La Tigre Bianca, letto da Roberto
Non sono ancora riuscita a entrare in possesso della Tigre Bianca di Aravind Adiga.
Però ho ricevuto un'email, scritta a caldo subito dopo la lettura, da Roberto, un caro amico "di penna" con cui condivido il folle amore per l'India, che è stato più veloce di me a leggere il libro e più bravo a scriverne. Mi ha terribilmente invogliato a leggerlo. Eccola qui.
Carissima Silvia,
ho appena finito di leggere La Tigre Bianca. E' un libro duro, per stomachi forti, che effettivamente avvince quelli, come noi, che conoscono i luoghi dove si svolgono i fatti del romanzo e che hanno vissuto le stesse esperienze a Bangalore o a Delhi.
L'endemica sporcizia, le fogne a cielo aperto, le baraccopoli, e tutte le altre cose che ormai associamo all'India come cose scontate, naturali e folcloristiche; però non ci si può rassegnare anche alla corruzione dei politici e della polizia e se ne rende conto il protagonista del libro, la Tigre bianca.
Colpevole di un efferato delitto, si ribella al suo destino di umile servo di casta bassa come milioni di indiani nelle sue condizioni e, con i soldi rubati, si ricostruisce una vita sociale dignitosa e vincente.
Nel suo cuore però affiora spesso il rimorso e un desiderio di espiazione e di riscatto che potrà estrinsecarsi forse nella costruzione di una scuola per bambini poveri, affinché essi non abbiano a patire quello che lui stesso ha patito per uscire dalla "stia per polli" dove da secoli la società indiana vive beatamente ingabbiata senza alcuna speranza di riscatto e vedere migliorare le cose, senza i condizionamenti delle caste e dei 36 milioni di divinità. Una società ingessata dove non saranno certo le varie Internet City a far fare al Paese il grande salto verso la vera modernizzazione, quella cioè delle istituzioni, verso una società più giusta e più attenta ai bisogni delle classi povere ed emarginate.
Un libro che avrà, credo, una grande risonanza. Un libro che tutti quelli che pensano di andare a visitare l'India dovrebbero leggere.
Un abbraccio, Roberto
ho appena finito di leggere La Tigre Bianca. E' un libro duro, per stomachi forti, che effettivamente avvince quelli, come noi, che conoscono i luoghi dove si svolgono i fatti del romanzo e che hanno vissuto le stesse esperienze a Bangalore o a Delhi.
L'endemica sporcizia, le fogne a cielo aperto, le baraccopoli, e tutte le altre cose che ormai associamo all'India come cose scontate, naturali e folcloristiche; però non ci si può rassegnare anche alla corruzione dei politici e della polizia e se ne rende conto il protagonista del libro, la Tigre bianca.
Colpevole di un efferato delitto, si ribella al suo destino di umile servo di casta bassa come milioni di indiani nelle sue condizioni e, con i soldi rubati, si ricostruisce una vita sociale dignitosa e vincente.
Nel suo cuore però affiora spesso il rimorso e un desiderio di espiazione e di riscatto che potrà estrinsecarsi forse nella costruzione di una scuola per bambini poveri, affinché essi non abbiano a patire quello che lui stesso ha patito per uscire dalla "stia per polli" dove da secoli la società indiana vive beatamente ingabbiata senza alcuna speranza di riscatto e vedere migliorare le cose, senza i condizionamenti delle caste e dei 36 milioni di divinità. Una società ingessata dove non saranno certo le varie Internet City a far fare al Paese il grande salto verso la vera modernizzazione, quella cioè delle istituzioni, verso una società più giusta e più attenta ai bisogni delle classi povere ed emarginate.
Un libro che avrà, credo, una grande risonanza. Un libro che tutti quelli che pensano di andare a visitare l'India dovrebbero leggere.
Un abbraccio, Roberto
Mi e' venuta voglia di leggerlo anche a me!!
RispondiElimina:)
Concordo. Un gran bel libro, che si legge in un fiato. Fara' parlare di se'. Da consigliare a tutti quelli che vogliono conoscere la vera India.
RispondiEliminaUn salutone da Bombay
Fabio
Grazie Fabio.
RispondiEliminaLo leggerò al più presto anche io!