Il pittore di insegne
di R. K. Narayan
Ovvero una piacevole lettura in una notte di mezza estate
Dopo aver parlato di Intoccabile e del suo autore, mi è venuta voglia di rileggere qualcosa di R. K. Narayan, spesso affiancato ad Anand come uno dei padri della letteratura indiana in lingua inglese del Novecento. Fra l'altro, ho trovato nell'archivio del Corriere questa storia molto carina su di lui e sulla sua amicizia con Graham Greene, che lo descrive meglio di qualsiasi biografia ufficiale. Poi mi è sempre stato simpatico, nella sua semplicità che tanto lo aveva reso popolare quanto gli aveva inimicato la critica letteraria ufficiale. Perché c'è chi pensa, secondo me a torto, che semplicità in letteratura sia sinonimo di banalità.
Chi è stato in India o chi ha visto delle foto dell'India, avrà sicuramente notato le insegne dei negozi. In moltissimi posti sono ancora dipinte a mano, con lettere, segni o disegni a volte un po' stravaganti. E' il lavoro del protagonista Raman, il pittore del titolo, dipingere queste insegne, con il suo senso artistico da pubblicitario ante-litteram, che ricerca le lettere dalle dimensioni giuste, dai colori adatti, dalle forme e proporzioni bilanciate, non importa che cosa dicano i clienti, che di grafica e pittura non capiscono niente.
E' così che le sue giornate trascorrono tranquille nella città immaginaria di Malgudi, fra le corse da una parte a quell'altra per procacciarsi i clienti, le discussioni con la vecchia zia tutta casa e tempio, il lavoro sul litorale del fiume dove fare asciugare al vento le insegne dipinte, gli incontri con gli amici, ironia della sorte, proprio in un caffè senza insegna.
Ma tutto cambia quando incontra la bella Daisy, funzionario del centro di pianificazione familiare, con il suo zelo missionario al limite del fanatismo nel frenare la crescita demografica. Moderna, intelligente, lunatica, inflessibile.
E dire che Raman, razionalista e fautore di una nuova Età della Ragione, si ritrova ad essere più antiquato di lei, donna indipendente fino in fondo, da far paura alle donne di oggi: niente lavori domestici, niente figli, interamente votata alla causa del controllo demografico, anche a costo di rinunciare alle comodità e alla vita familiare.
Raman la accompagnerà nei suoi giri fra prolifici villaggi dell'India rurale, ma da lei avrà in cambio ben poco: niente nido d'amore tanto sognato da Raman, niente tenerezze o concessioni.
Ovvero una piacevole lettura in una notte di mezza estate
Dopo aver parlato di Intoccabile e del suo autore, mi è venuta voglia di rileggere qualcosa di R. K. Narayan, spesso affiancato ad Anand come uno dei padri della letteratura indiana in lingua inglese del Novecento. Fra l'altro, ho trovato nell'archivio del Corriere questa storia molto carina su di lui e sulla sua amicizia con Graham Greene, che lo descrive meglio di qualsiasi biografia ufficiale. Poi mi è sempre stato simpatico, nella sua semplicità che tanto lo aveva reso popolare quanto gli aveva inimicato la critica letteraria ufficiale. Perché c'è chi pensa, secondo me a torto, che semplicità in letteratura sia sinonimo di banalità.
Comunque sia, ieri ho trovato per puro caso il suo romanzo Il pittore di insegne, scritto nel 1976, sulle bancarelle della libreria Pickwick di Bologna, a cui passo davanti ogni giorno. 2 euro. (Ma come fa un libro a costare 2 euro, anche se usato o fuori catalogo? Meno di un giornale? Non è sminuire un po' troppo il valore di un libro, se il prezzo di copertina era di 11,50 euro? Non è immorale?)
Fatto sta che, molto avidamente, l'ho comprato subito... e l'ho già finito. E' vero che è corto, divertente, un piacevole intermezzo fra i tomi di 1000 pagine che amo leggere.
Fatto sta che, molto avidamente, l'ho comprato subito... e l'ho già finito. E' vero che è corto, divertente, un piacevole intermezzo fra i tomi di 1000 pagine che amo leggere.
Chi è stato in India o chi ha visto delle foto dell'India, avrà sicuramente notato le insegne dei negozi. In moltissimi posti sono ancora dipinte a mano, con lettere, segni o disegni a volte un po' stravaganti. E' il lavoro del protagonista Raman, il pittore del titolo, dipingere queste insegne, con il suo senso artistico da pubblicitario ante-litteram, che ricerca le lettere dalle dimensioni giuste, dai colori adatti, dalle forme e proporzioni bilanciate, non importa che cosa dicano i clienti, che di grafica e pittura non capiscono niente.
E' così che le sue giornate trascorrono tranquille nella città immaginaria di Malgudi, fra le corse da una parte a quell'altra per procacciarsi i clienti, le discussioni con la vecchia zia tutta casa e tempio, il lavoro sul litorale del fiume dove fare asciugare al vento le insegne dipinte, gli incontri con gli amici, ironia della sorte, proprio in un caffè senza insegna.
