I figli della mezzanotte
di Salman Rushdie
I figli della mezzanotte è il primo romanzo indiano che ho letto. Ancora non ero mai stata in India, né avevo pensato di andarci. Dopo qualche anno, tre viaggi in India e qualche migliaio di pagine lette, rimane ancora per me uno dei migliori libri dall'India, uno dei migliori libri sull'India e uno dei migliori libri e basta.
Non c'è niente da fare, è un capolavoro che affascina il lettore, costretto a rincorrere la storia del protaganista Saleem Sinai e a perdersi negli angoli della sua labirintica esperienza umana.
Saleem Sinai è infatti un personaggio particolare. Nato alla mezzanotte del 15 agosto 1947, il giorno della proclamazione dell’indipendenza dell’India, è dotato di poteri soprannaturali come gli altri mille e uno “figli della mezzanotte”. Inoltre, la particolarità del momento della sua nascita fa sì che la sua storia sia indissolubilmente legata a quella dell’India.
Arrivato ad un certo punto della sua vita, Saleem decide di scrivere la sua storia e noi lettori lo seguiamo affascinati attraverso la tessitura di una gigantesca e articolata ragnatela narrativa che avvolge ogni aspetto di un’India elefantiaca che cerca di inventarsi come nazione. Con la sua varietà sconcertante, con le sue mille religioni, storie, razze, classi sociali, valori e disvalori, l’India diventa lo specchio di un’umanità messa a nudo, una summa umana di grande valore, in cui anche il lettore occidentale sarà obbligato a riconoscersi. Un mondo frammentato e frammentario, che non può essere altrimenti, come l’io, come la storia, come la memoria.
Il protagonista non può fare a meno di commentare la sua vicenda straordinaria mentre la scrive, suggerendo allusioni, facendo notare errori e imprecisioni nella ricostruzione dei fatti, inventando sul momento e proponendo la sua interpretazione, spudoratamente inattendibile e che inevitabilmente crederemo.
Una vicenda davvero lunga e articolata, che inizia sotto il cielo blu del Kasmir degli anni ‘20 con la storia del nonno di Saleem e che continua attraverso la lotta per l’indipendenza, i conflitti fra India e Pakistan, la proclamazione dello stato del Bangladesh, il governo di Indhira Gandhi e lo stato di emergenza. Ogni fatto storico diventa personale, in quanto il protagonista è marchiato dai segni della storia nel corpo e nello spirito, vittima e allo stesso tempo involontario artefice dei fatti accaduti.
Pieno di odori e colori, I figli della mezzanotte è un romanzo lussureggiante, prolisso, mitologico, picaresco, metaforico, profetico, ricco di situazioni assurde realizzate tramite una miriade di personaggi e un costante uso del realismo magico. Scritto con una fantasia invidiabile, con continui virtuosismi letterari basati su artifici immaginativi, questo romanzo vanta inoltre una prosa affabulante, seducente, coltissima e linguisticamente geniale.
Sicuramente da leggere per chi ama farsi coinvolgere fino in fondo dalla letteratura, per chi vuole capire l’India, per chi vuole capire un poco di se stesso.
I figli della mezzanotte è il primo romanzo indiano che ho letto. Ancora non ero mai stata in India, né avevo pensato di andarci. Dopo qualche anno, tre viaggi in India e qualche migliaio di pagine lette, rimane ancora per me uno dei migliori libri dall'India, uno dei migliori libri sull'India e uno dei migliori libri e basta.
Non c'è niente da fare, è un capolavoro che affascina il lettore, costretto a rincorrere la storia del protaganista Saleem Sinai e a perdersi negli angoli della sua labirintica esperienza umana.
Saleem Sinai è infatti un personaggio particolare. Nato alla mezzanotte del 15 agosto 1947, il giorno della proclamazione dell’indipendenza dell’India, è dotato di poteri soprannaturali come gli altri mille e uno “figli della mezzanotte”. Inoltre, la particolarità del momento della sua nascita fa sì che la sua storia sia indissolubilmente legata a quella dell’India.
