Letteratura indiana?


India, un continente.
Un miliardo di persone con un miliardo di storie. Lunghi sari colorati nelle terre aride del deserto, cartelloni con gli eroi di Bollywood lungo le strade affollate, mucche che camminano frastornate in mezzo a macchine e autorisciò, donne che salgono sui treni per vendere grappoli d’uva in bilico sulla testa, scalinate che si immergono in laghi e fiumi per accompagnare le gente a bagnarsi, un segno colorato di pasta di sandalo proprio al centro della fronte.

E' difficile parlare dell’India e altrettanto difficile è parlare di letteratura indiana. Sempre che esista, poi, una letteratura indiana, con tante lingue diverse, che solo per capire quali sono bisognerebbe scriverci un romanzo: l’hindi, l’urdu, il bengali, il malayalam, il tamil. Solo per citarne alcune, solo per ricordare la complessità di un di un paese unico al mondo, con 23 lingue ufficiali, decine di storie letterarie, miriadi di dialetti, centinaia di scrittori in India e sparsi per il mondo.


Eppure, ci voglio provare, nelle pagine di questo blog. Senza scendere in classificazioni e giudizi critici, di cui non sono capace, la letteratura indiana qui sarà semplicemente tutto ciò che ha un po’ di India dentro. La poesia mai pubblicata in lingua malayalam di un autore esordiente oppure il romanzo scritto a Londra da uno scrittore indiano tradotto in trenta lingue. Sarà l’amore e l’odio per un continente violento e mite come il monsone che lo colpisce e che gli dà vita, per un paese spietato e dolcissimo ma che non ha mai smesso, in ogni momento, di raccontare e di raccontarsi.

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