Mare di parole

Non è un mistero che a me piacciono i libri linguisticamente densi, con tante parole, anche in lingue diverse, anche difficili, anche ricercate o inusuali, anche con il rischio del sovrabbondante, del barocco. Linearità e semplicità non fanno per me, almeno nelle letture di piacere. In questo senso Mare di papaveri mi ha soddisfatto parecchio. La prima cosa che avevo letto non appena l'ho comprato è la nota dei traduttori (che è alla fine del libro... ciò la dice lunga su come io legga i libri). In questa nota i traduttori (Anna Nadotti e Norman Gobetti) dicono che tradurre questo romanzo di Ghosh è stata una vera e propria sfida, perché ogni personaggio parla un inglese diverso, contaminato ora dal bengali, l'hindi e l'urdu, ora dal bhojpuri, ora dal cinese, ora dal francese, ora dal lascari, ora dal zubben , "la sfavillante lingua d'Oriente, solo una spruzzatina di parole negre mescolate con un po' di oscenità". Quando ho letto questo, volev...