Arrivato ad un certo punto della sua vita, Saleem decide di scrivere la sua storia e noi lettori lo seguiamo affascinati attraverso la tessitura di una gigantesca e articolata ragnatela narrativa che avvolge ogni aspetto di un’India elefantiaca che cerca di inventarsi come nazione. Con la sua varietà sconcertante, con le sue mille religioni, storie, razze, classi sociali, valori e disvalori, l’India diventa lo specchio di un’umanità messa a nudo, una summa umana di grande valore, in cui anche il lettore occidentale sarà obbligato a riconoscersi. Un mondo frammentato e frammentario, che non può essere altrimenti, come l’io, come la storia, come la memoria.
Il protagonista non può fare a meno di commentare la sua vicenda straordinaria mentre la scrive, suggerendo allusioni, facendo notare errori e imprecisioni nella ricostruzione dei fatti, inventando sul momento e proponendo la sua interpretazione, spudoratamente inattendibile e che inevitabilmente crederemo.
Una vicenda davvero lunga e articolata, che inizia sotto il cielo blu del Kasmir degli anni ‘20 con la storia del nonno di Saleem e che continua attraverso la lotta per l’indipendenza, i conflitti fra India e Pakistan, la proclamazione dello stato del Bangladesh, il governo di Indhira Gandhi e lo stato di emergenza. Ogni fatto storico diventa personale, in quanto il protagonista è marchiato dai segni della storia nel corpo e nello spirito, vittima e allo stesso tempo involontario artefice dei fatti accaduti.
Pieno di odori e colori, I figli della mezzanotte è un romanzo lussureggiante, prolisso, mitologico, picaresco, metaforico, profetico, ricco di situazioni assurde realizzate tramite una miriade di personaggi e un costante uso del realismo magico. Scritto con una fantasia invidiabile, con continui virtuosismi letterari basati su artifici immaginativi, questo romanzo vanta inoltre una prosa affabulante, seducente, coltissima e linguisticamente geniale.
Sicuramente da leggere per chi ama farsi coinvolgere fino in fondo dalla letteratura, per chi vuole capire l’India, per chi vuole capire un poco di se stesso.
Adoro questo libro! vi ho trovato tutta l'India che fino ad ora conosco e molto di più!
RispondiElimina:)
Anche io lo adoro... è il primo libro indiano che ho letto.
RispondiEliminaNon posso dire che mi ha cambiato la vita, ma che ha cambiato i miei sogni sì (e forse è ancora più difficile...).
I wish you where here
RispondiEliminahere where?
RispondiEliminaConfesso ... è stato anche il mio primo libro indiano ... se non ricordo male di poco posteriore al mio primo viaggio in India.
RispondiEliminaQuando l' ho comprato lo guardavo con terrore ... al pensiero di un libro illegibile ed anche molto lungo, ed invece è stato innamoramento puro e folle, a distanza di anni mi viene una voglia matta di riprenderlo ... peccato che ho circa 15 libri in attesa si lettura (di cui 13 indiani...):
Il tuo innamoramento puro e folle allora è sttao motlo simile al mio!
RispondiEliminaAnche io ho sempre voglia di rileggerlo. Ogni tanto ho riletto dei pezzi, ma non tutto intero dall'inizio alla fine.
Ma prima o poi...
Capito qui dopo un esame di letteratura indiana in lingua inglese, con altri 3 alla fine degli studi. Ho chiesto al prof la tesi, ma ho studiato su programma deciso da un'altra prof che non mi ha messo in programma la lettura di questo romanzo di Rushdie, ma il mio attuale prof ha un'adorazione infinita per l'autore in questione. Beh, visti i commenti entusiastici che ho letto in giro, lo leggerò molto presto e non è assolutamente escluso che Rushdie sarà argomento della mia tesi di laurea.
RispondiEliminaCiao Yaila e benvenuta in questi lidi!
RispondiEliminaI figli della mezzanotte è assolutamente da leggere, se studi letteratura indiana in lingua inglese!
A proposito di Rushdie, purtroppo i suoi ultimi libri non sono per niente all'altezza dei Figli della mezzanotte o dei Versi satanici.
Comunque... gli autori sono tanti e Rushdie è molto famoso, se posso darti un umile consiglio, dai un'occhiata anche ad altri autori prima di buttarti su Rushdie (ma se poi ti piace lui, allora che Rushdie sia)!
E poi facci sapere come hai trovato i Figli della mezzanotte!
Dico la verità: è affascinante, ma non è il mio genere. E' il libro 'indiano' che sto leggendo dopo aver letto 'Il ragazzo giusto'.
