La storia dei miei assassini


Ecco.
Mi ero riproposta di disintossicarmi dopo l'overdose di romanzi che parlano dell'India corrotta e violenta, ma ci sono subito ricaduta.

La storia dei miei assassini mi ha  incuriosito troppo per non leggerlo, forse anche per la storia personale dell'autore (e per il fatto che sarà al Salone del libro di Torino): Tarun J Tejpal è giornalista e direttore di Tehelka, il settimanale indiano famoso per le sue inchieste che hanno fatto tremare (e dimettere) potenti e ministri.

Parlavamo qualche post fa delle situazioni ricorrenti (o stereotipi) di questo tipo di libri e devo dire che molte le ho ritrovate anche qui: poliziotti corrotti, traffico d'armi, bambini sfruttati, guru personali, pistole e armi che passano di mano in mano come se fossero caramelle.


Ma nonostante tutto, alla fine anche questo è un buon libro che ha qualcosa da dire. Il protagonista, un giornalista investigativo di Delhi, apprende dalla televisione che, senza neanche accorgersene, è scampato a un attentato e i suoi killer sono stati arrestati.

Viene messo sotto scorta, ma sembra che di questa storia non gli interessi saperne più di tanto, preso com'è dagli intrallazzi per salvare la sua rivista dalla chiusura e dai furiosi incontri di sesso con Sara, la sua amante. Sarà proprio lei (attivista e unica donna con una parvenza di personalità nel libro - le altre sono lì solo per essere stuprate) a interessarsi alle storie dei suoi assassini finiti in carcere, il cui ruolo rimane misterioso a tutti e tanto più a loro stessi. 

Così le vicende del protagonista si alternano nella narrazione alle storie dei suoi cinque killer, che da bambini innocenti diventano criminali e assassini in modo più che naturale, viste le circostanze in cui si ritrovano, dai marciapiedi della stazione di Delhi alle campagne popolate dai dacoit (banditi armati fino ai denti). Perché i cinque disgraziati hanno sì un tentato omicidio sulla coscienza, ma alla fine loro stessi sono vittime di un sistema spietato e molto più grande di loro.

La storia è una intelligente riflessione sul potere, esercitato tramite il denaro, il sesso, la violenza, la paura e intrecciato in un sistema di cui ognuno è a sua insaputa vittima e carnefice.

Le descrizioni sfociano spesso nel pulp, accompagnate da espressioni  e volgarità all'altezza del peggior assassino.  All'inizio questo ha un effetto di disturbo, per noi che ce ne stiamo, come il protagonista, comodi comodi in un mondo elitario e inconsapevole che ignora cosa succede nelle campagne o sui marciapiedi.

Ma all'ennesima descrizione di cervelli spappolati, stupri brutali, peni maciullati, arti mutilati, all'ennesima inculata (metaforica o reale) con relativo cadavere fatto a pezzettini e quant'altro, il  disturbo cede il passo alla noia e le diverse storie degli assassini risultano un po' ripetitive.

O forse ho veramente raggiunto il limite ed è giunta ora che mi rifugi in qualche altra India.

Commenti

  1. Oh bene, mi mancavano le tue recensioni. Comprendo il tuo desiderio di distacco dalle megalopoli corrotte ma il desiderio di ricaderci è forte....Io per il momento resisto e rimango sulle letture mistiche..ne ho bisogno vista l'aspetto giuridico arido e pensante sul lavoro...
    Interessante, viene a Torino? Ancora non mi interesso seriamente all'argomento..bisogna che mi muova perchè fino ad ora vogliono venire con me 4 -5 persone..e tutte pe motivi e gusti diversi, sarà da ridere

    RispondiElimina
  2. Oh bene, fa piacere sapere che le mie recensioni mancano a qualcuno, grazie!
    Mi darò anche io a qualche lettura mistica (ma solo non appena finito anche "Le ceneri di Bombay")!

    Il sito del Salone dice che viene. Comunque, a parte questo libro che può piacere o meno, il personaggio penso che sia interessante. Neanche io mi sto per niente organizzando a proposito, anche perché non mi è ancora dato di sapere se potrò esserci oppure no...

    RispondiElimina
  3. Non mai letto Tejpal. Solo conosco il tehlaka.
    Lui sarebbe un bravo giornalista.

    Questi giorni, non leggo libri che hanno descrizione violenti, mi sento triste. Preferisco autori come R. K. Narayan (Malgudi days) o Vikram Seth. (chi altro? :) )

    RispondiElimina
  4. Mi ero ripromessa di leggere gli autori indiani che vengono al Salone del Libro di Torino...e invece questa cosa la stai facendo tu. Brava!

    Voi siete mai state al Salone del Libro? Sapete come funzionano le cose (prenotazioni etc.)? Io sono fortunata perché ho dei parenti a Torino che mi ospiterebbero!

    RispondiElimina
  5. Raj,
    ecco, potrei giusto rifugiarmi anche io a Malgudi. Ci vediamo in Market Street!


    Stefania,
    l'ultima volta che ci sono andata era più di dieci anni fa e quindi non so se le cose siano cambiate. Ma ora chiedo ai miei colleghi che ci vanno ogni anno.

    RispondiElimina
  6. @Silvia: Su "Le Ceneri di Bombay"
    http://www.lastampa.it/_settimanali/ttL/default_pdf.asp?pdf=5

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Dove la mente non conosce paura

Shantaram