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Il racconto del cantastorie

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di  Omair Ahmad Circa 6 anni fa avevo parlato di  The storyteller's tale ,  un libro che mi aveva colpito molto per la sua atmosfera magica e sognante, e per la raffinata sfida a suon di storie che raccontava.  Bene, finalmente si può leggere in italiano, grazie alla determinazione del suo traduttore, Paolo Giovannetti, che l'ha traghettato nella nostra lingua con una pubblicazione indipendente. Riporto qui quello che avevo scritto all'epoca (il libro si può acquistare su Amazon a questo link ). Siamo a Delhi nel diciottesimo secolo, quando la città viene invasa e devastata dagli eserciti afghani di Ahmad Shah Abdali.  Ma mentre la guerra imperversa con distruzione e morte, c'è un duello più sottile, una battaglia più raffinata che viene condotta con armi più affilate. È   la battaglia del raccontare storie.  In questa piacevole novella di Omair Ahmad, infatti, saper raccontare una storia significa avere un'occasione di riscatto.  La cornice è quella di un narratore

Il libro dell'acqua e di altri specchi

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di Nadeem Aslam  L'immagine più bella di questo raffinato romanzo è quella di un libro, tagliato e mutilato con minuziosa violenza da un agente dei servizi segreti, per intimidazione. Un libro che analizza " come nella storia del mondo eventi tra loro lontani si fossero influenzati a vicenda " e che racconta come " storie e tradizioni si erano sempre mescolate, e in Oriente e in Occidente non c'era mai stato niente di puro ". È un libro scritto dal suocero della protagonista e ritrovato come per magia durante il tragico evento da cui si sviluppano le vicende del romanzo.  Questo libro fa capolino di tanto in tanto nella storia: la protagonista ha deciso di ricucirne le pagine con un filo d'oro, un po' come nella pratica giapponese del Kintsugi, in cui i cocci di oggetti rotti vengono saldati con l'oro.  Anche quando la situazione precipita, i personaggi passano il loro tempo a cucire le pagine del libro, come se volessero ricucire le loro ferite

La pattuglia dei bambini

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di Deepa Anappara Potremmo dire che La pattuglia dei bambini segue la scia dei romanzi degli ultimi 15 anni ambientati nelle baraccopoli delle metropoli indiane e pakistane. Tipo  Le dodici domande (da cui ricorderete è stato tratto il fi lm  The Millionaire ), Giochi sacri , Shantaram , Belle per sempre , La bambina che non poteva sognare   e chi più ne ha più ne metta.  Di queste tematiche ricorrenti ne avevamo parlato già 10 anni fa  (aiuto!), e nel frattempo si sono aggiunti altri titoli, anche se forse a livello internazionale c'è stato un calo di interesse (anche perché nella versione ufficiale delle magnifiche sorti e progressive dell'India oggi non ci crede più nessuno e quindi - forse - non c'è neanche più un mito da sfatare da parte degli scrittori). Detto ciò, La pattuglia dei bambini come ambientazione ricorda molto il Millionaire : giovanissimi protagonisti che vivono in un basti (in una baraccopoli) e che sono segnati da ogni tipo tragedia, eppure reagisco

Poesie scelte

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di Kishwar Naheed Dopo quello di Moniza Alvi , ecco un altro bellissimo volumetto di poesie pubblicato dalla casa editrice Fuorilinea , che libro dopo libro stimo sempre di più (e di cui vi invito a sfogliare l'interessante catalogo, anche non indiano). Questa volta le poesie sono della poetessa Kirhwar Naheed , anche lei nata indiana (nel 1940) e diventata pakistana in seguito alla Partizione del 1947. Proprio come Manto , lo scrittore "nato indiano e morto pakistano" di cui ho tanto parlato in questo blog.  E come quelle di Manto, queste poesie sono scritte in lingua urdu, e in questo volumetto tradotte per la prima volta in italiano (da Cecilia Bisogni, che ha anche scritto l'interessante introduzione che inquadra la vita e le opere di Kirhwar Naheed).  Dopo aver assistito a soli sette anni agli orrori della Partizione, Kirhwar Naheed si trasferisce a Lahore nel 1949 insieme alla famiglia. Studia economia, ma sono i suoi interessi letterari a guidare le sue scelte

Al tempo della Partizione

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di Moniza Alvi È un poema che si legge un romanzo, con una narrazione dal ritmo incalzante, che si divora tutto di un fiato, per poi tornare a rileggere per assaporare meglio le immagini e le piccole parole capaci di disegnare interi mondi.  Sono versi asciutti, veloci, minimali, che riescono con poco a descrivere molto, moltissimo, anche troppo. Che conquisteranno anche chi non è abituato a leggere poesia.  Moniza Alvi è una poetessa nata a Lahore nel 1954 da padre pakistano e madre inglese, e arrivata a pochi mesi in Inghilterra. Il suo  Al tempo della Partizione , pubblicato in Gran Bretagna in lingua inglese nel 2013, è una sorta di resa dei conti della sua vicenda familiare, che affonda le radici in uno dei momenti più assurdi della storia del subcontinente: quello della Partizione. Nel 1947 India e Pakistan diventano due nazioni indipendenti e i politici tracciano la linea del loro confine. La nonna di Moniza Alvi è musulmana e abita a Ludhiana, in India; è costretta ad attravers

L'anno dei fuggiaschi

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di Sunjeev Sahota  È uno di quei libri che ho letto di notte.  Di quelli che si iniziano alla sera prima di dormire con l'idea di leggere qualche pagina e ci si ritrova dopo un centinaio di pagine alle due di notte che ancora non si riesce a staccare.  È uno di quei libri pieni di disgrazie, di mancanza di umanità, di persone ai margini che subiscono ogni tipo di ingiustizia.  Eppure, in questa mancanza di umanità, quanta umanità hanno i personaggi! Ti ci affezioni e diventano come tuoi fratelli, non riesci a smettere di pensare a loro, anche di giorno, di preoccuparti per loro e per le loro sventure.  La storia è quella di tre giovani indiani emigrati in Inghilterra, ognuno con una lunga vicenda alle spalle, ambientata in India e ampiamente raccontata, tanto che ogni storia "indiana" potrebbe essere un romanzo a sé. Il più fortunato e benestante ha "solo" il problema della malattia del padre che non può più lavorare per il governo indiano, mentre a quello più s

Pakistan Graffiti

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di Shandana Minhas Il ritmo incalzante del traffico di Karachi, l'immediatezza dei graffiti e delle scritte dipinte sul retro dei risciò, il tono graffiante e metropolitano di una città che è "una puttana costruita da uomini e governata da uomini per soddisfare uomini". Tutto questo nel racconto in prima persona di una giovane donna in coma dopo un incidente automobilistico per le strade di Karachi, "con la sua miriade di fragranze, i vecchi armoniosi edifici e nuovi sfacciati caseggiati, i rari vialoni che elemosinano velocità, quella città che una volta appariva così bella e vibrante, così elettrizzante e piena di lusinghe, che sembrava diventata minacciosa e sordida". Della protagonista del libro che ci racconta la sua storia,  Ayesha Siddiqui,  impareremo a capire tutto, un po' alla volta.  Dal coma, senza alcun controllo sul corpo ma con la mente lucida, sarà lei a dirci tutto: ripercorreremo la sua vita e impareremo ad apprezzare la su