RispondiEliminaSono passato da uno stile rassicurante e lineare a qualcosa di molto spiazzante. Credo che la qualità letteraria sia assolutamente superiore (per quel poco che posso dire), ma non è nelle mie corde. Cerco qualcosa di più... tradizionale.
La prossima mia scelta indiana sperò sarà più adatta ai miei gusti. Chissà? Magari troverò Il libro giusto anch'io. Silvia, se vuoi, accetto consigli personali! Grazie ancora per il tuo bellissimo blog e per il servizio che fai a tutti quelli che amano l'India
Ciao Scoronconcolo,
RispondiElimina"I figli della mezzanotte" è decisamente tutto tranne lineare, quindi capisco se dici che l'hai trovato spiazzante.
Devo dire che invece a me piacciono proprio i libri così, contorti e rindondanti.
Ti posso consigliare:
-"Un lungo viaggio" di Mistry
-tutti i libri di Narayan
-"La stanza della musica" di Namita Devidayal
-"Il piacere non può aspettare" di T Doshi
-"Crepuscolo a Delhi" (non è del tutto lineare, è molto diverso da Seth ma è molto poetico e poco rushdiano)
Fammi sapere quando avrai trovato il libro giusto!
(comunque non disperare: nel caso, il buon Seth sta scrivendo "La ragazza giusta", il seguito del Ragazzo)
Grazie Silvia! In ogni caso prima voglio comunque finire I figli della mezzanotte. Vediamo.
RispondiEliminaTra l'altro conosco un po' Narayan perchè ho letto qualche anno fa Il pittore di insegne ed effettivamente è molto piacevole.
Riguardo alla Ragazza giusta, sapevo che probabilmente uscirà l'anno prossimo... naturalmente l'ho letto sul tuo blog. Un saluto!
Bene! Fammi poi sapere come è andata a finire la lettura dei Figli.
RispondiEliminaA presto!
Ho finito i Figli della mezzanotte. Ho ripreso la lettura dopo essermi arenato a circa un terzo della storia. L'ho ripreso e sono arrivato abbastanza velocemente al termine. E' un libro affascinante, un'esplosione di fantasia e di trovate. Però non sono riuscito ad appassionarmi veramente.
RispondiEliminaAll'inizio avevo come l'impressione che Rushdie scrivesse solo per stupire il lettore. Sul finale, che scrivesse solo per sé stesso, indifferente al lettore.
Eppure - per quanto surreale - la storia è bella e bello l'intreccio con la Storia dell'India. Suggestiva l'idea di bambini pieni di superpoteri nati allo scoccare della mezzanotte che segna la libertà dell'India. Quei poteri andranno più o meno sprecati e viene da pensare alle occasioni perse da questo grande Paese.
Per il resto, non so...
Forse altri lettori scriveranno commenti e mi aiuteranno a capire meglio questo libro.
Un saluto
Gianni
PS per Silvia: non ho seguito il tuo consiglio qui sopra e non ho scelto nessuno dei libri che mi hai consigliato giorni fa. Perché...ha prevalso un tuo commento pieno di entusiasmo per Giochi Sacri! Sono a pag. 100 e mi sta letteralmente prendendo! Si prospetta una lettura appassionante... Grazie ancora
Ciao Gianni!
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento. La scrittura di Rushdie è assolutamente sopra le righe ed è vero che in certi momenti può sembrare artificiosa e volta a stupire (so che alcuni lo accusano di questo e per questo motivo lo odiano - letterariamente parlando, altri lo odiano per altri motivi...).
Eppure io l'ho trovata assolutamente coinvolgente dalle prime righe, senza che mai calasse di tono.
La scrittura in qualche modo rispecchia anche la storia e l'India stessa che Rushdie vuole rappresentare: intricata e meravigliosa (proprio nel senso "che fa meravigliare") e rindondante.
Bene, mi fa molto piacere che tu alla fine ti sia arreso alla mia pressione su Giochi sacri!
Anche quello è un libro che mi ha conquistato (ma questo devo averlo già detto...). Allora in futuro posso consigliarti anche libri più incasinati, visto che i Giochi ti prendono...
Poi fammi sapere come sono stati i tuoi giorni a Bombay con Sartaj e Gaitonde!
ciao!