Di ritorno dal River to River

Sono partita sabato mattina per Firenze, su un treno paurosamente in ritardo e con l'ultimo numero di Internazionale in mano, che aveva in copertina gli attentati di Mumbai. Gli articoli non erano confortanti: si parlava di una possibile guerra fra India e Pakistan, delle violenze come strumento di rivendicazione in una società intrinsecamente violenta, del futuro incerto di un paese ferito al cuore.

Ma domenica sera, stesso treno in direzione opposta, sono tornata piena di buon umore. Per i film visti al River to river, festival fiorentino di cinema indiano, che mi hanno portato per qualche ora in India, e per essere stata in ottima compagnia.

Soprattutto è stato trovarsi attorno a un tavolo di un ristorante indiano insieme con dieci persone, che mai si erano incontrate prima, unite solo dall'interesse per l'India e da quell'arcano filo che attraverso link, post, blog, forum, motori di ricerca, richeste di amicizia su Facebook e altre diavolerie informatiche (magari programmate da qualche ingegnere indiano) è riuscito a unire ciò che la geografia aveva diviso.

C'era chi è stato in India svariate volte e ha visto moltissimi film indiani, chi in India non c'era mai stato ma conosceva tutti i film hindi a partire dagli anni '50 fino a quelli recenti in lingua tamil, chi si appresta a partire per grandi progetti in India ma è ancora ignaro su cosa esattamente lo aspetterà. Chi preferisce il film d'autore rispetto a Bollywood e chi invece non ha dubbio che Bollywood sia il vero cinema indiano. Chi in India non ci è mai stato e non avrebbe mai pensato neanche di andarci e tanto meno di finire a mangiare curry con altri fanatici indianofili (e speriamo di averlo convertito). Chi in India c'è stato e cerca con intelligenza e curiosità di conoscerla ancora meglio tramite libri o film. Chi, vinta dalla nostalgia, finora ha stupidamente cercato l'India solo nei libri e non nei film (ebbene sì, quest'ultima sono io...).

E poi c'era la speranza. La speranza che tutti i film visti, sotto sotto, suggerivano: quella di un insegnante di matematica che prepara gli studenti poveri per entrare all'Indian Istitute of Technology, quella di un guidatore di autorisciò di Delhi che insegna ai miliardari che i soldi non fanno la felicità, quella di un vagabondo rifiutato dalla società che sa riscattarsi, quella di chi mantiene un illuminato equilibrio proprio in mezzo al fondamentalismo.

Qualche giorno fa non trovavo parole per gli attentati di Mumbai. Oggi ne ho una, che forse non c'entra proprio niente, ma per lo meno c'è. Speranza.

Commenti

  1. l'ultima parola vale tutto il post. e lo riassume.

    altro discorso per la mia avversione al curry. riso in bianco per favore. su questo speranza non c'è.

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  2. Ciao Silvia,
    Ti posso chiedere un piacere?
    Ho letto tuo posto e sono molto impressionato dal tuo amore per l'India. E penso che gli altri indiani che non conoscono l'Italiano, vorrebbero conoscere questi sentimenti, questi pensieri.

    Allora, stavo pensando di traddure il tuo posto in mia lingua che si chiama Marathi e si è parlato
    in Mumbai. Penso di pubblicare la traduzzione sul mio blog e anche sul un altro sito che si chiama
    Upakram. Anche vorrei aggiungere qualche parole che descrivono chi sei, cosa fai etc.
    Vorrei chiederti se va bene. Fammi sapere.
    Un saluto,
    Raj

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  3. @Nathan: si dice in giro la speranza sia l'ultima a morire. Comunque almeno il lassi ti è piaciuto? Quello non ha spezie...

    @Serena: grazie! Io e te ci possiamo beccare qualche volta a Bologna, no?

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  4. @Raj: la tua idea mi commuove! Certo, mi piacerebbe tantissimo, proprio tanto. Qualche volta ho pensato di scrivere in inglese, ma penso che alla fine penserei più al fatto di non fare errori che non a quello di scrivere quello che penso.
    Ma se converti queste parole in una lingua indiana è ancora meglio!
    Il marathi poi in particolare mi ricorda di quando ero a Mumbai: cercavo di capire se la gente parlava in hindi o in marathi... non indovinavo mai, ma alla fine ho concluso che il marathi ha un suono più dolce dell'hindi (non so se è vero, però!).
    Grazie per questa tua proposta!

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  5. Grazie ancora. Bisogno un po di tempo per tradurre, anche forse ti chiedo se non capisco qualcosa. E per la introduzzione, ti faccio qualche domande, mando sul gmail.

    allora, Mumbai è una citta cosmopolita. Parlano hindi, marathi è anche altre lingue come gujarathi o sindhi.
    se voui sentire Marathi, dai una occhiata qua. questo è un canzone di marathi Rock. mi piace molto:)

    http://www.youtube.com/watch?v=5lZY_Evwsus

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  6. ciao! per favore continua a scrivere in italiano, che mi perderei il gusto di leggerti con il mio inglese incerto! :)

    un abbraccio

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  7. @Raj: fantastico il rock marathi!
    Più vado avanti più mi accorgo quanto sia superficiale la conoscenza che ho dell'India.

    @Sonia: non ti preoccupare! La vaga idea (prestissimo abbandonata) di scrivere in inglese era perché lo leggessero i miei amici indiani. Ma ora ho trovato un traduttore... ancora meglio!

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  8. @Sonia: Non ti preoccupare. Traducco, cosi la tua amica continua scrivere in italiano :)

    @Silvia: È normale. anche per me era più lenta, capire la cultura Italiana. Dopo 3 anni in Italia non sono securo che la mia conoscneza non è superficiale.

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