Due libri sugli slum (e quindi su Mumbai)

Ovvero "il pianeta delle città ombra"

Quando ero in procinto di partire per Bombay, mi ero un po' documentata sul fenomeno degli slum. Fenomeno mondiale, che accomuna gran parte dei paesi in via di sviluppo.
Anche qui, volendo, i numeri si sprecherebbero.
Metà della popolazione mondiale vive nelle città.
Un miliardo di persone nel mondo vive negli slum.
Entro il 2020 quest'ultima cifra sarà almeno raddoppiata.
L'India è il paese al mondo con più abitanti negli slum.

Due libri mi erano serviti per capire questi numeri e dare loro una dimensione umana: Il pianeta degli slum e Città ombra. Due saggi, non dico appassionanti ma sicuramente interessanti, che analizzano i vari aspetti di queste "città ombra" dalle dimensioni sempre più impressionanti. Entrambi parlano degli slum di tutto il mondo, ma si riferiscono a Mumbai come caso emblematico.

Nel Pianeta degli slum, Mike Davis, sociologo e urbanista americano, presenta uno scenario preoccupante. Percorrendo i movimenti violenti che agitano i vari slum del mondo (a Mumbai soprattutto il fondamentalismo indù), conclude che sarà proprio il divario fra i poveri “acquattati nel fango, invece che in città della luce” e i ricchi rinchiusi in comunità per soli ricchi, a causare il vero scontro di civiltà di questo secolo.

In Città ombra, Robert Neuwirth descrive i suoi periodi vissuti nelle bidonville, favelas, slum o baraccopoli in diverse città del globo. Non trova solo violenza, sofferenza e disperazione, ma anche un forte senso di comunità.
Un capitolo intero è dedicato a Mumbai. Alla fine di questo capitolo Robert Neuwirth racconta molto brevemente di una sua intervista televisiva, che riporto qui perché, nella sua semplicità e anche nella sua prima risposta sbagliata (da chi nello slum ci vive solo per scriverne un libro e non per necessità) riassume tutta Mumbai, forse tutta l'India e, già che ci siamo, anche il mondo intero.

"Nel mio ultimo mese di permanenza a Mumbai una sera sono stato invitato a comparire su New Delhi Television. Il presentatore mi ha chiesto se gli slum siano diventati una città all'interno della città. Gli ho risposto di sì, sono così tanti da costituire una specie di città a sé. Ma appena è finita l'intervista mi sarei preso a schiaffi. In una città dove gli abusivi sono più del 50%, non sono gli slum la città nella città. Sono piuttosto i quartieri delle classi medie e alte a costituire piccole enclave separatiste. Sono i benestanti la città nella città. Gli abusivi sono la maggioranza e quindi sono loro la città, e i politici non potrano che cambiare in meglio quando lo capiranno."

Commenti

  1. Concordo sul fatto che bisognerebbe mettersi a volte dal punto di vista della meggioranza, cioè proprio di quelli che stanno peggio...

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Il miracolo della letteratura indiana contemporanea

Una certa ambiguità

Shantaram