Ma tutto cambia quando incontra la bella Daisy, funzionario del centro di pianificazione familiare, con il suo zelo missionario al limite del fanatismo nel frenare la crescita demografica. Moderna, intelligente, lunatica, inflessibile.
E dire che Raman, razionalista e fautore di una nuova Età della Ragione, si ritrova ad essere più antiquato di lei, donna indipendente fino in fondo, da far paura alle donne di oggi: niente lavori domestici, niente figli, interamente votata alla causa del controllo demografico, anche a costo di rinunciare alle comodità e alla vita familiare.
Raman la accompagnerà nei suoi giri fra prolifici villaggi dell'India rurale, ma da lei avrà in cambio ben poco: niente nido d'amore tanto sognato da Raman, niente tenerezze o concessioni.
Scritto in modo leggero come il soffio di vento su un'insegna lasciata ad asciugare, nel suo descrivere il contrasto fra la nuova e vecchia India, fra l'emancipazione femminile e il tradizionalismo tutto maschile, è un libro che va giù come se niente fosse, lineare, semplice, ironico e intelligente, con uno humor delicato e con un sapore dolceamaro che lascia un sorriso sulle labbra.
Mi chiedevo proprio in questi giorni, come mai non si fosse ancora parlato di lui, né tu qui sul tuo blog, né sul forum di Anobii..
RispondiEliminaPersonalmente purtroppo, non ho letto niente, mi sono procacciata però anche io un libro a prezzo stracciato allo stand il libraccio al salone di torino, Il nostro amico Sampath.
Brevemente, il fatto che i libri alla fine dei loro tour di vendita possono arrivare a costare poco ci dimostra quanto siano sovra prezzati prima. Che un libro nuovo, seppur cartonato possa costare 20€ mi sembra proprio eccessivo!
Interessante la storia di Narayan e Greene, sarebbe da approfondire, Il laureato, potrebbe essere una buona occasione.
Per fortuna che ti ho web-incontrata Silvia! le tue recensioni riescono ad appagare quella voglia di conoscenza che i miei scarsi momenti dedicati alla lettura non riescono a saziare!
;) buon week end!
Ciao, cara.
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento!
In realtà non so perché non fosse ancora venuto fuori Narayan, ma sono talmente tante le cose di cui vorrei parlare, qui e su Anobii, che ho iniziato a fare una lunga lista! Be', sicuramente non si pone il problema di non sapere cosa scrivere!
Di Narayan avevo letto i libri "mitologici" (Dei e demoni dell'India, il Mahabharata, il Ramayana, anche di questo prima o poi parlerò!) ma non avevo mai letto queste storie ambientate a Malgudi. Devo dire che, se sono tutte come Il pittore di insegne, lui è più bravo proprio in queste ultime, con la sua narrazione leggera e coinvolgente.
D'altra parte, mica facile riassumere le complicatissime leggende mitologiche dell'India in una narrazione leggera...
Comunque Il laureato è lì in camera che aspetta solo di essere letto! In realtà non conosco tanto Greene e quindi non so in concreto come possa essere stato influenzato da Narayan nella sua scrittura. Tu lo conosci meglio?
Anche io sono contentissima di averti virtualemente incontrata. Non ho nessuno, nella vita "reale", che condivida questa mia passione ed è quindi fantastico leggere i tuoi commenti, sapere che c'è qualcun altro, dall'altra parte dello schermo che condivide la stessa voglia di India e di letture (che anche per me è difficile soddisfare con i miei pure scarsi momenti dedicati alle letture indiane).
Grazie mille e buona settimana!
Silvia, io sono interessata al Mahabharata! Non ne so praticamente niente, ma mi piacerebbe leggere qualcosa in proposito!
RispondiEliminaCara Elisa, Narayan ha scritto una sua riduzione (200 pagine) del più lungo poema epico del mondo.
RispondiEliminaPuò essere un punto di partenza.
Un altro punto da cui partire potrebbe essere il film di Peter Brook (6 ore o giù di lì, ti avverto, ma è bellissimo).
Comunque sappi che è da un bel po' che mi ripropongo di parlare di questo (o meglio, di raccontare come ne sono venuta a conoscenza io, perché chi sono mai io per parlare del Mahabharata?). In realtà sono troppe le cose di cui vorrei parlare e poco il tempo.
Comunque contaci, appena ho un attimo di tempo libero (e mentale) mi ci metto...
ciao carissima!
Anche nel Il Mio nostro amico Sampath ritrovo questa leggerezza di cui parli, questo soffio leggere e carezzevole... ma la storia non decolla, o meglio è un po' spezzata. La prima parte mi ha catturato, la figura del tipografo e della macchina da stampa con le letterine dietro la tenda rossa a punti bianche è speciale... poi arriva il cinema, e la carta lascia il passo alla pellicola, perdendo quel fascino iniziale.
RispondiEliminaMa Malguti rimane, e Market street mi piace, ci tornerò, con qualche altro romanzo, non mi lascio scoraggiare!
Il fascino della carta è insuperabile!
