La figlia segreta

di Shilpi Somaya Gowda

Non mi stupisce che questo romanzo d'esordio di una scrittice cadanese di origini indiane sia già un best-seller: mescola con abilità certi ingredienti in grado di attirare lettori (ma soprattutto lettrici) affamati di sentimenti e di tematiche “esotiche”.


Eccone alcuni: l'infanticidio femminile in India, la vita occidentale sicura ma senz'anima di contro alle follie indiane, le contraddizioni dell'India, Bombay e i suoi slum (la slum-lit in stile Millionaire colpisce ancora e io giuro che sto iniziando a rimpiangere Shantaram), la maternità negata e il senso materno (mom-lit?), le relazioni umane nella famiglia occidentale e in quella allargata indiana. 

Il romanzo è strutturato in brevi capitoli che alternano la vita indiana di Kavita, madre naturale di una bambina data in adozione, con quella della famiglia adottiva californiana.
Una tecnica che rende la lettura coinvolgente e rapida, e su cui non ho assolutamente niente da ridire – la usano anche i miei scrittori preferiti tipo Ghosh, Chandra o Kiran Desai – anche sto iniziando a pensare che cominci a essere un po' abusata.

In breve, la trama è questa: Kavita partorisce la seconda figlia e per evitare che venga uccisa – in quanto femmina – come è stato per la prima, la porta in un orfanotrofio. In California invece Somer, sposata con un indiano originario di Bombay, non può avere figli e così adotterà la “figlia segreta”.
Ovviamente la figlia adottiva una volta cresciuta vorrà tornare in India a scoprire le sue origini e in quel contesto farà da guida turistica al lettore fra “le contraddizioni dell'India” (a proposito, si parlava dei libri camuffati da guide turistiche, in questo post di Books of gold di Stefania).

La storia è interessante ma alcune cose lasciano perplessi, per esempio quanto poco madre e figlia adottiva sappiano dell'India, pur avendo un marito e un padre indiano, oppure la descrizione di alcuni dei personaggi, troppo piatta e senza spessore. 

Il romanzo tocca decisamente tematiche importanti: appunto l'infanticidio femminile, la maternità, l'adozione, l'integrazione culturale, l'identità. Di fronte a tanta complessità, al lettore viene dato tutto il necessario per poter affrontare ogni aspetto, senza mai essere lasciato solo, di fronte a porte aperte.
Il tutto è molto rassicurante, un po' prevedibile e senza sfacettature che invitino a riflettere. 

Lo sconsiglio? No, lo consiglio invece a chi avesse voglia di avvicinarsi per gradi al mondo indiano in una lettura piena di sentimenti, non troppo impegnativa e, per chi non è cinico come me, probabilmente alla fine anche commovente.

Per chi invece ha uno stomaco più forte e vuole restare sulla tragedia dell'infanticidio femminile, con toni decisamente meno sentimentalistici, consiglio Matrubhoomi: A Nation Without Women, un film indiano durissimo e paradossale.

Commenti

  1. Ciao Silvia, ero in astinenza dai tuoi post... Un abbraccio, c.

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  2. lo avevo viso a Roma ma non lo avevo comprato perche' lo avevo trovato un po' scontato. forse mi sbagliavo.interessante. grazie.

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  3. Sonia: un po' scontato lo è: compralo solo se lo trovi... scontato!
    Stefania, direi proprio che non fa per te.

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  4. A proposito, grazie per avere linkato il mio blog! ;-)

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  5. Ma è un piacere, scrivi sempre cose interessanti! :-)

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  6. cara silvia, ho letto anche io La figlia segreta, ma ho deciso di non scriverne su globalstories, perché mi ha lasciato "a bocca asciutta"! Proprio come dici tu, tocca tematiche importantissime ma poi se le lascia sfuggire, con una superficialità che mi ha reso piuttosto antipatici quasi tutti i personaggi... tutto sommato una visione troppo americana troppo televisiva.
    Invece mi sa che dopo che ho letto il tuo post, mi leggerò Ombre bruciate, grazie del consiglio.
    un abbraccio, cris

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  7. Ciao Cristina, Ombre bruciate è tutto un'altra storia, decisamente da leggere!
    La figlia segreta è decisamente superficiale e semplifica tutti questo grandi temi di cui vorrebbe trattare. Forse però può essere una lettuta interessante a chi si avvicina per la prima volta a certi aspetti e non ha voglia di letture troppo "forti". Ma direi che non fa per noi!

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