Altre stanze, altre meraviglie
di Daniyal Mueenuddin
Da un autore pakistano, una raccolta di racconti ben scritti, sensibili e intelligenti, che ho apprezzato moltissimo anche io che in genere non amo leggere racconti.
Altre stanze, altre meraviglie non è solo una raccolta: ogni racconto è legato agli altri, perché tutti ruotano intorno alla figura di K.K. Harouni, un grande proprietario terriero del Punjab pakistano, e al suo mondo feudale sempre più minacciato dagli interessi dei nuovi industriali.
Anche quando non è presente, è chiaro che tutto gira intorno a lui, vertice assoluto della piramide, in particolare tutto il vasto mondo della servitù legata a vario titolo alle sue proprietà: dall'elettricista al cuoco, dalla dama di compagnia all'autista. Attraverso servitori e lontani parenti, ci ritroviamo nel villaggio più arretrato del mondo rurale pakistano per arrivare agli appartamenti di Parigi presi in affitto per il capodanno.
Ogni storia è indipendente, ma interlacciata alle altre: alcuni personaggi appaiono in più storie, e ognuna rappresenta una particolare sfacettatura di un mondo ricco di stanze diverse, e di diverse meraviglie.
Spesso le storie sono tragiche, in particolar modo per i personaggi femminili, che sono costretti a usare il loro potere sessuale come mezzo di sopravvivenza o di affermazione, mezzo del tutto insufficiente, perché sempre dipendente dagli uomini.
Fra le descrizioni fatte di dettagli minuti e una grande grazia nella scrittura, le vicende dei personaggi sono spesso intrise di disperazione e inquietudine: anche se le storie d'amore sono fatte di profonda tenerezza sfociano spesso in finali molto amari.
Come scrive nell'interessante postfazione dell'edizione americana, l'autore è nato in Pakistan ma ha studiato negli Stati Uniti e come lui stesso ammette "appartiene a entrambe le culture e quindi a nessuna" e cerca di vedere entrambe con un occhio esterno.
Figlio di un ricco possidente terriero, Daniyal Mueenuddin vive ora nel Punjab pakistano e gestisce la fattoria che gli ha lasciato in eredità il padre, diventando il perfetto testimone (e artefice) di questo mondo ingiusto e in decadenza ma ancora potente e determinato.
Gossip letterario!
RispondiEliminahttp://timesofindia.indiatimes.com/india/Pamuk-Its-no-secret-Kiran-is-my-girlfriend-/articleshow/5522050.cms
Tra parentesi, lui e la Kiran erano entrambi a Incroci di Civiltà l'anno scorso, che sia scoppiato lì l'amore?
Ma che bella notiziona di gossip, brava Stefania!
RispondiEliminaCi si potrebbe scrivere sopra un romanzone...
L’ho letto anch’io! Questa volta prima che ne parlassi tu. L’ho notato sugli scaffali della libreria e non ho resistito. Belli questi racconti legati uno all’altro ma che a volte sembrano essere cosi’ distanti, quasi che i personaggi descritti non vivano nello stesso tempo o nello stesso luogo. Tutti pero’ un po’ tristi, tanto che a volte cercavo di non affezionarmi troppo ad uno dei personaggi perche’ in fondo me lo sentivo che andava a finire male…Sorprendenti i personaggi femminili, cosi’ diversi ma tutti alla ricerca di una vita migliore. Peccato solo che la felicita’ dipenda sempre da un uomo! L’emancipazione femminile e’ ancora lontanissima…Di certo una lettura interessante per conoscere un po’ il Pakistan contemporaneo, di cui non si parla veramente molto, se non purtroppo in occasione degli attacchi terroristici.
RispondiEliminaCara Karachan,
RispondiEliminami fa piacere che anche tu l'abbia letto.
E' proprio così: le storie sono molto tristi e vanno quasi sempre a finire male, ma d'altra parte uno se lo aspetta fin dall'inizio del racconto!
Anche a me è piaciuta questa descrizione del Pakistan contemporaneo, in cui non si accenna minimamente al terrorismo, ma neanche ad aspetti come il fondamentalismo o l'oppressione delle donne come siamo abituati a sentirne parlare (non che non ci sia nel libro, ma i personaggi femminili sono sempre molto determinati e lontani dagli stereotipi di donna pakistana sottomessa che arrivano qui).
Praticamente non si parla mai neanche di religione e di islam, mentre penso che la prima parola del nostro immaginario sul Pakistan sia proprio "paese musulmano"...
Be', vorrei proprio andarci, in Pakistan, una volta o l'altra....
Hai ragione,non si parla proprio di religione. Neanche nel racconto che ha per protagonisti il ragazzo pakistano con la fidanzata americana, l'unico dove forse avrebbe potuto presentare un problema. Forse che per le classi agiate la differenza di religione sia meno importante? O magari l'autore ha semplicemente preferito non trattare quest'argomento, chissa'!
RispondiEliminaBella recensione, cara Silvia, che, insieme ai commenti di karachan, mi ha fatto venire voglia di leggerla subito questa raccolta di racconti intrecciata.
RispondiEliminaPer quanto riguarda invece il gossip letterio, ti dirò che un po' mi dispiace... Pamuk lo trovo pallosissimo e invece Kiran mi piace tantissimo, evvabbe'!
saluti a tutti,
cris