RispondiEliminaMi fa piacere che tu abbia attaccato con Narayan. Sampath non l'ho letto, ma nel frattempo di Narayan ho letto Il laureato, anche questo leggero, carino e irononico.
Anche io sicuramente tornerò a Malguti... ci vediamo in Market Street!
Silvia, mi sono dovuta ricredere nelle ultime 20 pagine di Sampath, recupera, mi ha soddisfatto. Mi chiedevo mentre arrivavo alla fine, è impossibile che non mi lasci niente, che libro è, se non aggiunge, e nelle sue ultime pagine, dona. con quella leggerezza che lo contraddistingue, in modo non invasivo, non ingombrante, regala :)
RispondiEliminaBuono a sapersi...
RispondiEliminaE' vero: ci sono alcuni libri che fino alla fine non ci dicono niente e poi, basta una frase, una parola, che tutto riprende senso.
Hai descritto benissimo la scrittura di Narayan: non invasiva, non ingombrante, ma che, alla fine, dona.
Allora arrivederci a presto a Malguti! (magari, ora che me lo hai detto, io ci vado con Sampath!)
...se vuoi te lo presto, ho dei dubbi che si trovi a giro :)
RispondiEliminaGrazie mille! Ho guardato: dovrebbero averlo in biblioteca a Modena (la mia fonte primaria di libri!).
RispondiEliminaComunque grazie veramente e se ti vuoi che ti presto qualcosa che non trovi a tua volta, dimmi pure!
Ciao Silvia, mi fa piacere che anche a te piacciano le storie ambientate a Malgudi! Io non ne ho lette molte altre, ma se questa ti è piaciuta ti consiglio caldamente (somma presunzione, data la tua conoscenza della letteratura indiana - faccina che arrossisce...) "Aspettando il Mahatma". a me è piaciuta più delle altre, sarei curiosa di sapere la tua opinione...
RispondiEliminablog davvero utile e interessante, complimenti ancora!
Cara Anto, non c'è niente di cui tu debba arrossire, la mia conoscenza della letteratura indiana è del tutto amatoriale e disordinata... più che conoscenza la chiamerei passione!
RispondiEliminaInfatti sono io che dovrei arrossire, perché Aspettando il mahatma non l'ho ancora letto! Ma prima o poi...
Cosa ti è piaciuto in particolare di questa storia?
Eh come ho già letto in tuoi ed altri commenti, anche a me Narayan affascina per questa sua capacità di condurti per mano dentro le storie e i sentimenti dei personaggi, con delicatezza e tratteggiando i caratteri dettaglio dopo dettaglio, in modo tale da farti pian piano affezionare persino ai personaggi meno positivi. Il valore aggiunto di questo libro in particolare, almeno per me, sono le vicende del Mahatma, proprio come le descrive Narayan, intrecciate con le storie dei protagonisti e con le vicende storiche del periodo (che rimangono però un po' sullo sfondo). quando sarà, fammi sapere, sono curiosa... a presto buona settimana (quel che ne rimane)!
RispondiEliminaCerto, ti farò sapere con molto piacere.
RispondiEliminaE anche tu fammi sapere, se hai dei libri che hai letto (o che leggerai) che ti sono piaciuti.
Buon rimasuglio di settimana anche a te!
Ciao,
RispondiEliminasono un new-entry della comunità, grande lettore di libri indiani e innamorato cronico dell' India.
Volevo farvi una domanda, sapete niente della versione di Narayan del "Mahabharata"? Ho visto su diversi siti e, pur rintracciando il titolo, non me lo danno mai disponibile ... qualcuno di voi sa' se lo stanno ristamando?
Ciao Graziano,
RispondiEliminaun caloroso benvenuto dalle nostre parti: se sei innamorato dell'India e ti piacciono i libri qui ti sentirai a casa!
Per quanto riguarda il Mahabharata di Narayan, che io sappia non sono più uscite nuove edizioni o nuove ristampe.
Quella che ho a casa ha ancora il prezzo in lire sopra!
Però, invece, ho visto una nuovissima edizione del Ramayana, sempre di Narayan. Forse è un buon auspicio anche per il Mahabharata. Speriamo bene!
A presto allora!
Ciao Silvia,
RispondiEliminaè da tanto che vi seguo ... ed ho letto molti dei libri che hai recensito ... proprio ora sto finendo "ravan & eddie".
Si, ho visto il "Ramayana" e presto "sara mio" ... il "Mahabharata" forse riusciro' a leggerlo alla "biblioteca centrale di roma" li ho visto che lo hanno ... daltronde solo li ho trovato anche "il grande romanzo dell' india" di shashi tharoor che appunto sul "mahabharata" si basa...
Bene, mi fa molto piacere che ci segui. Fammi poi sapere le tue impressioni su Ravan & Eddie!
RispondiEliminaPer fortuna che ci sono le biblioteche, io le frequento assiduamente!
Se poi ti viene voglia di leggere un Mahabharata "speciale", ti consiglio questo libro:
http://indian-words.blogspot.com/2009/09/randamoozham-second-turn.html
ciao!