libro, soprattutto Maximum city di Suketu Mehta, per farmi un'idea della città. Ero partita per andare a insegnare ai bambini degli slum, con Akanksha, una associazione indiana che segue progetti scolastici per l'infanzia.
E così, avevo visto soprattutto baraccopoli e povertà urbana, perché era quello che dovevo vedere.
Avevo visto anche mercati, vicoli, ristornati, spiagge, grattacieli, templi, moschee, scrosci di monsone, musei, banche, cavalcavia, librerie, corvi, treni affollati e tutte le mille e una meraviglie che si possono vedere a Bombay.
Nel frattempo, fra una visita e l'altra, ho letto altri libri, sempre con le strade di Bombay bene impresse in mente. Primo fra tutti, Giochi sacri ("epico nella sua ampiezza e definitivo nella sua precisione", scrive qui un entusiasta Altaf Tyrewala che si è convinto a leggerlo su un e-reader, come probabilmente avete letto su Internazionale della scorsa settimana). Poi Nessun dio in vista, Le ceneri di Bombay, e anche Shantaram.
Questa volta, sono stata di nuovo ad Akanksha, e ho trovato i ragazzi straordinariamente cresciuti, più grandi e consapevoli. Di questo ho scritto nel blog che avevo iniziato laggiù e poi messo in stand-by, proprio come Bombay.
Questa volta, ho rivisto tutto da capo, ma soprattutto ho visto le connessioni sottili che collegano il tassista che dorme in macchina con gli scrittori che chiacchierano alla premiazione letteraria, i bambini di Akanksha con la signora che compra un iPhone per la figlia a Dadar, la famiglia che dorme sui marciapiedi con il cameriere del ristorante gujarati, il venditore di pan con il preside della St. Xavier School, il poliziotto (visto con occhi del tutto diversi, dopo essermi follemente innamorata di Sartaj di Giochi sacri) con la parrucchiera di Colaba.
Anche grazie ai libri letti e vissuti, questa volta ho visto chiaramente le ragnatele di Bombay.
L'enorme ragnatela, che non unisce (e non divide) ma collega tutte queste meraviglie. La ragnatela a cui anche tu puoi intrecciare la tua storia.
Ho comprato tanti libri, questa volta, a Bombay. Questa volta, solo per caso, soprattutto di scrittrici donne.
Non serviranno a farmi rivivere a Bombay, non mi parleranno di una città in sé indescrivibile, ma mi guideranno in uno dei mille percorsi possibili di questo labirinto umano, lungo i fili della sua ragnatela invisibile e mutevole, lungo la storia più vera o più assurda che hanno scelto.
"Bombay
RispondiEliminayou breathe like an animal"
(Melanie Silgardo)
Bombay/Mumbai per me è una storia infinita, a cielo aperto come certe fogne dei paesi asiatici, dove tutto scorre, fiorisce, si consuma, e ti consuma. Bombay è una malia, un incantesimo, una maledizione. Io non riesco a stare lontana dalla sua anima sfatta, eppure sempre appassionante.
per me è proprio una fogna, a cielo a aperto e anche sottoranea, che chissà dove ti porta, in una pozza di uno slum, fra i binari di una stazione, in tubo di bollywood, o magari in tuffo nel mare arabico.
RispondiElimina:)
Ti porta sempre in posti che non ti aspettavi, e ti strabilia, per me è questa la malia. Una volta ci siamo fermati a mangiare un thali per la strada, in un postaccio pieno di sorrisi. Penso di non aver mai mangiato un altro thali così squisito. Bombay è un viaggio nel viaggio.
RispondiEliminapurtroppo io a Bombay riesco a starci sempre troppo poco per riuscire a godermela. Sono sempre di passaggio. E ogni volta mi dico che mi piacerebbe prendermi qualche giorno per viverla, ma poi non lo faccio mai...
RispondiEliminac'è una 'prossima volta' per fortuna!
ciao!
C'è sempre una prossima volta!
RispondiEliminaIo poi ne ho a migliaia, di prossime volte...
bellissimo post! grazie, cris
RispondiEliminaGrazie a te!
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